Quando (e come) si perde il diritto all’eredità

Ilena D’Errico

29/05/2023

30/05/2023 - 00:00

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Ecco quando e come si perde il diritto a ricevere l’eredità a seconda delle tipologie di eredi.

Quando (e come) si perde il diritto all’eredità

Il diritto a ricevere l’eredità è subordinato ad alcune circostanze, che dipendono però dagli eredi. Il Codice civile distingue infatti fra eredi legittimari (che perdono il diritto all’eredità solo in condizioni particolari) e gli altri eredi, più facilmente escludibili dalla successione. C’è poi la possibilità di includere anche persone diverse dai familiari individuati dal Codice civile, ma in questo caso non si può parlare di esclusione: se il defunto non li ha inclusi nel testamento non ereditano.

Quando si perde il diritto all’eredità e come

Il diritto successorio degli eredi individuati dal Codice civile, come anticipato, è diverso per le due categorie di eredi previste. Gli eredi necessari (coniuge, figli e genitori) perdono il diritto all’eredità soltanto se c’è una sentenza che ne attesti l’indegnità (sempre che il testamento non la revochi), oppure se cambia lo status (il coniuge dopo il divorzio perde ogni pretesa successoria).

Gli altri eredi possibili sono invece automaticamente esclusi dalla presenza dei legittimari, con un ordine di priorità ben specifico, ma sono comunque facilmente escludibili dalla successione con il testamento. Non ha poi diritto all’eredità chi ha già ricevuto la sua parte in vita, ad esempio attraverso le donazioni. Riassumendo, si perde il diritto all’eredità:

  • Se il giudice pronuncia l’indegnità dei legittimari;
  • se il testamento esclude gli eredi non legittimari;
  • se gli eredi hanno già ricevuto la quota spettante loro quando il defunto era in vita;
  • quando il coniuge divorzia;
  • quando il potenziale erede è incapace a succedere per legge (ad esempio perché non ancora concepito e non inserito nel testamento). Con l’incapacità, tuttavia, non è mai esistito un vero diritto all’eredità.

Quasi tutte queste condizioni sono facilmente controllabili e influenzabili dalla volontà del testatore stesso, mentre l’indegnità si palesa soltanto in circostanze molto gravi e, fortunatamente, non troppo diffuse. In ogni caso, perché si perdano i diritti successori è strettamente necessaria una sentenza del giudice a riguardo. La causa può essere promossa dal diretto interessato o, dopo il decesso, dai subordinati nella successione rispetto ai presunti indegni. Le cause di indegnità sono specifiche, individuate dall’articolo 463 del Codice civile.

Omicidio o tentato omicidio

La prima causa di indegnità è il reato di omicidio o tentato omicidio compiuto contro il defunto, il suo coniuge, un suo discendente o un suo ascendente. Lo stesso vale per i reati commessi verso queste persone punibili con le stesse disposizioni dell’omicidio (tra cui l’eutanasia). L’indegnità può essere fatta valere a meno che ci siano delle cause che escludono la punibilità del reo (caso fortuito o forza maggiore).

Denuncia e falsa testimonianza

La seconda causa di indegnità si ha quando l’erede ha denunciato il defunto (o uno dei suoi affetti) per un reato punibile con la reclusione di almeno 3 anni e la denuncia è stata dichiarata calunniosa (in sintesi, con consapevolezza della falsità dell’accusa).

La stessa disposizione vale anche quando l’erede presta una testimonianza dichiarata falsa, per un reato punibile con almeno 3 anni di reclusione, ai danni del defunto o dei suoi cari.

Perdita della potestà genitoriale

Il genitore che ha perso la potestà genitoriale e non l’ha reintegrata alla data del decesso è indegno a succedere, mentre ciò non pregiudica il diritto a succedere del figlio. Ovviamente è necessario che sia avvenuta la revoca ufficiale della potestà genitoriale da parte del giudice.

Falsificazione del testamento

È indegno l’erede che ha soppresso, celato, falsificato, alterato il testamento, oppure ne ha fatto consapevolmente uso delle disposizioni falsificate. La Corte di cassazione ha tuttavia dichiarato che non vi è causa di indegnità se l’erede riesce a dimostrare che il testamento dimostra la reale volontà del defunto.

La libertà del testamento

Infine, può essere dichiarato indegno l’erede che ha minato la libertà testamentaria del defunto, perché lo ha indotto con dolo (inganno) o violenza a cambiarlo, farlo o revocarlo (oppure allo stesso modo gli ha impedito di redigerlo).

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