Paesi con pena di morte 2023, quali sono?

Ilena D’Errico

21 Agosto 2023 - 23:47

condividi

La pena di morte è considerata superata in buona parte del mondo, ma contrariamente alle aspettative ci sono diversi Paesi che la prevedono ancora 2023. Ecco quali e per quale genere di reati.

Paesi con pena di morte 2023, quali sono?

Il tema della pena di morte è spesso oggetto di dibattito, perfino all’interno del campo giuridico. In Italia la pena di morte è stata abolita definitivamente soltanto nel 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione odierna. Bisogna però considerare che prima dell’abolizione ufficiale, in Italia la pena di morte è stata oggetto di interventi legislativi già a partire dal 1889.

In ogni caso, soluzioni analoghe sono state adottate nella maggior parte dei paesi occidentali, ma restano ancora molti Paesi che prevedono la pena di morte al giorno d’oggi. Anzi, il numero di Stati con la pena di morte nel 2023 è sicuramente sorprendente per molti, ma è importante considerare questo dato insieme agli elementi che lo contestualizzano: la tipologia di reati per cui è prevista la pena di morte e l’uso effettivo di questa pena negli Stati che non l’hanno formalmente abolita.

Si tratta di distinzioni che dal punto di vista sociale e giuridico sono tutto meno che irrilevanti e incidono notevolmente sulla sicurezza processuale e sulla libertà individuale negli Stati in considerazione. La questione etica e morale probabilmente prescinde da questo tipo di differenziazioni, che sono però importanti per conoscere i diversi ordinamenti nel mondo, così come il clima sociale che ne deriva.

Quali sono i Paesi con la pena di morte nel 2023

Attualmente, sono più di 50 i Paesi che prevedono ancora la pena di morte nel loro ordinamento penale e la eseguono. Pur non avendo espressamente cancellato la pena capitale, infatti, diversi Paesi l’hanno abolita di fatto non praticandola nelle condanne. Per esempio, diversi Stati degli Usa hanno aderito a moratorie contro l’uso della pena capitale, pur non abolendola. Tra gli Stati che ancora usano la pena di morte rilevano soprattutto la Cina e i paesi afro-asiatici, tra i primi per il numero elevato di esecuzioni.

Per semplificare, si citano soltanto i Paesi con la pena di morte che nel 2023 la praticano ancora per i reati comuni, evidenziando solo quelli particolarmente ingiustificati rispetto alle indicazioni delle Nazioni Unite. Di norma, la pena capitale è prevista per l’omicidio e l’alto tradimento, ma spesso anche per spionaggio e tentativi sovversivi oltre che per crimini sessuali.

  • Algeria;
  • Botswana;
  • Camerun;
  • Comore;
  • Repubblica del Congo;
  • Egitto (anche per traffico di stupefacenti e bestemmia);
  • Etiopia;
  • Gambia;
  • Kenya;
  • Lesotho;
  • Liberia;
  • Libia;
  • Malawi;
  • Mali;
  • Mauritiana (anche per la sodomia);
  • Marocco;
  • Niger;
  • Nigeria (compresa la sodomia, oltre a eventuali specifiche della legge islamica vigente nel Nord);
  • Somalia;
  • Sudan e Sudan del Sud (anche per sodomia, prostituzione e apostasia);
  • eSwatini;
  • Tanzania;
  • Tunisia;
  • Uganda;
  • Zimbabwe;
  • Antigua e Barbuda;
  • Bahamas;
  • Barbados;
  • Belize;
  • Dominica;
  • Giamaica;
  • Saint Kitts e Nevis;
  • Saint Lucia;
  • Saint Vincent e Grenadine;
  • Trinidad e Tobago;
  • Turks e Caicos;
  • Stati Uniti, con 25 Stati/territori abolizionisti e la sospensione dell’applicazione federale;
  • Guyana;
  • Perù;
  • Afghanistan (tra cui adulterio, sodomia, apostasia, omosessualità);
  • Arabia Saudita (apostasia, reati di droga, condotta sessuale immorale e stregoneria);
  • Bahrein;
  • Bangladesh (anche per reati di droga);
  • Brueni (anche per il possesso di stupefacenti);
  • Cina, di cui non si dispongono i dati ufficiali;
  • Giordania;
  • India;
  • Indonesia;
  • Iran (tra cui sodomia, terza condanna per uso di alcol, prostituzione reiterata e adulterio);
  • Iraq (anche distribuzione di droga);
  • Israele;
  • Giappone;
  • Corea del Nord;
  • Kuwait (anche per traffico di droga);
  • Laos (per traffico di droga);
  • Libano;
  • Malaysia, dove ne è stata abolita l’obbligatorietà;
  • Maldive;
  • Birmania;
  • Oman;
  • Pakistan (tra cui sodomia);
  • Qatar;
  • Singapore (anche per detenzione di stupefacenti);
  • Sri Lanka;
  • Siria;
  • Taiwan (anche per traffico di droga);
  • Thailandia (tra cui ribellione e traffico di droga);
  • Emirati Arabi Uniti (tra cui reati di droga e omosessualità);
  • Vietnam (tra cui reati di droga e contro il patrimonio);
  • Yemen (tra cui omosessualità e adulterio);
  • Russia, di cui non si dispongono dati ufficiali e con diversi interventi contradditori.

La pena di morte nel mondo

Recentemente, Amnesty International ha pubblicato il report annuale sulla pena di morte nel mondo, ovviamente relativo all’anno 2022. Tra i dati presi in considerazione ci sono proprio la frequenza delle esecuzioni e i reati per cui sono previste. Nel complesso, c’è stato un notevole aumento del ricorso a questa pena, tanto che hanno ripreso a usarla anche ordinamenti che da tempo la ignoravano.

In particolare, nell’anno 2022 ci sono state 883 esecuzioni in 20 Stati, il tasso più alto degli ultimi 5 anni ha portato a un aumento del 53% rispetto al 2021. Queste informazioni, tuttavia, non sono omogenee, infatti il 90% dell’aumento di esecuzioni si è concentrato nell’area tra Medio Oriente e Africa del Nord. Si fa però riferimento alle sole condanne registrate, mentre si stima che le condanne siano state ben superiori in alcuni Paesi, principalmente Cina, Corea del Nord e Vietnam, dei quali però non si hanno a disposizione i dati precisi.

La Cina è comunque rimasta al primo posto per l’uso della pena di morte, seguita da Iran, Arabia Saudita, Egitto e Stati Uniti. I dati sono preoccupanti perché, a fronte dell’aumento delle esecuzioni, non sono invece aumentate le condanne tra il 2021 e il 2022.

Un’altra situazione allarmante riguarda i reati per cui sono state eseguite le condanne e, in genere, quelli per cui sono previste dagli ordinamenti statali. In particolare, il diritto internazionale chiede almeno di limitare le esecuzioni ai reati più gravi, come l’omicidio intenzionale. Non tutti i Paesi hanno accolto questo limite, come dimostrano le esecuzioni avvenute in Arabia Saudita per chi aveva esercitato il diritto di protesta.

Non solo, si stima che quasi il 40% delle condanne a morte eseguite sia relativo ai diritti legati alla droga. Molti paesi islamici prevedono la pena di morte anche per la blasfemia e l’apostasia, talvolta perfino per l’adulterio e l’omosessualità. .In ogni caso, la maggior parte dei Paesi con la pena di morte ha registrato un aumento delle esecuzioni, che sono ricominciate anche in:

  • Afghanistan;
  • Kuwait;
  • Myanmar;
  • Palestina;
  • Singapore.

L’abolizione della pena di morte, fortemente sollecitata dalle Nazioni Unite, sta gradualmente prendendo piede, nonostante le tendenze. Già l’anno passato, alcuni Stati hanno abolito la pena capitale per tutti i reati, si tratta di:

  • Kazakistan;
  • Papua Nuova Guinea;
  • Repubblica Centrafricana;
  • Sierra Leone.

Guinea Equatoriale e Zimbabwe, invece, hanno abolito la pena di morte per i reati comuni. Nel complesso, molti Paesi stanno muovendo i primi passi in questa direzione, fra cui le Isole Maldive, lo Sri Lanka (che hanno annunciato la sospensione delle esecuzioni), la Malesia, il Ghana e la Liberia, che stanno affrontando iniziative legislative apposite.

Argomenti

# Reato

Iscriviti a Money.it