Gas ancora in rialzo: la Germania cederà al carbone? Cosa farà l’Italia

Violetta Silvestri

20/06/2022

20/06/2022 - 15:01

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Stretta sul gas per le forniture e prezzi ancora elevati nel benchmark olandese: così l’Europa rimane impantanata nell’emergenza energetica. La Germania potrebbe tornare al carbone. E l’Italia?

Gas ancora in rialzo: la Germania cederà al carbone? Cosa farà l’Italia

Il prezzo del gas continua a correre e a viaggiare oltre i 124 euro nel benchmark olandese, riferimento europeo.

La Russia ha nuovamente rafforzato la presa sull’approvvigionamento al vecchio continente, rifiutando l’offerta dell’Ucraina di prenotare una maggiore capacità di transito per compensare i flussi ridotti attraverso un gasdotto chiave verso la Germania.

Il rifiuto di Gazprom è un altro segno che le forniture da Mosca potrebbero rimanere frenate per settimane dopo che la nazione ha ridotto le spedizioni di carburante attraverso il Nord Stream 1, la sua più grande rotta del gas verso l’Unione Europea, a solo il 40% della sua capacità.

L’Eni ha dichiarato di essere stata informata dal colosso russo che lunedì avrebbe ricevuto solo una parte della sua richiesta di forniture di gas, spingendo il Paese a un sempre più probabile stato di allerta.

La Germania ha ripreso in considerazione, sebbene in via precauzionale, il carbone. Con i prezzi del gas alle stelle e i timori sullo stoccaggio per l’inverno, cosa farà l’Italia?

Mentre il gas corre, la Germania torna al carbone?

Alle ore 14.00 circa, il prezzo del gas segna 124,5 euro per megawattora ad Amsterdam, dopo aver toccato anche picchi vicino ai 130.

La Germania, colpita dalla riduzione delle forniture di questi ultimi giorni, ha annunciato domenica il suo ultimo piano per aumentare i livelli di stoccaggio del gas e ha affermato che potrebbe riavviare le centrali elettriche a carbone che mirava a eliminare gradualmente.

“È doloroso, ma in questa situazione è una necessità assoluta ridurre il consumo di gas”, ha affermato il ministro dell’Economia Robert Habeck, un membro del partito dei Verdi che ha spinto per un’uscita più rapida dal carbone, che produce più gas serra.

“Se non lo facciamo, corriamo il rischio che gli impianti di stoccaggio non siano abbastanza pieni alla fine dell’anno verso la stagione invernale. E poi siamo ricattabili a livello politico”, questo il ragionamento tedesco.

Il contratto del gas a un mese nel benchmark olandese, intanto, è stato scambiato a circa 127 euro per megawattora, in aumento di oltre il 50% dall’inizio del 2022.

L’amministratore delegato del più grande produttore tedesco di energia RWE, Markus Krebber, ha affermato che i prezzi dell’energia potrebbero impiegare dai tre ai cinque anni per tornare a livelli più bassi, limitando la spesa delle famiglie e pesando sulle prospettive economiche.

Per questo, si sta facendo strada anche l’ipotesi estrema del ripristino delle centrali elettriche a carbone, che potrebbe aggiungere fino a 10 gigawatt di capacità nel caso in cui la fornitura di gas raggiungesse livelli critici.

L’Italia pensa a uno stato di allarme per il gas

In Italia l’apprensione è ai massimi livelli. Il comitato tecnico per il gas si riunirà martedì 21 giugno e si potrebbe arrivare a un maggiore stato di allerta questa settimana se la Russia continua a limitare le forniture.

La mossa attiverebbe misure per la riduzione dei consumi, tra cui il razionamento del gas per utenti industriali selezionati, l’aumento della produzione nelle centrali a carbone e anche la richiesta di maggiori importazioni di gas da altri fornitori in base ai contratti esistenti.

Draghi, inoltre, insiste sulla questione del tetto al prezzo del gas, che presenterà di nuovo in Consiglio europeo del 23-24 giugno.

Il tutto, con una certa fretta: i depositi di stoccaggio nazionali sono al 54% di riempimento, ma dovrebbero arrivare al 90%. Solitamente in questo periodo di scarso utilizzo, il gas a prezzo più basso viene immagazzinato per l’inverno. Oggi la situazione e gli scenari sono tutti cambiati e la paura di una crisi del gas aumenta.

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