Perché l’inflazione UE è diversa da quella USA: le parole di Lagarde

Violetta Silvestri

11 Febbraio 2022 - 12:41

condividi

Mentre l’inflazione USA tocca nuovi massimi, Lagarde ricorda che l’inasprimento della politica BCE deve essere graduale. Il motivo? L’andamento dei prezzi in Europa è diverso da quello oltreoceano.

Perché l’inflazione UE è diversa da quella USA: le parole di Lagarde

Tutti in fibrillazione dopo la lettura dell’inflazione USA: quel +7,5% inaspettato sta scuotendo mercati e trader.

Ma non la BCE, che di nuovo ha difeso il suo approccio attendista e di graduale cambiamento della politica monetaria, frenando ancora sul bisogno di rialzo dei tassi di interesse nel breve periodo per la zona euro.

Il motivo, spiegato in una intervista, sta proprio nella natura inflazionistica in Europa, ben diversa da quella statunitense.

Le ultime parole di Lagarde su prezzi al consumo in aumento e situazione economica.

Lagarde spiega perché l’inflazione UE non è come in USA

Se gli investitori e gli analisti di mercato erano alla ricerca di una risposta immediata della BCE sulla strategia dei tassi dopo l’impennata USA dei prezzi, l’ultimo intervento di Lagarde è stato illuminante.

Intervistata in Germania, da Redaktionsnetzwerk Deutschland, la governatrice della banca centrale ha nuovamente spazzato via le pressioni sulla necessità di pensare a tassi più alti nel breve periodo per la regione euro.

Il motivo risiede soprattutto sulla natura dell’inflazione in Eurozona, assai differente rispetto a quella USA.

Questo il passaggio chiave dell’intervento:

“Poco più del 50% [dell’iflazione] è da attribuire all’impennata dei prezzi dell’energia. Petrolio, gas ed elettricità sono diventati più costosi. E poiché importiamo molta energia, questi prezzi sono, in una certa misura, al di fuori della sfera di influenza della nostra economia. Il secondo fattore principale che fa salire i prezzi sono i colli di bottiglia dell’offerta: carenza di microchip, inceppamenti di container, catene di approvvigionamento interrotte. Lascia che ti chieda: cosa può fare la BCE a riguardo? Possiamo risolvere i colli di bottiglia nella fornitura? Possiamo trasportare container, abbassare i prezzi del petrolio o pacificare conflitti geostrategici? No, non possiamo fare niente di tutto questo.”

Chiara e lapidaria nello spegnere le aspettative di movimenti sui tassi anche nella regione a moneta unica.

Gradualità resta la parola chiave, anche perché “il pieno impatto di qualsiasi decisione che prendiamo generalmente non si fa sentire fino a 9-18 mesi dopo” e quindi un aumento dei costi di finanziamento non raffredderebbe i prezzi così velocemente come atteso. Di contro rischierebbe di rallentare la ripresa economica.

E qui c’è la spiegazione delle divergenze tra Europa e USA, che non seguiranno lo stesso percorso:

“La situazione negli Stati Uniti o nel Regno Unito non può essere paragonata a quella dell’area dell’euro. L’economia statunitense è surriscaldata, mentre la nostra economia è tutt’altro che tale. Ecco perché possiamo – e dobbiamo – procedere con maggiore cautela. Non vogliamo soffocare la ripresa.”

Bisogna notare che anche oltreoceano si stanno facendo strada alcune riflessioni sul reale impatto di un aumento dei tassi Fed. Pur considerando che l’inflazione USA è legata soprattutto alla domanda interna e che invece in Europa è trainata da fattori esogeni, iniziano a salire dubbi sulla linea aggressiva oltreoceano.

Gli analisti di Citi Research hanno suggerito che “Se la Fed vuole ottenere un risultato sull’inflazione, devono emergere anche miglioramenti nella pandemia, un riequilibrio dei settori, e una certa attenuazione delle pressioni ancora intense nelle catene di approvvigionamento.”

Inoltre, quasi il 75% degli amministratori delegati di industrie USA afferma che è improbabile che i prossimi aumenti dei tassi di interesse riducano l’inflazione così rapidamente come vorrebbe la Fed, perché i vincoli di offerta e gli aumenti salariali persisteranno.

Tornando ai prezzi in Eurozona, Lagarde ha chiarito che la preoccupazione per la greeninflation è poco pertinente. La decarbonizzazione non c’entra nulla con la spinta inflazionistica e ben poco stanno influenzando i prezzi le materie prime legate alla transizione energetica.

Ad ogni modo, tutto sarà ben osservato a marzo, ha scandito la governatrice. Ogni passo sarà graduale, anche sui tassi.

Iscriviti a Money.it

Trading online
in
Demo

Fai Trading Online senza rischi con un conto demo gratuito: puoi operare su Forex, Borsa, Indici, Materie prime e Criptovalute.