Perché la guerra al mining di Bitcoin in Cina è una buona notizia

Riccardo Lozzi

24 Giugno 2021 - 19:30

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La guerra intrapresa dalla Cina al Bitcoin potrebbe portare nel lungo periodo degli effetti positivi sul mining della criptovaluta. Gli scenari futuri e le conseguenze sul valore.

Perché la guerra al mining di Bitcoin in Cina è una buona notizia

La guerra della Cina al mining del Bitcoin potrebbe rivelarsi nel lungo periodo una buona notizia per i minatori della criptovaluta a livello internazionale.

Nonostante le iniziali novità, legate alla stretta del Dragone, avessero portato la moneta digitale più conosciuta al mondo a perdere di valore, gli utenti di altre nazioni potrebbero approfittare della situazione e la diffusione del Bitcoin potrebbe di conseguenza diventare più omogenea.

Ad oggi, infatti, è stato stimato che una percentuale compresa tra il 65% e il 75% dell’estrazione globale avviene esclusivamente in Cina, concentrandone così un’enorme fetta del suo possesso in un solo Paese.

Così dalle ultime decisioni del Governo di Pechino c’è chi potrebbe ottenere notevoli vantaggi, andando ad accrescere la fortuna di chi già possiede delle riserve in Bitcoin e, allo stesso tempo, rendendo più semplice l’accesso ai nuovi minatori pronti a mettere le mani sulla valuta digitale.

La guerra al mining di Bitcoin in Cina è una buona notizia, ecco perché

Intanto si è registrata una notevole accelerazione sullo yuan digitale, il quale, secondo l’amministrazione cinese, ha un impatto ambientale contenuto in confronto a quello provocato dal Bitcoin, rispettando così i parametri imposti per il raggiungimento degli obiettivi sulla transizione ecologica del Paese, oltre a garantire un maggiore controllo interno.

Uno dei primi effetti che si potrebbe osservare è l’aumento di valore dei blocchi massimi estraibili, che attualmente è fermo a 6,25 Bitcoin a blocco, mentre in passato era di circa il doppio, ovvero 12,5.

Come già successo, per mantenere alto il prezzo della criptovaluta, ogni quattro anni questi valori vengono dimezzati, così da rendere ogni unità sempre più appetibile.

Tuttavia, diversi esperti del settore sono pronti a puntare sullo scenario che potrebbe causare le restrizioni della Repubblica Popolare. Quindi, più minatori cinesi vanno offline, maggiore saranno le quote a disposizione degli utenti nel resto del mondo, rendendo potenzialmente il mining più redditizio.

Le conseguenze sul valore del Bitcoin

Come molti sanno, il ban cinese non è l’unico elemento in grado di incidere sul valore del Bitcoin.

Tra gli altri fattori che giocano un ruolo fondamentale per la e-currency, troviamo infatti il ruolo predominante assunto da Elon Musk, il quale, con le sue dichiarazioni degli ultimi mesi, ha causato oscillazioni sia negative che positive sul prezzo.

Per gli investitori, quindi, un post del miliardario sudafricano tramite il proprio account Twitter potrebbe avere maggiori conseguenze negative anche rispetto alle decisioni di politica economica di una potenza mondiale come quella cinese.

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