Perché una bottiglia di whisky è un ottimo investimento (a patto di conoscere il mercato)

Virginia Alimenti

7 Maggio 2021 - 06:13

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Per investire in whisky si può partire anche con un piccolo capitale ma bisogna stare molto attenti a come differenziarsi sul mercato e al target.

Perché una bottiglia di whisky è un ottimo investimento (a patto di conoscere il mercato)

Se quando pensate al caro, vecchio whisky vi viene in mente solo il whisky e soda sulla terrazza di casa in una serata primaverile o quello dei posti più “in” della vostra città, non vi trovate nel posto giusto. Qui vi raccontiamo tutta un’altra storia perché il whisky può essere certamente un ottimo investimento.

Gira denaro, tanto denaro per chi sa apprezzare il caro spirit e sa destreggiarsi tra i tanti tranelli che pure là fuori sono pronti a farvi girare la testa e il portafoglio. Ma si possono trarre enormi benefici a patto di avere le giuste competenze o, in alternativa, a condizione di farsi consigliare dalle persone giuste.

Come fare un buon investimento in whisky

Ebbene sì, la prima freccia da tenere a portata di mano pronta a essere scoccata dal vostro arco è il tanto amato/odiato “brand positioning”, questo sconosciuto, soprattutto nel nostro Paese dove si avviano attività, spesso le une accanto alle altre, senza preoccuparsi di scovare il vuoto nel mercato per trovare lì la propria nicchia. Vale, ancor di più, se si parla di whisky.

Non si potrà mai parlare di un buon investimento se:

  • non si studia alla perfezione il mercato di riferimento;
  • non si differenzia il proprio portafoglio inserendo il whisky insieme ad altri prodotti (magari vini o altri spirit);
  • non si ha attenzione al posizionamento del prodotto sul mercato originale.

Lato impresa, è essenziale curare la leva del prezzo che ha un ruolo decisivo per posizionare il valore percepito del prodotto e pianificare con professionalità il lancio con un occhio rivolto ai fianchi scoperti dei competitor.

Come diventare da intenditore a investitore di whisky

Se per il vino, per esempio, può sembrare più facile il percorso che porta dall’assaporare un buon Pinot a farne la base di un risparmio gestito, avventurarsi nel settore di questa tipologia di distillati appare più impervio. Ma, allora, come procedere partendo da tanta passione ma scarse conoscenze del settore del whisky, considerando che avviare questa attività non equivale proprio a una passeggiata?

Ecco cosa dichiara a questo proposito Gabriele Rondani, Marketing & PR Director della Rinaldi 1957, società di sviluppo di brand e di distribuzione specializzata nel canale On Trade, a cui si affidano, da 61 anni, oltre novemila clienti:

“Un alambicco da 150/200 litri costa circa 33mila euro. Si devono, inoltre, prevedere tutti gli altri costi per arrivare alla bottiglia in commercio, stimabili in 80mila euro (con anche l’invecchiamento del prodotto per minimo tre anni, come da leggi europee) per una distilleria con accisa assolta.

Se, invece, si tratta di una distilleria con deposito fiscale e accisa sospesa, il solo misuratore fiscale costa 15mila euro che si ammortizza solo se si vendono molte bottiglie. La scelta delle botti di invecchiamento farà variare l’investimento, come pure la qualità delle stesse, il tempo di invecchiamento e la gradazione alcolica finale”.

Non bisogna essere muniti di sola calcolatrice alla mano, pronti a capire se la cassa riesce a sorridere un po’. Bisogna considerare che ogni mese una nuova distilleria apre i battenti e la concorrenza è spietata.

Il mercato del whisky in Italia e all’estero

Messe alcune cifre sul tavolo con un occhio alle proprie disponibilità economiche e un altro alla somma che si vuole investire, bisogna poi cercare qualche contatto nel giro che conta per trasformare un desiderio di investire in whisky in realtà senza farsi male.

Naturalmente, vale molto l’esperienza. Perché bisogna saperne di distillazione come pure di invecchiamento, processo responsabile di gran parte del successo per un ottimo distillato. Come pure importante è la qualità del legno con cui sono realizzate le botti, caratteristica sviluppata anche in Giappone, paese in cui sono diventati esperti nelle botti di quercia mizuwara, rare e apprezzate dagli intenditori.

Così, risulta fondamentale decidere di scegliere aziende o persone da anni in questo mercato. Come pure è determinante puntare al target giusto a cui rivolgersi con relativa fascia di prezzo.

L’Italia – dichiara ancora Rondani - non è favorevole, in termini climatici, per l’invecchiamento dei whisky e per il costo del lavoro che è molto elevato rispetto ad altre nazioni, anche se una distilleria potrebbe funzionare anche con una o due persone, se i volumi si mantengono bassi e le vendite sono di nicchia. Il nostro mercato favorisce, in particolare, la fascia premium con un prezzo medio-alto per un altrettanto elevato valore percepito: un bel packaging è, infatti, un elemento che deve seguire un ottimo whisky”.

Dalla birra al whisky

Le strade da cui partire possono essere, quindi, le più diverse. C’è chi si appassiona sempre di più dopo aver assaggiato tipologie differenti di whisky, chi di ritorno da un viaggio a Islay, isola riconosciuta come patria indiscussa del whisky torbato scozzese. E poi coloro che – e non sono pochi – arrivano al profumato spirit da altri settori come quello - non ci crederete – della tanto amata birra.

Sono tanti – e presto sono diventati anche famosi tra i cultori del genere – coloro che sono partiti da attività nate nella produzione di birra artigianale. Basti pensare agli Stati Uniti dove proprio l’esperienza maturata nel settore della birra ha portato la distilleria Westward, a Portland, a realizzare il miglior single malt made in Usa tracciando anche la strada per le tante storie di successo a stelle e strisce come pure per quelle distillerie italiane che si stanno inoltrando su questo percorso.

Mondo magico, affascinante, ricco di leggende e di memorie. E che, soprattutto in questi tempi di incertezze finanziarie, può rappresentare a buon diritto un’alternativa da esplorare al tradizionale investimento azionario.

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