Scuola: come funziona l’APE? Ecco quali insegnanti potranno andare in pensione anticipata senza dover rinunciare ad una parte del futuro trattamento pensionistico.
APE, anticipo pensionistico: come funziona per gli insegnanti?
In questi giorni c’è stato l’incontro tra i sindacati e il Governo per discutere alcuni aspetti della riforma delle pensioni che verrà avviata con la Legge di Stabilità 2017. Uno dei punti all’ordine del giorno è stato l’APE, l’anticipo pensionistico che permetterà ad alcuni lavoratori di andare in pensione prima di quanto stabilito dalla Legge Fornero.
Anche gli insegnanti potranno approfittare dell’APE per andare in pensione anticipatamente. Alcune categorie però avranno più privilegi di altri perché, come vedremo di seguito, sono stati riconosciuti come lavoratori usuranti.
Cosa ne pensano i sindacati dell’APE? L’Anief, l’associazione sindacale professionale, ha espresso il proprio parere riguardo al funzionamento dell’anticipo pensionistico; il sindacato ha manifestato la propria insoddisfazione per come è stato strutturato, lamentando una disparità di trattamento per alcune categorie di insegnanti.
Prima di analizzare questo aspetto, però, vediamo come funziona l’APE e quali insegnanti ne potranno beneficiare.
Scuola, pensioni insegnanti: come funziona l’APE?
Inizialmente l’APE verrà introdotto in fase di sperimentazione, quindi non sarà esteso a tutti. Infatti, solamente i nati nel periodo che va dal 1951 al 1954 potranno accedervi. Il prestito pensionistico si potrà a chiedere una volta compiuti i 63 anni d’età, quindi quando mancano 3 anni e 7 mesi al raggiungimento della pensione di vecchiaia.
Il lavoratore che vorrà andare in pensione in anticipo potrà aderire al progetto APE; in questo caso riceverà un prestito da una banca, da restituire in rate ventennali una volta raggiunta la pensione di vecchiaia. Il prestito pensionistico, quindi, insieme ai relativi interessi, verrà restituito dal lavoratore tramite delle sottrazioni dall’assegno pensionistico.
Per alcune categorie di lavoratori, però, la restituzione dell’anticipo pensionistico sarà del tutto indolore, perché finanziata totalmente dallo Stato. Questo vale per chi percepisce una pensione non superiore ai 1.200€ netti, e per i lavoratori usuranti.
Chi invece percepisce una pensione lorda superiore ai 1.500€ per ogni anno di anticipo dovrà pagare circa il 6% dell’assegno. Ad esempio, consideriamo che un lavoratore abbia aderito all’APE per andare in pensione con 3 anni di anticipo; in questo caso la riduzione sull’assegno pensionistico sarà di circa il 25%, poiché bisogna aggiungere gli interessi bancari e il premio assicurativo contro la premorienza.
E gli insegnanti? Anche gli insegnanti potranno accedere all’APE, purché naturalmente presentino i requisiti richiesti. Una delle novità dell’ultima ora riguarda gli insegnati della scuola di infanzia che a quanto pare saranno più agevolati di altri. Vediamo perché.
APE: mastre d’infanzia avvantaggiate?
Il Governo ha scelto di riconoscere per le maestre della scuola d’infanzia lo status di lavoro usurante.
Quindi, le maestre d’infanzia non dovranno rinunciare ad una parte del futuro trattamento pensionistico per andare in pensione anticipata con l’APE. L’Anief ha criticato questa decisione, chiedendo che tutti gli insegnanti vengano riconosciuti come lavoratori usuranti.
Nel dettaglio, l’associazione sindacale si è chiesta il perché “il logorio professionale non venga riconosciuto anche a chi copre l’incarico di docente della scuola primaria e secondaria”. Infatti, come accertato da diversi studi internazionali, l’insegnamento “comporta patologie e stress a tutti i livelli scolastici”, quindi il Ministero dell’Economia dovrebbe evitare di cadere in “palesi contraddizioni”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, a queste condizioni l’APE non è per nulla conveniente per gli insegnanti, poiché questi per lasciare il lavoro 43 mesi prima dovranno rinunciare per vent’anni a circa 200€ di pensione.
“Percepire per vent’anni, da pensionati e dopo una vita di lavoro, un assegno di quiescenza quasi dimezzato, appare ai nostri occhi un’ipotesi davvero impraticabile”.
Queste le parole di Pacifico, che facendo riferimento agli altri Paesi europei ha manifestato la propria insoddisfazione per quanto sta accadendo in Italia.
In Germania, ad esempio, si lascia l’insegnamento dopo 24 anni di servizio, e l’assegno pensionistico è quasi il doppio rispetto a quello percepito da un docente italiano. Nel nostro Paese, infatti, per circa 4 pensionati su 10 l’assegno pensionistico non supera i 1000€ e con l’APE la situazione non migliorerà di certo.
Senza dimenticare che in futuro la situazione potrebbe essere persino peggiore, come ribadito dal presidente dell’Anief:
“Se guardiamo al futuro, c’è poi da mettersi le mai nei capelli: chi è stato immesso in ruolo nell’anno della Buona Scuola, ad esempio, andrà in pensione solo a 70 anni con assegni sicuramente sotto i mille euro”.
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