Pensioni: l’eredità della Legge Fornero (che ritornerà al 100% dal 2022)

Simone Micocci

28 Giugno 2021 - 17:43

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Dieci anni dopo si discute ancora della Legge Fornero. Ecco quali sono le conseguenze che paghiamo ancora oggi.

Pensioni: l’eredità della Legge Fornero (che ritornerà al 100% dal 2022)

La Legge Fornero del 2011 fa ancora parlare di sé dieci anni dopo dalla sua approvazione: d’altronde non potrebbe essere altrimenti visto che quanto deciso allora definisce ancora il nostro sistema pensionistico.

Sono le regole dettate dall’allora Ministro del Lavoro Elsa Fornero, per il Governo Monti, a definire quando possiamo andare in pensione e come. Un’eredità che continua a far discutere, in quanto è comunque “colpa” della riforma Fornero se in futuro andremo in pensione sempre più tardi e con assegni d’importo più basso.

Perché ne torniamo a parlare dopo dieci anni di distanza? Perché dal prossimo anno si ritornerà esclusivamente alla Legge Fornero, in quanto con l’addio a Quota 100 viene meno quella misura di flessibilità che negli ultimi tre anni ha consentito a circa 300 mila persone di andare in pensione con qualche anno di anticipo (fino a cinque anni prima rispetto alla pensione di vecchiaia).

Dal 1° gennaio 2022, a meno che non ci sarà una nuova riforma delle pensioni che cambi nuovamente le carte in tavola, verrà data quindi piena attuazione della Legge Fornero, come tra l’altro richiesto dall’Unione Europea.

Un’eredità pesante, vediamo perché.

In pensione nel 2022 solo con la Legge Fornero: cosa cambia

Va detto che, al netto di Quota 100, non ci saranno novità importanti riguardo all’accesso per la pensione. L’unica novità, infatti, è rappresentata dall’addio alla possibilità di pensionamento con 62 anni di età e 38 di contributi in vigore nell’ultimo triennio.

Quella che negli ultimi anni è stata l’unica vera alternativa alla riforma Fornero cesserà di esistere. Dunque si potrà andare in pensione solamente una volta maturati i seguenti requisiti:

  • 67 anni* di età e 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia);
  • 71 anni* di età e 5 anni di contributi (pensione di vecchiaia per i contributivi puri);
  • 42 anni e 10 mesi di contributi* (pensione anticipata uomini);
  • 41 anni e 10 mesi di contributi* (pensione anticipata donne);
  • 41 anni di contributi* (pensione anticipata precoci);
  • 64 anni di età* e 20 anni di contributi (pensione anticipata per i contributivi puri).

(Resta da capire cosa ne sarà di Opzione Donna e Ape Sociale, due misure in scadenza il 31 dicembre 2021 ma che potrebbero essere prorogate.)

E non è neppure detto che questi requisiti restino invariati nel tempo, anzi. Le voci contrassegnate con l’asterisco (*), infatti, sono quelle soggette a variazione per l’adeguamento con le aspettative di vita. A tal proposito, la Fornero decise in favore di un adeguamento biennale dei requisiti per la pensione e così è; l’unica eccezione è rappresentata dalle pensioni anticipate (uomini, donne, precoci) per le quali l’adeguamento è stato bloccato fino al 2026. Per la pensione anticipata per i contributivi puri, come pure per le varie opzioni di pensione di vecchiaia, il prossimo adeguamento è in programma invece il 1° gennaio 2023.

Un sistema che di fatto si troveranno in eredità anche le generazioni future, per le quali il diritto alla pensione si raggiungerà sempre più tardi.

Il calcolo della pensione e la Legge Fornero

Anche se l’attuale calcolo dell’assegno di pensione, il cosiddetto contributivo, è stato disciplinato dalla cosiddetta Legge Dini, è stata la Fornero a definirne il passaggio già dal 2012 anche per coloro che alla data del 31 dicembre 1995 avevano maturato 18 anni di contributi.

Se in futuro molti si troveranno ad avere una pensione più bassa, e che tra l’altro per i contributivi puri non sarà neppure soggetta a un possibile incremento fino al trattamento minimo, quindi, in parte è anche colpa della Legge Fornero, con la quale inoltre viene deciso che anche i coefficienti di trasformazione - ossia le percentuali con cui il montante contributivo maturato dopo il 1° gennaio 1996 (o 1° gennaio 2012) si trasforma in pensione - vengono adeguati ogni due anni in base all’andamento con le aspettative di vita.

Una procedura che di fatto farà sì che si dovrà andare in pensione più tardi per avere diritto a un assegno più vantaggioso.

L’eredità pesante della Legge Fornero: perché è difficile eliminarla

Va detto che le conseguenze della Legge Fornero le sentiremo ancora per molti anni. Cancellarla oggi, infatti, non appare fattibile visto che comunque è proprio grazie a questa riforma che è stato possibile, negli ultimi 10 anni, risparmiare fino a 80 miliardi di euro sulla spesa per le pensioni.

Da sola questa riforma, come spiegato dalla Ragioneria di Stato in un recente report, conta un terzo dei risparmi che verranno accumulati da qui al 2060. Ad oggi siamo ancora nel pieno dei vantaggi di una riforma che almeno fino al 2030 comporterà dei grandi vantaggi al sistema pensionistico, ragion per cui eliminare la Legge Fornero, per prevedere misure più vantaggiose come è stata Quota 100 (che comunque ha rappresentato un mezzo fallimento visto che i beneficiari sono stati di molto inferiori alle attese), non sembra essere un’operazione possibile.

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