Pensione opzione donna: in assenza di una proroga all’interno della legge di Stabilità, questo regime sperimentale per le lavoratrici è destinato a chiudersi entro l’anno. Ma per chi è riuscita a raggiungere i requisiti nei tempi previsti, quanto costa la scelta del contributivo?
Pensione opzione donna, ormai il countdown verso la fine del regime contributivo pensato per le donne sembra destinato a concludersi in questo 2014. Fallite, per ora, le proposte emendative che si proponevano di estenderlo, portandolo fino all’originaria scadenza prevista nel 2015, non in molti guardano con speranza all’iter che la vecchia legge finanziaria seguirà in aula, prima alla Camera e poi al Senato. Come già anticipato, infatti, più di un osservatore aveva fatto notare da tempo quanto fosse difficile che il Governo desse parere favorevole a una proposta di proroga, soprattutto dopo la bocciatura da parte della Ragioneria Generale dello Stato all’epoca della discussione sul provvedimento relativo alla Pubblica Amministrazione.
Che cos’è l’opzione donna
Se per le lavoratrici autonome il discorso ormai è chiuso (fin dallo scorso mese di maggio), le lavoratrici del settore pubblico e privato stanno vedendo scadere i termini per chiedere all’Inps la pensione super anticipata. I requisiti sono noti: almeno 57 anni per le dipendenti (58 per le autonome) più i classici 3 mesi legati all’aspettativa di vita, a cui vanno aggiunti 35 anni di contribuzione. Originariamente la scadenza era fissata per il 31 dicembre 2015, ma le finestre previdenziali hanno reso necessario il raggiungimento dei requisiti in tempi molto più brevi, come sancito anche da due diverse circolari Inps.
Quanto costa l’opzione donna?
La contrazione delle date ha scatenato non poche polemiche, visto che con il passare degli anni questa particolare opzione pensionistica aveva guadagnato progressivamente appeal: con l’entrata in vigore della Riforma Fornero i numeri delle pensionate con opzione donna non hanno fatto altro che aumentare. Ma quanto costa scegliere questo tipo di trattamento previdenziale? A fare due conti, oggi, è il quotidiano La Stampa: osservando la cifra erogata mensilmente è evidente che, nel breve periodo, il regime contributivo sia meno generoso rispetto al retributivo (si tratta di un taglio dell’assegno di circa il 15-20 per cento). Ma è giusto considerare che aderendo a opzione donna si riesce ad andare in pensione circa 9 anni prima del previsto (rispetto ai 67 anni e 4 mesi stimati per il 2024). Quindi, anche considerando la necessaria riduzione della pensione, e il fatto che si avrebbe diritto a un assegno più alto lavorando fino ai 67 anni, chi riuscirà a ottenere la sospirata opzione donna, in media, percepirà circa 100 mila euro in più rispetto a una coetanea pensionata secondo le regole Fornero.
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