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Pensione donna, opzione contributivo. Proroga al 2015? Presentato emendamento a Stabilità
venerdì 21 novembre 2014, di
Il tema pensioni rimane al centro del dibattito nazionale, nonostante sembri ormai chiaro che il Governo Renzi non abbia intenzione di intervenire.
Uno dei nodi più importanti riguarda la proroga "dell’opzione donna" (in scadenza il 30 novembre 2014 per le lavoratrici del settore privato e il 30 dicembre 2015 per quelle del settore pubblico) al 2015. A questo si aggiungono poi le questioni riguardanti la cancellazione delle penalizzazioni per lavoratori precoci che optano per la pensione anticipata fino al 2017; ma anche le vicissitudini dei quota 96 i cui problemi sembrano lontani da trovare una risoluzione nel breve periodo.
Opzione donna che cos’è?
La Legge n.243 del 2004 (nota come Legge Maroni) prevedeva la possibilità per le lavoratrici che avevano maturato 35 anni di contributi di andare in pensione anticipata rispettando i seguenti requisiti anagrafici:
– lavoratrici dipendenti 57 anni,
– lavoratrici autonome 58 anni.
L’opzione donna prevedeva inoltre la possibilità di calcolare l’assegno con il metodo contributivo che consente un taglio pari al 25-30% rispetto a quello calcolato su base retributiva.
Dopo l’approvazione della Riforma Fornero che ha innalzato i limiti minimi di età pensionabili, sono state moltissime le donne che hanno scelto la via del trattamento previdenziale anticipato, sebbene costrette a subire forti penalizzazioni economiche sull’assegno pensionistico.
Andando poi a ritroso nel tempo, dal 2009 a oggi, sono state più di 25mila le donne che hanno scelto il metodo contributivo.
Opzione donna e INPS
La circolare n.35 del 2012 diramata dall’INPS rischia di togliere a circa 6mila lavoratrici la possibilità di andare in pensione pur avendo maturato i requisiti richiesti entro l’anno in corso.
La suddetta circolare infatti interpreta in maniera differente la Legge Maroni del 2014 e stabilisce che alla scadenza debbano essere imposte anche le finestre pensionistiche, anticipando de facto il termine di un anno.
Così facendo, si restringono i termini di scadenza, tant’è che sin dal maggio scorso le lavoratrici autonome non hanno più avuto la possibilità di usufruire della pensione anticipata, mentre le dipendenti vedranno venire meno questa possibilità tra novembre (settore privato) e dicembre (pubblico).
La Class Action e l’emendamento
Il Comitato Opzione donna, presieduto da Daniela Maroni, ha presentato nei giorni scorsi una Class Action che verrà effettuata contro l’INPS nel caso in cui la circolare n.25 non venga cancellata.
A questa si aggiunge poi un emendamento presentato da Sel (nella persona del deputato Giorgio Airaudo) che chiede ufficialmente l’estensione della pensione anticipata donne a tutto il 2015.
L’emendamento è stato accettato dalla Commissione Bilancio della Camera e verrà discusso a breve.
A questo punto, le possibilità che venga stabilita una proroga diventano un po’ più alte, sebbene nulla ad oggi appare certo. Il problema rimane sempre lo stesso: le coperture finanziarie. Il Governo non ha i soldi necessari per ritoccare il sistema pensionistico e a farne le spese potrebbero essere, come al solito, le lavoratrici e i lavoratori italiani