Pensione opzione donna, ultimi giorni per il contributivo. Si spera nella proroga, ma si ipotizza la class action contro l’Inps

Valentina Brazioli

19 Novembre 2014 - 07:55

Pensione opzione donna, nessuna novità in Parlamento. I lavori della Camera dei deputati, al momento, sono tutti incentrati sull’ormai celebre Jobs act, e si fatica a trovare spazio per parlare d’altro. Eppure, tra le centinaia di emendamenti già presentati alla legge di Stabilità, già fanno capolino quelli destinati a prorogare il regime contributivo sperimentale per le donne che, stando alle recenti interpretazioni dell’Inps, rischia di chiudere le porte in faccia a circa 6 mila lavoratrici. Ma loro non ci stanno e annunciano una class action contro l’Inps.

Pensione opzione donna, ultimi giorni per il contributivo. Si spera nella proroga, ma si ipotizza la class action contro l’Inps

Pensione opzione donna, ultimi giorni per aderire al regime contributivo. Seguendo le regole, stabilite anche attraverso le interpretazioni dell’Inps, già dopo il prossimo 30 novembre decadrà la possibilità per le lavoratrici del settore privato di scegliere questa possibilità. Un mese in più di riflessione, invece, spetterà alle dipendenti del comparto pubblico: per loro la scadenza prefissata è il 30 dicembre.

Quante speranze di una proroga?

Una situazione, al momento, ben diversa da quella delineata in origina da questo regime sperimentale, introdotto con la Riforma Maroni del 2004, avrebbe dovuto vedere la sua naturale conclusione il prossimo 31 dicembre, sì, ma del 2015. Un termine al quale, secondo l’Istituto di previdenza sociale nazionale, devono essere applicate anche le finestre pensionistiche, facendo anticipare i tempi di circa 12 mesi. E’ per questo che migliaia di lavoratrici (conti non ufficiali parlano di circa 6 mila interessate) rischiano, di fatto, di vedersi la porta sbattuta in faccia; eppure non si sta parlando, in questo caso, di chissà quale trattamento pensionistico di favore. Anzi, alle destinatarie (lavoratrici di età non inferiore ai 57 anni e tre mesi, oppure di 58 anni se autonome, con almeno 35 anni di contributi) viene sofferta la possibilità di ottenere un assegno pensionistico meno cospicuo, optando per il calcolo contributivo. Eppure l’Inps, attraverso due circolari, ha limitato questa possibilità, facendo chiudere la partita entro la fine del 2014.

Tutto tace in Parlamento

I problemi, in termini di proroga, sono, come al solito, le risorse economiche; il vero ostacolo che si frappone tra queste donne e la sospirata pensione è la sempiterna Ragioneria dello Stato. Anche di fronte all’ipotesi di erogare pensioni più leggere, infatti, si richiederebbero coperture a dir poco granitiche per almeno 4 anni, soprattutto in virtù del fatto che non ci sono dati certi su tutte le potenziali interessate. Un primo no all’ipotesi di dilazionare i tempi è già giunto ai tempi della discussione del Decreto sulla Pubblica Amministrazione, e non sono in molti a scommettere su un lieto fine anche quando verrà finalmente varata la legge di Stabilità.

Intanto, tra un movimento di protesta e l’altro, tra le tante donne coinvolte spunta l’ipotesi di far scattare una class action proprio nei confronti dell’Inps.

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