Pensione opzione donna agli sgoccioli, quali novità nella Legge di Stabilità? Senza proroga si chiude nel 2014

Valentina Brazioli

16/11/2014

Pensione opzione donna, un regime grazie al quale le lavoratrici possono godere dell’assegno pensionistico a partire dai 57 anni d’età, purché accettino un trattamento previdenziale molto meno generoso di quello previsto dal sistema retributivo, ovvero il più austero contributivo. Una possibilità che, a causa di un’interpretazione particolarmente restrittiva dell’Inps, rischia di concludersi in questo 2014; per evitarlo si sta cercando di intervenire in Parlamento. Dopo il flop della Riforma Pa, ecco cosa sta accadendo con la Legge di Stabilità.

Pensione opzione donna agli sgoccioli, quali novità nella Legge di Stabilità? Senza proroga si chiude nel 2014

Pensione opzione donna addio? A guardare le regole formali, non c’è molto da stare allegri. Di proroga ufficiale, infatti, per ora non se ne parla, anche se qualcosa in Parlamento si sta già muovendo. Del problema ce ne siamo già occupati almeno un paio di volte negli scorsi mesi: il canale di uscita dal mondo del lavoro pensato appositamente per le donne nasce nel 2004, con la riforma Maroni-Tremonti, e fa scattare la pensione per le lavoratrici a 57 anni (58 per le autonome), purché abbiano un’anzianità contributiva pari a 35 anni. Una possibilità che ha un costo non indifferente: il passaggio dal vantaggioso sistema retributivo al molto meno generoso sistema contributivo. In media, la decurtazione dell’assegno è circa del 25-30 per cento e, prima dell’entrata in vigore della legge Fornero, pochissime donne avevano optato per questa soluzione: appena 56 nel 2009. Con il passare degli anni, però, con lo scattare della tenaglia pensionistica azionata dal Governo Monti, l’opzione donna è diventata sempre più allettante: quest’anno sono state liquidate 8.652 pensioni con questo metodo.

Da dove nasce il problema

Come raccontato in precedenza, sebbene il regime sperimentale sia ufficialmente previsto fino a fine 2015, ad esso si applica il vecchio meccanismo delle finestre pensionistiche: dal momento del raggiungimento dei requisiti (età anagrafica e contributiva) deve passare un altro anno (6 mesi in più per le autonome) per l’effettiva maturazione del diritto. L’Inps, attraverso due circolari (la n. 35 per il settore privato e la n. 37 per il pubblico impiego) ha chiarito che il termine del primo dicembre 2015 è riferito alla data di uscita dal mondo del lavoro, e non all’ultimo termine utile per il conseguimento dei requisiti. Riassumendo: entro fine 2014 si chiudono i giochi, a meno che il Parlamento non intervenga.

Il flop del decreto Pa, le aspettative della legge di Stabilità

Un tentativo, quello di prorogare l’opzione donna, già naufragato ai tempi della prima discussione del provvedimento sulla Pubblica Amministrazione, e che sembra incontrare ancora le aperte ostilità della Ragioneria Generale dello Stato. Ad oggi, con la legge di Stabilità prossima a entrare nel vivo del suo esame, risultano già diversi emendamenti presentati per allargare il campo d’azione di questo particolare regime pensionistico, eppure gli stessi parlamentari sembrano scettici sulla possibilità di ottenere il via libera: impossibile quantificare con certezza quanti soggetti richiederebbero il trattamento anticipato a queste condizioni in caso di prosecuzione, e senza certezza sui costi dell’operazione molti scommettono sul no del Ministero dell’Economia.

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