L’Inps cambia le regole per l’opzione donna: la pensione si allontana per le lavoratrici. Quali speranze con la legge di Stabilità?

Valentina Brazioli

10/08/2014

Opzione donna, un regime sperimentale per l’accesso al trattamento pensionistico finito nell’occhio del ciclone. Non è bastato il naufragio della sua proroga, inizialmente prevista all’interno del decreto sulla Pubblica Amministrazione. La stessa Inps, con una serie di circolari, anticipa di parecchi mesi il termine previsto per raggiungere i requisiti necessari: in questo modo, molte lavoratrici rischiano di non riuscire ad andare in pensione.

L’Inps cambia le regole per l’opzione donna: la pensione si allontana per le lavoratrici. Quali speranze con la legge di Stabilità?

Opzione donna: due parole che per qualcuno non significheranno granché, ma che per molte lavoratrici rappresentano l’unica speranza di poter andare in pensione entro la fine del 2015. In questi giorni, però, si stanno diffondendo notizie destinate a scatenare molte proteste: non solo non ci sarà nessuna proroga del termine originariamente stabilito ma, di fatto, i requisiti per accedere alla pensione dovranno essere raggiunti con parecchi mesi di anticipo.

Stavolta non è colpa della Riforma Fornero: il problema è l’Inps

Innanzitutto, è bene sottolineare che non siamo davanti all’ennesimo errore della riforma previdenziale targata Elsa Fornero. L’opzione donna, infatti, nasce nel 2004, all’interno della legge 243 (articolo 1, comma 9) e stabilisce la possibilità di andare in pensione anticipatamente per quelle lavoratrici con 35 anni di anzianità contributiva e 57 anni di età (58 per le lavoratrici autonome). Un regime sperimentale limitato fino al 31 dicembre 2015, e con un suo prezzo da pagare: l’assegno pensionistico, in questo caso, viene calcolato con il sistema contributivo anziché col sistema misto. Una penalizzazione destinata ad accompagnare queste donne per il resto della loro vita, ma che talvolta è l’unica scelta possibile per potersi ritirare dal lavoro, magari per prendersi cura dei propri cari. Neanche l’irrompere della riforma Fornero ha fatto venir meno il diritto a questo regime sperimentale, confermato con l’articolo 24,comma 14 della legge 214/2011. Successivamente, però, l’Inps è intervenuta con due circolari (la n. 35 per il settore privato e la n. 37 per il pubblico impiego) a sparigliare le carte: di fatto, è necessario maturare i requisiti anagrafici e contributivi entro il mese di maggio o di novembre 2014, allo scopo di rispettare le finestre di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per quelle autonome, con riferimento anche alla mutata aspettativa di vita.

La mancata proroga del decreto sulla Pa: le speranze sono riposte nella legge di Stabilità

Una situazione che appare ancora più paradossale, se si pensa che recentemente era stata persino paventata l’ipotesi, all’interno del decreto sulla Pubblica Amministrazione, di prorogare il termine dell’opzione donna fino al 2018. Una norma accantonata in tutta fretta, e che adesso lascia in campo solo le speranze legate alla legge di Stabilità. Non tutti, però, sono ottimisti: il calo del Pil e il necessario aggiornamento del Def lasciano intuire che sarà un autunno di fuoco per i conti pubblici.

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