La BCE continua a tenere i tassi di interesse sui depositi in negativo. Una situazione che potrebbe portare ad una patrimoniale (occulta) per gli italiani?Facciamo chiarezza.
È in arrivo una patrimoniale per colpa della BCE? Facciamo chiarezza. In occasione del suo ultimo incontro il Consiglio direttivo della BCE ha rilanciato il Qe europeo e blindato i tassi negativi, almeno fino a quando non verrà centrato un tasso di inflazione sotto al 2%. L’Eurotower, per voce della numero uno Christine Lagarde, ha ricordato come lo strumento dei tassi negativi si sia rivelato “efficiente per mettere in sicurezza l’economia dell’Eurozona”, pur riconoscendo l’insoddisfazione dei depositanti, che ne temono le conseguenze.
Ma perché, per l’Italia, la decisione della BCE di fissare tassi di deposito in negativo e di mantenerli tali fino a nuove schiarite sul fronte inflazione potrebbe tradursi in una sorta di patrimoniale mascherata, diretta sui conti correnti?
Patrimoniale in arrivo per colpa della BCE?
Per rispondere, dobbiamo riavvolgere il nastro: nell’ultimo anno, complice la generale incertezza sulle prospettive economiche e finanziarie del paese, gli italiani – ma anche gli altri partner UE, ad eccezione della Germania – hanno iniziato ad accumulare un volume monstre di risparmi, al punto che è pacifico parlare di un autentico boom dei depositi bancari. Lo provano, del resto, i dati Abi, che a gennaio stimavano una crescita della liquidità parcheggiata nei conti correnti pari a 200 miliardi di euro.
Ma questa liquidità, come accennato, non è sintomatica di un diffuso benessere, giacché la pandemia e i conseguenti provvedimenti restrittivi implementati per contenere l’avanzata del virus, dal Governo Conte II al nuovo corso Draghi, hanno contribuito a prendere a picconate il salvadanaio degli italiani. E i ristori, con l’Italia ultima nell’UE (a braccetto con la Spagna) per aiuti pro-capite elargiti, non hanno aiutato. Insomma, sono i chiari di luna della pandemia, la generale sfiducia verso il futuro ad aver indotto gli italiani a congelare i loro risparmi.
Tuttavia, se in passato la liquidità nei conti correnti era una fonte di raccolta per le banche, ora, con i tassi negativi, sono diventati un costo da tagliare. E tutte, da Fineco Bank a Unicredit, si stanno attrezzando per scaricare questi costi sui correntisti. Certo, sono dei costi, non una patrimoniale, ma a ben vedere le conseguenze potrebbero essere simili, perché nel tentativo di alleggerire i volumi dei depositi gli istituti di credito cercheranno di spronare i correntisti (con le buone) a dirottare i loro risparmi verso i titoli, con i conseguenti rischi insiti in un investimento.
Nuovi costi sui conti correnti dalle banche italiane?
Ad esempio, Fineco Bank, solo un mese fa, ha annunciato ai suoi correntisti di essere addirittura pronta a chiudere i conti correnti con oltre 100.000 euro e che non hanno in essere alcun tipo di finanziamento o investimento, mentre Bper Banca e Unicredit applicheranno presto una commissione di liquidità rilevante e una di giacenza su conti di nuova apertura di imprese e partite Iva superiori ai 100.000 euro.
Ma tutto questo non è una novità. I tassi sono negativi da tempo, e secondo una recente indagine condotta da Bankitalia il costo medio dei conti correnti nel 2020 è cresciuto di 88,5 euro rispetto all’anno precedente, in un rialzo ascrivibile perlopiù a spese fisse come il canone annuo, i bonifici, i prelievi allo sportello e gli assegni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA