Il nuovo sistema elettorale, se non verrà cambiato, aumenterà i costi per le campagne elettorali: ecco quanto potrà arrivare a spendere ogni aspirante parlamentare.
Le prossime elezioni politiche rischiano di essere un lusso per gli aspiranti nuovi parlamentari. L’attuale sistema di voto infatti taglia drasticamente il numero dei seggi sicuri, rimandando tutto alla giungla delle preferenze.
Per poter così venir eletti tra le fila dei maggiori partiti italiani, i futuri deputati e senatori potrebbero essere chiamati a esborsi super per le loro campagne elettorali, anche se le varie normative regionali fissano dei tetti di spesa massima però facilmente bypassabili.
Proprio per questo in molti ironizzano su come le varie Procure nostrane siano già in allerta, visto che negli ultimi tempi sono state approvate diverse leggi che inaspriscono i controlli e le pene per chi decide di attuare comportamenti illeciti nel finanziamento elettorale.
Vediamo allora quanto può arrivare a spendere un candidato al prossimo Parlamento, oltre a quali sono le nuove normative licenziate per cercare di prevenire infiltrazioni malavitose e finanziamenti sotto banco.
Elezioni politiche, il ritorno delle preferenze
Anche se l’attuale maggioranza non gode di grande salute, soprattutto al Senato dove i numeri sono molto risicati, l’attuale governo dovrebbe arrivare alla sua scadenza naturale del 15 marzo 2018.
Non è un caso che, al meeting riminese di CL, il premier Paolo Gentiloni abbia di fatto lanciato la campagna elettorale del PD presentando alcune misure sul mondo del lavoro che saranno presenti nella prossima finanziaria da approvare entro la fine dell’anno.
Il prossimo aprile quindi, al massimo a inizio maggio, si terranno le tanto attese elezioni politiche, dove non verrà più adottato come sistema di voto il cosiddetto Porcellum che aveva caratterizzato le ultime tre consultazioni.
Al momento nel nostro paese sono in vigore due leggi elettorali distinte: alla Camera c’è il Legalicum mentre al Senato c’è il Consultellum. Prima delle prossime elezioni, questi due sistemi andranno armonizzati.
Di certo però, a meno di grandi cambiamenti dell’ultim’ora, con il superamento del Porcellum diminuiranno di molto anche i parlamentari eletti direttamente dai listini bloccati. Il rapporto infatti con quelli che l’hanno spuntata tramite le preferenze si andrà a capovolgere.
Se non dovessero mutare le carte in tavola, saranno eletti tramiti i listini bloccati soltanto 100 deputati su 617, mentre i restanti 13 arriveranno dalla circoscrizione Estero. A Palazzo Madama invece tutti i 315 futuri senatori approderanno tramite preferenze uniche in circoscrizioni su base regionale.
Per essere eletti quindi si tornerà ad un’aspra competizione tra i vari candidati simili a quelle che c’erano negli anni della Prima Repubblica. Un cambiamento che aumenterà di molto le spese per le campagne elettorali.
Quanto spenderanno i candidati?
Il crollo del numero dei seggi sicuri riproporrà lotte all’ultimo voto nelle varie circoscrizioni. Nel 2013 sono stati 3,8 i milioni spesi per la campagna elettorale. Un dato questo divulgato da Openpolis sulla base delle autocertificazioni rese note dagli eletti.
Una cifra questa molto bassa, dove comunque non si tiene conto di quanto è stato speso da chi non è riuscito a essere eletto e ,purtroppo, anche di quei finanziamenti avvenuti come si suol dire sotto banco.
Indicativo però è che il 41% degli attuali parlamentari non ha speso neanche 1 euro per l’ultima campagna elettorale: forti di un posto al sole nei vari listini bloccati, si sarebbero trattati soltanto di soldi sprecati vista la sicura elezione.
Nelle prossime elezioni invece tutto cambierà rispetto alle ultime tre consultazioni politiche. La quasi totalità dei parlamentari sarà eletta tramite le preferenze, dopo aver affrontato quindi una lunga e dispendiosa campagna elettorale.
Questo vorrà dire che ciascun candidato, a meno che non goda di una grande popolarità e visibilità, dovrà dotarsi di un proprio staff elettorale, uno per il web, di una sede oltre che di materiale di propaganda come santini e manifesti. Le spese quindi saranno ingenti.
Secondo rumors, è stato calcolato che un aspirante parlamentare di Forza Italia possa arrivare a spendere anche più di 700.000 euro. Di poco inferiore poi si stima l’esborso per uno del Partito Democratico.
Molto più low cost saranno invece le campagne elettorali del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord. In generale comunque i 3,8 milioni spesi nel 2013 dovrebbero essere briciole in confronto a quelli che saranno sborsati nel 2018.
I rischi di illeciti
A seconda delle varie regioni, per la prossima campagna elettorale sono previsti dei tetti massimi di spesa. In Molise per esempio il limite è fissato per ciascun candidato in 55.000 euro, mentre in Lombardia si sale fino ai 150.000 euro.
Uno dei trucchi per bypassare queste norme restrittive consiste nell’iniziare a spendere prima che inizi la campagna elettorale. Un modo questo per aggirare il limite, anche se è molto alto il rischio pure di altri comportamenti illeciti.
Le preferenze muovono spesso la malavita e il solito sottobosco di galoppini e faccendieri. Se però si scopre che un candidato eletto abbia preso più di 5.000 euro senza denunciarli, rischia fino a 4 anni di carcere per finanziamento illecito.
Per frenare poi la frenetica attività di chi in cambio di favori promette agganci e pacchetti di voti, con la legge Severino è entrato in vigore anche il reato di Traffico di influenze illecite. Il pericolo più grande comunque rimane sempre il Voto di scambio tra politica e malavita.
Finanziando una campagna elettorale e garantendo ampie sacche di voti, le organizzazioni criminali sperano così di poter avere un referente politico a Roma. Un sistema questo che purtroppo si è verificato spesso nel nostro paese.
Oltre che dalle grandi spese per le campagne elettorali, le prossime elezioni potrebbero essere segnate anche da un cospicuo lavoro da parte della magistratura. Una evenienza questa che potrebbe portare di nuovo a un addio alle tanto discusse preferenze.
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