Nuovi concorsi scuola, neolaureati penalizzati: rischi anche per i bandi già pubblicati

Antonio Cosenza

8 Aprile 2021 - 12:34

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Concorsi scuola: cambiano le regole in corsa? Candidati e sindacati preoccupati, le nuove procedure potrebbero penalizzare i neolaureati.

Nuovi concorsi scuola, neolaureati penalizzati: rischi anche per i bandi già pubblicati

Concorso scuola: neolaureati preoccupati per le nuove regole per il reclutamento introdotte dal nuovo Ministro Brunetta, in quanto potrebbero precludere l’accesso al ruolo a coloro che non hanno maturato abbastanza anni di esperienza come insegnanti.

Un timore diffuso, con i sindacati che hanno paura che possano esserci conseguenze anche per i concorsi scuola già banditi, riducendo così nettamente le speranze di diventare insegnante di ruolo per coloro che non hanno alle spalle molti anni di esperienza.

Al momento si tratta solamente di ipotesi in quanto non è chiaro in che modo le nuove regole per il reclutamento nel pubblico impiego andranno ad impattare sulla selezione di docenti di ruolo. L’incertezza però sta creando non pochi timori; vediamo perché e cosa potrebbe cambiare qualora le nuove disposizioni dovessero applicarsi anche per la scuola.

Concorsi scuola più veloci? Neolaureati penalizzati

Obiettivo dichiarato del nuovo Ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, è di velocizzare le procedure per le assunzioni nel pubblico impiego.

A tal proposito, è stato approvato di recente il decreto legge 44/2021 sui concorsi nella Pubblica Amministrazioni che tra le novità più importanti cancella - all’articolo 10 - le prove preselettive in favore di una valutazione dei titoli. In questo modo non solo si elimina una prova scritta (che in periodo di Covid richiederebbe un’organizzazione molto articolata allungando inevitabilmente i tempi del concorso), ma si va anche a premiare coloro che hanno già maturato esperienza utile per il ruolo che si andrà a ricoprire.

Nel dettaglio, l’articolo 10 prevede (al posto della preselettiva):

una fase di valutazione dei titoli legalmente riconosciuti ai fini dell’ammissione alle successive fasi concorsuali. I titoli e l’eventuale esperienza professionale, inclusi i titoli di servizio, possono concorrere alla formazione del punteggio finale.

Per decidere quali candidati potranno avere accesso alla prova scritta e orale, quindi, si prendono in considerazione titoli ed esperienze professionali.

Un chiaro segnale che la Pubblica Amministrazione vuole reclutare le “eccellenze”, ma qualora queste nuove regole dovessero applicarsi anche alla scuola vorrebbe dire che solamente dopo aver prestato anni di servizio come supplenti si potrà aspirare ad un posto di ruolo.

Dando più peso alla valutazione di titoli, infatti, si vanno ad escludere tutti i giovani appena laureati che inevitabilmente non hanno ancora avuto modo di maturare nelle esperienze nelle scuole. Una novità che - spiega Marcello Pacifico dell’Anief - va ancora una volta a vantaggio dei precari storici.

I sindacati, quindi, concordano sul fatto che questa norma va a penalizzare i più giovani, almeno nell’ambito scolastico. Si ricorda, infatti, che la possibilità di abilitarsi all’insegnamento è ormai “congelata” da più di sei anni e i concorsi scuola restano l’unica occasione per aspirare immediatamente ad un posto di ruolo evitando anni e anni di precariato.

Applicando la suddetta norma ai prossimi concorsi scuola vorrebbe dire standardizzare un percorso che solo dopo anni di supplenza potrebbe portare ad ottenere una cattedra di ruolo.

E c’è il timore che ciò possa avere ripercussioni anche sul concorso scuola ordinario bandito lo scorso aprile.

Nuove regole sui concorsi pubblici: si applicano anche a quelli già banditi?

Lo scorso aprile è stato pubblicato il bando per il concorso scuola ordinario finalizzato al reclutamento di 32.000 insegnanti per la scuola secondaria di secondo grado. Questo avrebbe dovuto prevedere una prova selettiva che tuttavia non si è ancora svolta.

Il suddetto decreto, però, permette a questo concorso di svolgersi già dal 3 maggio 2021, ma non è chiaro con quali regole. Bisognerà applicare quanto stabilito dall’articolo 10 oppure vale il bando originario?

Dalla risposta a questa domanda dipende il futuro dei giovani candidati al concorso, il quale presenta oltre 500 mila iscritti (se si tiene conto anche del concorso per la scuola dell’infanzia e primaria).

L’Anief si è detta molto critica a riguardo: il Presidente Marcello Pacifico, infatti, si chiede come sia possibile “cambiare delle regole in corsa” (fermo restando che non è detto sia così).

Personalmente, comunque, riteniamo che il decreto 44/2021 verrà applicato solamente per i concorsi ancora senza bando di concorso; cambiare le regole in corsa, infatti, esporrebbe la Pubblica Amministrazione ad una serie di ricorsi, con alte probabilità di perderli.

Sarà comunque il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, a sciogliere i dubbi: sul sito web della PA, infatti, viene chiarito che per i concorsi già banditi senza che comunque sia stata svolta alcuna prova - quindi il caso del concorso scuola ordinario - è facoltà dell’amministrazione di riferimento decidere se “prevedere una fase di valutazione dei titoli e, facoltativamente, anche delle esperienze professionali per l’ammissione alle successive fasi, fermo restando che il punteggio attribuito per i titoli concorrerà alla formazione del punteggio finale”.

Spetterà al Ministro Bianchi, quindi, decidere se mantenere la prova preselettiva - dando a tutti i candidati pari opportunità di accedere alla seconda fase del concorso - oppure se sostituirla con una valutazione dei titoli favorendo così i precari storici.

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