Chi è Nicholas Johnson, la doppia identità che ha truffato gli obbligazionisti Astaldi (e non solo)

Alessio Trappolini

18/07/2019

18/07/2019 - 09:01

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Scappato con la cassa del Comitato costituito a difesa degli obbligazionisti Astaldi, Johnson è stato arrestato martedì a Roma. Fino ad ora nessuno, compresi gli avvocati dello studio Legance presso cui il Comitato è stato costituito, si è mai accorto della doppia identità dell’uomo che aveva raccolto consensi tramite i forum di finanza che pullulano sulla rete

Chi è Nicholas Johnson, la doppia identità che ha truffato gli obbligazionisti Astaldi (e non solo)

Chi è Nicholas Johnson?

L’uomo dalla doppia identità che ha truffato i risparmiatori/obbligazionisti invischiati nella triste vicenda della crisi Astaldi e preso in giro i quotidiani nazionali e internazionali di finanza.

Mentre nelle aule del Tribunale di Roma e nelle stanze dei bottoni della Salini Impregilo in questi giorni si stanno definendo i dettagli del Progetto Italia per il rilancio del settore costruzioni nel Paese (e contestuale salvataggio delle attività in bonis di Astaldi), la polizia della Capitale ha arrestato il sedicente Nicholas Johnson.

Sedicente, già perché il nome Johnson con cui ha radunato consensi prima di costituire il Comitato bondholders per la difesa - diceva - dei piccoli retail incastrati sul bond Astaldi è falso.

Ma come è stato possibile che nessuno, compresi gli avvocati dello studio Legance presso cui il Comitato è stato costituito, non si sia mai accorto della doppia identità del sedicente Johnson?

Chi è Nicholas Johnson e perché è stato arrestato?

Andrea Pompei, romano classe 1978 residente sulla Casilina è in realtà la vera identità di Nicholas Johnson ed è stato arrestato giovedì 11 luglio a Roma e poi rilasciato.

Secondo un quotidiano romano è stato braccato mentre si trovava in un’Agenzia postale di Via Terme di Diocleziano per prelevare cinquemila euro in contanti.
A far scattare l’allarme è stato l’impiegato dell’ufficio postale che, visto il suo documento di identità, ha eseguito dei controlli da cui è emerso come il numero della carta di identità risultasse appartenere a una senzatetto che ne aveva denunciato lo smarrimento. Johnson-Pompei si è difeso affermando di aver cambiato nome negli Stati Uniti e di essersi affidato a un’agenzia per i documenti.

La doppia identità e i consensi raccolti tramite i forum finanziari online

Ad aprile la notizia bomba che aveva fatto saltare in piedi tutti gli obbligazionisti Astaldi: il presidente del Comitato bondholders costituito a Roma a dicembre 2018 per la difesa degli interessi dei risparmiatori che vi avevano investito è fuggito con la cassa.

Nicholas Johnson si era reso irreperibile, portando con sé i circa 300mila euro raccolti tramite i versamenti volontari di tutti gli aderenti. Questi ultimi, infatti, al momento dell’adesione al comitato avevano l’obbligo del versamento di due quote: la quota associativa di 30 euro e il contributo per il pagamento dello Studio Legale di 525 euro a lotto, che avrebbe coperto tutti i costi fino alla omologa del concordato.

Fra i promotori del comitato insieme a Johnson figurano i nomi della vice-presidente Stefania Pensabene (che in passato è stata anche a capo della comunicazione di Sace, la società di CDP coinvolta nel salvataggio Astaldi) e il segretario Vincenzo Afeltra, poi dimessosi a maggio dopo lo scoppio dello scandalo.

Come aveva raccolto consensi Johnson-Pompei? Sfruttando l’onda di panico che era montata in seguito alle burrascose vicende della crisi aziendale dell’Astaldi. Sui forum di finanza che pullulano sulla rete diversi investitori hanno cominciato ad esprimere le loro perplessità e paure, finendo poi per aggregarsi in piccoli gruppetti e a pensare di costituire un fronte comune per far valere le proprie posizioni. In questi casi – pensavano – l’unione fa la forza.

Invece, come denunciato da un articolo del Il Sole 24 Ore dello scorso novembre, questi forum dove l’identità di ognuno è facilmente occultabile hanno rappresentato la trappola perfetta per far scattare la caccia delle associazioni e dei grandi studi di avvocati ai piccoli risparmiatori. Di qui l’ascesa di Johnson come paladino dei “truffati dalla Astaldi” (ipse dixit), con tanto di grancassa di risonanza mediatica cui Johnson si appellava per far risultare ancor più veritiere le sue illazioni. Perfino le redazioni di Bloomberg e Milano Finanza hanno speso il nome di Johnson ritenendo, in buona fede, di contribuire alla causa degli obbligazionisti.

Per avvalorare la propria di immagine di esperto investitore presso gli sfortunati obbligazionisti Astaldi sui forum di finanza, Johnson affermava di essere figlio di un uomo d’affari italo-statunitense.

Giuseppe D’Orta, consulente finanziario in forza all’Aduc (l’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori), ha confermato: «Si era creato un business plurimo alle spalle di chiunque li contattasse, anche senza poi iscriversi».

Per ora è presto per qualsiasi sentenza, quel che è certo è che vi siano ancora molte verità nascoste. «Sul comitato, tutti i documenti stanno lì da loro e per ora non possiamo dire niente. Ma uscirà altro, sicuro», ha chiosato il consulente Aduc.

Ora è necessario far chiarezza tramite Consob, il Tribunale o chi di competenza, perché è importante per dimostrare che in Italia chi truffa paga e non che sia così facile truffare e ingannare migliaia di risparmiatori, organi di stampa e pure grandi studi di avvocati.

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