Musica: firmato il Music Climate Pact con obiettivo emissioni zero entro 2050

Riccardo Lozzi

14 Dicembre 2021 - 13:44

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Le aziende dell’industria musicale hanno firmato il Music Climate Pact, un programma per raggiungere l’obiettivo emissioni zero entro il 2050.

Musica: firmato il Music Climate Pact con obiettivo emissioni zero entro 2050

L’industria musicale internazionale ha annunciato la creazione del Music Climate Pact. Il programma punta ad azzerare le emissioni del settore della musica entro il 2050, passando per il dimezzamento nel 2030.

Il patto è nato sotto l’impulso dell’AIM, l’Associazione Musica Indipendente del Regno Unito, che ha riunito diverse etichette indipendenti britanniche, riuscendo a coinvolgere anche tre colossi mondiali del settore: Sony, Universal e Warner Music.

Entro febbraio 2022 i fondatori annunceranno all’interno di quale programma già avviato a livello mondiale - tra il “Race to Zero SME” e la “Science Based Targets Initiative (SBTi)”- aderiranno, così da poter contare su esperti del settore e riuscire a definire le azioni da intraprendere per raggiungere l’obiettivo emissioni zero entro il 2050.

Music Climate Pact: obiettivo emissioni zero entro 2050

Questo comparto genera infatti una quantità importante di emissioni a livello mondiale, a causa dei diversi modi in cui si fruisce quotidianamente della musica i quali comportano tutti un certo quantitativo di produzione di anidride carbonica.

In relazione all’ascolto in streaming, ad esempio, è necessario considerare quanto inquinano gli smartphone e le App per lo streaming musicale, su piattaforme come Spotify. Ovviamente, per riuscire ad apportare un cambiamento reale, diventa necessario coinvolgere all’interno del programma anche queste aziende.

Non è solo il consumo digitale a dover essere analizzato con attenzione. Il ritorno in voga del vinile degli ultimi anni ha causato un inquinamento legato ai materiali utilizzati nella produzione di tali supporti fisici, provocando, ancora una volta, il rilascio di anidride carbonica.

Oltre alla produzione, per vinili e CD, bisogna considerare anche i livelli di inquinamento generati dalla loro distribuzione in tutto il mondo.

L’impatto ambientale dell’industria musicale

La partecipazione al Music Climate Pact delle maggiori case discografiche del pianeta, insieme a quelle indipendenti, consentirà anche la possibilità di misurare nel dettaglio l’impronta carbonica dell’intero settore.

Bisogna considerare in questo senso anche gli eventi live, i quali causano alti livelli di inquinamento legati agli spostamenti di artisti, staff e attrezzature.

Lo scorso ottobre rispetto a questa problematica sono intervenuti in maniera decisa i Coldplay. La band inglese, nonostante l’uscita della loro ultima opera “Everyday Life”, non ha programmato alcun tour di lancio dell’album.

Il leader Chris Martin ha motivato la scelta a nome del gruppo, affermando di essere disposto a rinunciare a tornare in tour finché non riusciranno a creare un modello di concerto non solamente sostenibile, ma che abbia un impatto positivo per l’ambiente.

Una presa di posizione netta e che potrebbe influenzare sia i loro colleghi che l’intera industria della musica nell’ambito della lotta al cambiamento climatico.

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