Morgan Stanley: la prossima recessione sarà “Made in China”

Claire Giangravè

16 Luglio 2015 - 18:17

La diminuzione della crescita del PIL in Cina comporterà un abbassamento della crescita globale al di sotto del 2%, secondo le previsioni della Morgan Stanley.

Morgan Stanley: la prossima recessione sarà “Made in China”

La prossima recessione globale sarà Made in China”: lo dichiara Ruchir Sharma, capo degli investimenti per la Morgan Stanley. Il rallentamento della crescita economica cinese infatti finirà con il pesare sull’economia mondiale, dato che non esiste una potenza sufficiente a controbilanciarla.

Anche se il governo cinese stima che la crescita futura del PIL al 7%, alcune statistiche come quella di Lombard Street valuterebbero la reale crescita cinese al 3,8%.

La Cina ha subito un declino della crescita per vari motivi, tra cui:

  • il declino della crescita delle esportazioni;
  • le misure ambientali contro l’inquinamento che hanno messo a dura prova la produzione;
  • la transizione da un modello basato sull’investimento a una economia di servizi e consumo.

L’ultimo punto ha comportato forti conseguenze per l’industria mineraria. A seguito dell’enorme urbanizzazione in Cina, le compagnie minerarie hanno preso ingenti prestiti per fornire le materie prime necessarie a creare le infrastrutture cittadine.

Ma le aspettative sono state largamente deluse e le industrie minerarie si trovano di fronte a una crisi da cui faranno fatica a riprendersi. La settimana scorsa infatti i prezzi per le azioni per il rame, l’alluminio e il ferro sono crollati.

Il valore di mercato delle compagnie minerarie più grandi del mondo ha accumulato circa 200 miliardi di dollari di debito.

Sharma ritiene che il rallentamento dell’economia in Cina ridurrà la crescita economica mondiale al di sotto del 2%.

“Per i prossimi paio d’anni, la Cina sarà probabilmente la più grande fonte di vulnerabilità dell’economia mondiale”.

Secondo Sharma, ci troveremmo di fronte a un super-ciclo. Il picco dei prezzi delle merci e l’esagerata aspettativa ha costretto le industrie minerarie a prendere prestiti sempre maggiori per soddisfare una richiesta che non è durata nel lungo termine.

Inoltre l’effetto delle alte leve finanziarie sul mercato cinese nell’ultimo anno, che hanno provocato enormi perdite per il piccolo investitore, ha creato un clima di mancata fiducia nel sistema finanziario.

È molto probabile che gli investitori cinesi si leccheranno le ferite per ancora un bel po’.

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it