Tutti pazzi per Draghi in BCE: promosso dall’85% dei partecipanti al sondaggio

C. G.

28/10/2019

28/10/2019 - 09:02

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I risultati del sondaggio su Mario Draghi alla guida della BCE: promosso o bocciato?

Tutti pazzi per Draghi in BCE: promosso dall’85% dei partecipanti al sondaggio

Mario Draghi alla guida della BCE è stato ufficialmente promosso.
I risultati del sondaggio proposto da Money.it ai suoi lettori hanno parlato chiaro.

La maggior parte dei partecipanti si è mostrata favorevole nei confronti dell’italiano che per 8 anni ha guidato la politica monetaria dell’Eurozona e che tra pochi giorni passerà la palla a Christine Lagarde, ex del Fondo Monetario Internazionale.

Al quesito del sondaggio “Draghi alla BCE, promosso o bocciato?” i partecipanti hanno così riposto:

  • Promosso: 85%
  • Bocciato: 15%

Insomma, nonostante le opposizioni si siano fatte sempre più marcate negli ultimi tempi, in molti hanno continuato a considerare il quasi ex presidente BCE come il salvatore dell’euro. La vittoria dei favorevoli è stata netta e decisa.

Sondaggio su Mario Draghi: promosso o bocciato

Il 1° novembre del 2011 Mario Draghi è diventato ufficialmente Governatore della Banca Centrale Europea e ha dato inizio a uno dei mandati più complessi degli ultimi tempi.

Durante la sua presidenza si sono infatti verificati eventi di portata epocale, dalla crisi del debito sovrano, al quasi collasso dell’euro, fino ad arrivare alla Brexit e alla guerra commerciale tra gli USA e la Cina (solo per citarne qualcuno).

Nel corso degli anni però le sue decisioni di politica monetaria hanno portato inevitabilmente a una spaccatura tra favorevoli e contrari.

Favorevoli

Questi gli hanno sin da subito attribuito il merito di aver salvato l’euro. Tutto è cominciato nel luglio del 2012, quando Draghi ha scelto di lanciare ai mercati finanziari un messaggio forte e deciso:

“Ho un messaggio chiaro da darvi: nell’ambito del nostro mandato la BCE è pronta a fare tutto il necessario a preservare l’euro. E credetemi: sarà abbastanza”.

Nel bel mezzo della crisi del debito sovrano, con livelli di speculazione da brivido e un’Eurozona con le spalle al muro (si pensi soltanto alla situazione della Grecia e dell’Italia), queste parole sono riuscite in qualche modo a impedire il collasso della moneta unica.

Esse sono state ovviamente seguite da interventi concreti: il 6 settembre dello stesso anno la BCE ha confermato la sua intenzione di iniziare a comprare una cifra potenzialmente illimitata di titoli governativi degli Stati membri. La speculazione si è interrotta, così come la crisi dello spread, mentre l’euro è riuscito a salvarsi.

Durante la presidenza di Draghi il Quantitative Easing e il taglio dei tassi di interesse sono diventati la normalità. Entrambe le misure di politica monetaria hanno avuto uno scopo ben preciso, quello di stimolare l’economia facendo ripartire i consumi e l’inflazione.

Contrari

Non tutti però sono rimasti soddisfatti dall’operato dell’italiano che è stato ripetutamente accusato di aver svalutato l’euro oltre che di aver gravato sulle banche europee con i tassi di deposito negativi.

Negli ultimi tempi anche le opposizioni interne sono cresciute. Questo perché dopo neanche un anno di pausa il Presidente ha scelto di far fronte al nuovo rallentamento dell’economia con un nuovo QE, quest’ultimo sospettato da alcuni di essere un illegittimo finanziamento agli Stati.

Per dirla in altre parole, secondo i più scettici lo stato economico del blocco non è risultato così debole da giustificare le ultime decisioni di politica monetaria. Aver usato tutte le munizioni adesso, hanno continuato i critici, lascerà l’istituto centrale scoperto e inerme in caso di crisi.

Da qui la rinnovata divisione tra pro e contro, divisione che il sondaggio non ha fatto che evidenziare. La vitoria dei favorevoli a Mario Draghi in BCE però è stata schiacciante.

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