La decisione di Trump sull’accordo con l’Iran potrebbe avere ripercussioni anche sul Made in Italy.
Cosa rischia il Made in Italy ora che Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo con l’Iran?
Una domanda più lecita che mai alla luce degli ultimi sviluppi che hanno portato il presidente USA a strappare la storica intesa sul nucleare.
Le conseguenze di questa decisione sono state analizzate ormai da più punti di vista, ora anche da quello del Made in Italy, ossia da quello delle aziende italiane che esportano e fanno affari in Iran e che potrebbero risentire delle nuove sanzioni in dirittura d’arrivo su Teheran.
Made in Italy: cosa si rischia col caso Iran
Sull’argomento anche Il Sole 24 Ore, che ha riportato le preoccupanti parole dell’amministratore delegato di Franco Tosi, storica azienda di Legnano.
“Rischiamo davvero di regalare centinaia di milioni di commesse a Russia e Cina”,
ha affermato il citato Alberto Presezzi, che ha fatto riferimento a quei progetti aperti proprio con l’Iran che ora, con la decisione di Trump, rischiano di finire nell’oblio e di lasciare così spazio ad altre potenze dell’area.
“Tutto è fermo, in attesa. Tutto rischia di restare fermo”,
ha aggiunto preoccupato.
La decisione di Donald Trump potrebbe avere un impatto non indifferente su molteplici settori del Made in Italy, tra cui quelli ad alto tasso di innovazione tecnologica, sull’oil&gas, sulla logistica e anche sulla lavorazione delle materie plastiche e sulla meccanica.
Le cifre del Made in Italy
Innanzitutto qualche numero, necessario per comprendere al meglio i rapporti tra Made in Italy e Iran. Nel corso del 2016 le esportazioni di prodotti italiani verso Teheran sono cresciute del 30% rispetto all’anno precedente. per dirla in altre parole, due anni fa l’Italia ha importato dall’Iran 1 miliardo, mentre ha esportato nel Paese 1,5 miliardi.
Le cifre sono cresciute ancora nel 2017, quando il valore dell’export verso la repubblica Islamica è salito a 1,7 miliardi.
A ciò si aggiungano poi quei 5 miliardi di euro di linee di credito aperte in favore dei grandi investimenti grazie agli accordi stipulati tra Invitalia Global Investment e due istituti finanziari iraniani, Bank of Industry & Mine e Middle East Bank. Bisognerà ora capire se, dopo la decisione di Trump, il decreto attuativo su tali accordi arriverà o meno.
Le società italiane (ed europee in generale) si troveranno di fronte a un bivio. Esse dovranno decidere se schierarsi e collaborare con l’Iran o con gli USA, una scelta che ai più appare decisamente scontata dato che, ricorda il quotidiano, per il Made in Italy l’interscambio con Teheran vale 5 miliardi, mentre quello con Whashington ne vale 45 in più.
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