La sindaca M5S, Chiara Appendino, ha deciso di utilizzare i voucher per pagare alcuni lavori per il Comune di Torino. Intanto, in Italia, sono sempre più i comuni che li utilizzano per il pagamento dei servizi.
Anche il Comune di Torino, guidato dalla Sindaca del Movimento 5 Stelle, Chiara Appendino, ha deciso di utilizzare i voucher per il pagamento di alcuni dei suoi lavoratori.
È ancora aperto - e lo resterà fino al 27 gennaio - il bando volto a selezionare cinquanta giovani al di sotto dei 30 anni che collaboreranno con i mediatori culturali del Comune di Torino e saranno pagati proprio con i voucher da 10 euro lordi (7,50 netti).
E pensare che l’M5S è stato sempre un grande oppositore dell’utilizzo dei voucher per il pagamento del lavoro, proprio perché riteneva che fossero un mezzo per non siglare contratti con i lavoratori.
In un post sul blog di Beppe Grillo di gennaio 2016, infatti, si legge che “i voucher hanno fatto sprofondare verso il basso il lavoro una volta tutelato dai contratti. Chi era in nero è rimasto in nero, ma [...] lavoratori che sarebbero stati assunti con qualche contratto precario, si sono visti offrire gli ancora più convenienti, per le imprese, voucher”.
Idea condivisibile, ma tra il dire e il fare, c’è di mezzo Chiara Appendino, che ha deciso di utilizzare proprio i voucher come mezzo di pagamento per i giovani e le giovani che risponderanno al bando.
Nonostante la sindaca Chiara Appendino dica di aver preso questa decisione a malincuore, per non perdere un finanziamento, di fatto va contro quello che finora è stato sostenuto dall’M5S e si avvale proprio di uno degli strumenti oggetto della loro critica.
Il fatto che l’Appendino abbia deciso di utilizzare i voucher fa storcere il naso a molti, tanto più che l’M5S non sembra essere nuovo al precetto “due pesi e due misure”, anche alla luce del nuovo codice etico che stabilisce che gli avvisi di garanzia non si traducono più automaticamente in sanzioni per chi li riceve e che molti dicono sia stato confezionato appositamente per la situazione di Virginia Raggi.
Insomma, l’M5S sembra aver attraversato momenti politici migliori, visti anche gli ultimi sondaggi politici e il caos delle ultime settimane nella giunta Raggi, che ha determinato l’arresto di Raffaele Marra e la bocciatura del bilancio della capitale da parte dell’Oref.
M5S: voucher per pagare il lavoro a Torino
Si torna, dunque, a parlare di voucher, i ticket per il pagamento del lavoro occasionale introdotti con il Jobs Act dal Governo Renzi e che da mesi sono uno degli argomenti più caldi del discorso politico.
E, in particolare, di come Chiara Appendino, sindaca di Torino e portavoce dell’M5S, abbia deciso di usufruire dei voucher per il pagamento dei giovani e delle giovani che decideranno di rispondere al bando per collaborare con i mediatori culturali della città.
La decisione non è stata accolta bene, visto che l’M5S è sempre stato uno dei più grandi oppositori del Jobs Act e dell’utilizzo dei voucher per il pagamento del lavoro.
Le critiche arrivano dalla segreteria della Cgil provinciale che chiede alla giunta di ritirare il bando e di non utilizzare più i voucher per il pagamento del lavoro.
La segretaria Enrica Valfrè, infatti, fa sapere che la città utilizza i voucher in modo distorto e che sarebbe meglio proporre ai giovani tirocini o contratti a tempo determinato.
L’avversità della Cgil a questo punto del Jobs Act (come pure ad altri) non è un mistero per nessuno, tanto che il sindacato si è fatto promotore dei referendum abrogativo per la legge sul lavoro.
E la spiegazione sul perché della scelta dell’Appendino, arrivano da Marco Giusta, assessore all’integrazione, che fa sapere che il bando deriva dalla delibera dell’amministrazione precedente - quella di Fassino dunque - e che il rischio era di perdere i 35 mila euro stanziati dalla Compagnia di San Paolo, partner del comune nel progetto "Giovani per l’integrazione" alla base del bando.
Pur non trovando giusto l’utilizzo dei voucher, dunque, Giusta precisa che sarebbe stato altrettanto ingiusto rinunciare al finanziamento, precludendo ai giovani la possibilità di effettuare questo percorso.
Comuni: sempre più voucher utilizzati per il pagamento dei servizi
Mentre si decide come riformare lo strumento dei voucher, sono sempre di più i municipi che ricorrono a tale strumento per il pagamento dei servizi.
Spesso, infatti, i voucher - nati come strumenti per combattere e arginare il problema del lavoro in nero - diventano uno strumento che favorisce il precariato.
Come in Campania, dove nelle province di Napoli e Caserta (ma non solo) l’assistenza sociale ad anziani e disabili viene sostituita con una remunerazione in voucher.
In provincia di Reggio Emilia, invece, il comune di Cavriago cerca due disoccupati per l’ufficio tributi e da pagare tramite voucher; un lavoro, questo, che non ha molto l’aspetto di essere occasionale, quanto di un espediente per evitare di siglare contratti con i lavoratori.
Lo stesso vale per il sindaco di Poppi, in provincia di Arezzo, alla ricerca di laureati in scienze storiche che digitalizzino un archivio di circa 4 secoli e il dubbio che questo lavoro non possa essere effettuato occasionalmente emerge prepotente.
Oltre agli esempi negativi, c’è anche qualche caso in cui i comuni hanno deciso di fare un uso intelligente dei voucher, facendoli diventare una forma di sostegno per il reddito.
Ad esempio, nel comune di Bugerru (Sardegna) l’amministrazione li distribuisce ai cittadini in difficoltà in cambio di piccoli lavori che non possono essere coperti dall’ente con il personale ordinario.
Anche i comuni di Beinette (provincia di Cuneo) o Castiglione Chiavarese (provincia di Genova) distribuiscono voucher ai pensionati e agli studenti in vacanza in cambio di piccoli lavori.
La Compagnia San Paolo - la stessa che finanzia il progetto dell’Appendino - ha siglato accordi con 24 comuni per un totale di 2,5 milioni di euro l’anno sotto forma di voucher da distribuire ad associazioni del terzo settore.
Secondo Daniela Gregnanin, coordinatrice dell’aerea inclusione, tale metodo è funzionale e costituisce un modo per sostenere le persone svantaggiate, esprimendo anche l’intenzione di scrivere al ministro Poletti per informarlo che troppe restrizioni sui voucher potrebbero ledere le loro attività.
La domanda, però, sorge spontanea: davvero non ci sarebbe altro modo di investire quel denaro nel mondo del lavoro senza ricorrere ai voucher?
Magari una politica che diminuisca il precariato piuttosto che aumentarlo potrebbe essere maggiormente inclusiva e conveniente per le persone svantaggiate.
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