Lo spread delle pensioni: la Germania accumula, l’Italia dissipa

Vittoria Patanè

26/01/2013

Lo spread delle pensioni: la Germania accumula, l’Italia dissipa

Il sistema pensionistico è uno dei capisaldi di ogni Stato civile che si rispetti.
Facendo un confronto tra la previdenza italiana e quella degli altri Paesi dell’Unione, anche in questo frangente, ne usciamo con le ossa rotte.

Alla fine del 2012, il sistema delle pensioni pubbliche tedesco (chiamato Rentenversicherung), quello che dovrebbe corrispondere al nostro INPS per intenderci, ha accumulato riserve per un totale di 30 miliardi di euro, grazie al boom delle occupazioni che si è registrato in Germania nel corso dell’ultimo anno.

In Italia, come sappiamo, la situazione è ben differente, e mentre il differenziale tra Btp e Bund sta finalmente dando segnali positivi, quello tra INPS e Rentenversicherung si allarga sempre di più.

Ma andiamo ad analizzare meglio la situazione.

Le pensioni in Europa

Le dichiarazioni di unità economico – politica tra i paesi dell’Europa sono all’ordine del giorno. Un sistema di Paesi separati che però vogliono crescere e camminare di pari passo in nome di una “fratellanza” che però, fino ad oggi, è rimasta solo teorica.
Le differenze tra i singoli stati sono ancora grandi e si fanno sentire.

Mentre nell’Europa meridionale, e quindi non solo in Italia, la previdenza è ancora lontana dall’essere una garanzia per i cittadini che oggi o domani dovranno usufruirne, la Germania continua ad andare avanti a vele spiegate, cercando di migliorare un sistema che già di per sé si dimostra ottimo.

Le cifre del Rentenversicherung

Le cifre rese note in questi giorni dall’ente tedesco sono chiare. Nel 2012 la Germania ha potuto accumulare riserve per 29,4 miliardi di euro. Denaro che è andato a riempire le casse del sistema previdenziale.
Come se i numeri non fossero già soddisfacenti, si registra anche un miglioramento, rispetto al 2011, di 5,4 miliardi.

Nel corso dell’ultimo anno inoltre, il totale dei contributi obbligatori versati dai cittadini allo Stato è salito del 2,3%, da 170,5 a 174,5 miliardi di euro.
Grazie a questi miglioramenti, il Governo ha quindi deciso di ridurre l’ammontare dei contributi che gravano sugli abitanti dal 19,6% al 18,9% delle retribuzioni lorde a partire da gennaio 2013.

I motivi di questo miglioramento

I motivi che hanno portato un tale guadagno sono diversi, ma si possono tranquillamente ricondurre all’incontro tra un’ economia solida che, nonostante la crisi, ha continuato a far registrare dati positivi, e il boom occupazionale che ha fatto della Germania uno dei Paesi con il minor tasso di disoccupazione al mondo (secondo le statistiche, nel 2012 gli occupati tedeschi sono stati 41,5 milioni, mentre il numero dei senza lavoro è sceso a 2,34 milioni).

“Bisogna stare comunque attenti”

Alexander Gunkel, il rappresentate dei datori di lavoro nella Rentenversicherung, non si adagia sugli allori e lancia un chiaro avvertimento alla classe politica.
I politici dovranno stare lontani dalle riserve del fondo pensioni pubblico. Ciò che infatti si teme è che essi, incoraggiati da questi miglioramenti, vogliano ridurre i contributi dell’erario pubblico al sistema pensionistico di circa 4,75 miliardi di euro, facendo in modo che i pensionati di domani si ritrovino con minori garanzie di quelli di oggi.

Insomma, per la Merkel si profila nei prossimi mesi una dura campagna elettorale ed una riconferma non è del tutto certa, ma le pensioni sono una cosa seria e non una carta da giocarsi per essere eletti.

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