Blocco degli stipendi, tfr a rate, straordinari tagliati, sospensione dell’indennità di vacanza contrattuale: queste le misure di contenimento dei costi per le retribuzioni dei dipendenti statali. Salvi invece i dipendenti di Bankitalia: al posto loro, a finire sotto la scure “blocca stipendi”, sarà il personale del Servizio sanitario nazionale.
Il triste destino del Governo italiano, almeno da fine 2011 in poi, sembra essere quello di non riuscire a fare a meno di elargire in qualche modo regalie e prebende al settore bancario. Ne è ulteriore prova il fatto che, mentre ai dipendenti statali si chiederà di stringere ulteriormente la cinghia per il quinto anno consecutivo, a Palazzo Koch si potrà, a ragion veduta, tirare un sospiro di sollievo: il personale della Banca d’Italia esce infatti dall’elenco delle categorie di dipendenti della Pubblica amministrazione vittime della normativa "blocca stipendi", introdotta nel 2010 dall’allora ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti.
Saccomanni salva i suoi ex colleghi?
A pensare male si fa peccato ma spesso ci si indovina, sosteneva Giulio Andreotti. Lasciamo comunque che sia la fredda cronaca parlamentare a segnalarci che il decreto atto a scongelare gli aumenti contrattuali dei suoi ex colleghi porti proprio la firma del ministro Fabrizio Saccomanni, già direttore generale della Banca d’Italia.
Il silenzio della politica
Una mossa azzardata che si pensava potesse scuotere gli animi, mentre invece al momento si segnala solo l’isolato intervento di una parlamentare del Partito Democratico, Lorenza Bonaccorsi, che ha stigmatizzato il provvedimento dichiarando:
Se corrispondesse al vero, sarebbe grave e ingiusta la decisione del governo di prevedere una disparità di trattamento tra tutti i dipendenti della Pubblica amministrazione, per i quali viene previsto il quinto anno consecutivo di congelamento degli stipendi, e il personale della Banca d’Italia, salvato invece dal blocco con un favoritismo.
I tagli al settore pubblico
Un settore, quello pubblico, chiamato ad affrontare la difficile sfida dei tagli sempre più lineari: tra il 2006 e il 2011 sono stati di fatto cancellati ben 230 mila posti di lavoro, il 6% del totale, che comunque continua ad ammontare a 3,4 milioni. Quindi, anche se il blocco degli stipendi non ha colto di sorpresa nessuno, a pesare è la somma complessiva delle misure di contenimento, a cui si deve aggiungere la sforbiciata del 10% sugli straordinari e la sospensione dell’indennità di vacanza contrattuale, che serviva proprio a compensare i mancati rinnovi.
Le prossime sfide del Governo: seconda rata Imu e aumento ticket sanitari
Nel frattempo, la gragnuola di critiche piovuta sulla legge di Stabilità, e tutte le relative simulazioni di spesa per i cittadini che gridano alla stangata imminente, hanno avuto il pregio di togliere da sotto i riflettori due scadenze fondamentali ancora tutte da affrontare: in mancanza di un apposito decreto, entro la metà di dicembre i proprietari di prima casa dovranno pagare la seconda rata dell’Imu. Il costo della sospensione ammonta a 2,3 miliardi. A gennaio invece scatterà l’aumento dei ticket sanitari. Su questi due temi, che sembrano una polveriera a cui rischia di avvicinarsi del fuoco, si attendono con trepidazione indicazioni da parte del Governo.
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