Legge 153, pensione lavoratori autonomi e assegni familiari: 10 euro al mese. Una categoria discriminata sotto tutti i fronti

Vittoria Patanè

12 Febbraio 2015 - 14:28

La Legge 153 del 1988 circoscrive gli assegni familiari ai soli dipendenti. Per i lavoratori autonomi previsti solo 10 euro al mese di maggiorazione. L’ennesima ingiustizia nei confronti di una categoria vessata e maltrattata. L’ANAP insorge e chiede di modificare la legge

Legge 153, pensione lavoratori autonomi e assegni familiari: 10 euro al mese. Una categoria discriminata sotto tutti i fronti

Lavoratori autonomi senza un attimo di tregua. I problemi riguardanti la Partita IVA continuano e non si sa quale soluzione il Governo tirerà fuori dal cilindro nell’ambito della riunione del Consiglio de Ministri del prossimo 20 febbraio. La possibilità più forte è quella che vengano annullatele modifiche al regime dei minimie che gli aumenti relativi ai contributi della Gestione Separata INPS rimangano congelati fino a data da destinarsi. Ma per fare ciò servono delle coperture finanziarie che il ministero dell’Economia sta cercando disperatamente di reperire. Come e dove? E’ un mistero.

Non è dunque un bel periodo per i lavoratori autonomi e, per quanto concerne gli assegni familiari, non lo è da circa 27 anni. Perché? Perché è proprio dal 1988 che viene perpetrata un’ingiustizia bella e buona.

Legge n.153/1988
La legge n.153 del 1988 istituisce l’assegno per il nucleo familiare, circoscrivendo l’erogazione ai lavoratori dipendenti. Per gli autonomi assolutamente nulla, o meglio ciò che viene prevista è una quota di maggiorazione della pensione per i carichi familiari. In altre parole, i pensionati autonomi hanno diritto a una maggiorazione sulla pensione per ogni familiare a carico. A quanto ammonta? 10 euro e 21 centesimi al mese. Sì, avete capito benissimo.

Non solo quindi i lavoratori autonomi devono subire una tassazione molto più elevata dei dipendenti, non solo non hanno alcuna tutela, ma per quanto riguarda gli assegni familiari la normativa si è fermata 27 anni fa, senza che ad oggi venga prevista nessuna modifica o aggiornamento. Tutto ciò che possono avere questi lavoratori senza diritti sono 10,21 euro mensili per ogni familiare a carico, una cifra che non basterebbe nemmeno per pagare il pranzo al proprio figlio.

Questo il motivo per il quale l’ANAP, ha deciso di protestare contro una norma anacronistica e ingiusta che rappresenta l’ennesimo sopruso nei confronti dei lavoratori autonomi. A evidenziare questa disparità di trattamento rispetto ai dipendenti è Franco Felice, vicepresidente nazionale dell’Associazione:

“La legge 153 del 1988, istituendo l’assegno per il nucleo familiare, ne ha circoscritto purtroppo l’applicazione ai soli pensionati provenienti dal lavoro dipendente. Per i pensionati provenienti dal lavoro autonomo (ex artigiani, ex commercianti, ex coltivatori diretti) è rimasta invece in vigore la vecchia normativa e i trattamenti di famiglia a loro erogati, quando ne hanno diritto, si chiamano ‘quote di maggiorazione della pensione’ per carichi familiari”

L’ennesima discriminazione nei confronti di una categoria vessata e maltrattata. Ricordiamo che, in questo caso, non si parla di pensioni d’oro, ma di pensioni minime che in taluni casi risultano inferiori a 500 euro al mese.

In base a queste considerazioni, l’ANAP ha deciso di chiedere al Parlamento di varare una modifica dell’attuale normativa volta a equiparare i diritti di tutti i pensionati, siano essi ex autonomi o ex dipendenti.

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