Le pensioni d’oro si salvano o no?

Valentina Pennacchio

18 Ottobre 2013 - 10:30

Nel testo della Legge di Stabilità 2014 viene inserito nuovamente il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro. Ma non era stato già dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale? Cosa è cambiato? Le pensioni d’oro si salvano o no?

Le pensioni d’oro si salvano o no?

Col passare dei giorni arrivano notizie sempre più dettagliate sulla Legge di Stabilità 2014. Proprio ieri vi abbiamo parlato di una questione piuttosto spiacevole per i cittadini, ovvero il possibile taglio alle agevolazioni fiscali se la spesa pubblica non di dovesse abbassare.

Oggi vogliamo affrontare una delle "novità" sul tema lavoro contenuta nella Legge di Stabilità 2014. Di cosa si tratta? Il taglio delle pensioni d’oro.

Come molti di voi ricorderanno la Corte Costituzionale è intervenuta in merito qualche mese fa per decretare l’incostituzionalità di un simile intervento (contenuto nel D.L. 98/11). E ora cosa è cambiato? Perchè la Legge di Stabilità 2014 torna a parlare del contributo di solidarietà?

Le pensioni d’oro si salvano o no?

Nel testo della Legge di Stabilità 2014 è stato inserito un contributo di solidarietà per le pensioni d’oro, a partire dal 2014 e ripetuto per 3 anni: 5% per le pensioni tra 100.000 (la parte eccedente) e i 150.000 euro lordi l’anno, 10% per la parte eccedente 150.000 euro, 15% per la parte eccedente i 200.000 euro.

Il sottosegretario al lavoro, Carlo Dell’Aringa, ha affermato:

"Pensiamo di poter superare le obiezioni dei giudici della Consulta".

Perchè questo ottimismo? Come ricorderete la Corte Costituzionale aveva bocciato il taglio alle pensioni d’oro appellandosi a due articoli della Costituzione:

  • art. 3 (comma 1): Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge;
  • art. 53 (comma 1): Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.

L’opinione prevalsa tra i giudizi costituzionali era stata quella per cui il taglio alle pensioni d’oro, nella forma del vecchio contributo di solidarietà, era un’imposta vera e propria, un contributo di natura tributaria (perché determina "una decurtazione patrimoniale definitiva del trattamento pensionistico, con acquisizione al bilancio statale del relativo ammontare") che non poteva gravare solo sui titolari di pensioni d’oro, bensì doveva essere applicata anche a tutti i "lavoratori d’oro" attivi che guadagnavano cifre analoghe.

Cosa è cambiato? Pare che l’Esecutivo abbia previsto una sorta di escamotage, stabilendo che i proventi del taglio delle pensioni d’oro resteranno nella casse dell’INPS e non finiranno tra i conti pubblici, andando a finanziare le categorie più bisognose, come gli esodati o i pensionati con assegni bassi. In questa maniera, secondo il Governo, non si potrà parlare di imposta, quanto di un contributo di solidarietà a tutti gli effetti che aiuta i poveri, togliendo ai ricchi.

Questa idea di destinare i proventi derivanti dal taglio delle pensioni d’oro all’INPS piuttosto che alle casse statali pare sia saltata.

Una notizia dell’ultima ora, riportata dal Corriere, pare infatti togliere ogni dubbio: le pensioni d’oro si salvano ancora. Il contributo di solidarietà salta e resta solo un prelievo pari al 3% sulle pensioni superiori ai 300.000 euro l’anno.

Niente da fare neanche per la soluzione alternativa di limare le pensioni alte calcolate con il sistema retributivo, più generoso rispetto al contributivo imposto ai giovani.

Risultato? I ricchi, pare, si salvino ancora una volta (avevate dubbi?) e il distacco generazionale aumenta sempre più. Buona prova per un Governo che aveva posto come priorità del suo operato proprio il futuro dei giovani.

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