Le ONG che salvano i migranti in mare sono illegali? Ecco come si finanziano

Violetta Silvestri

23 Settembre 2019 - 21:23

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Le navi delle ONG che salvano i migranti in mare sono sotto accusa per favoreggiamento all’immigrazione clandestina. La loro attività è davvero illegale? E soprattutto chi le finanzia? Alcuni chiarimenti di seguito.

Le ONG che salvano i migranti in mare sono illegali? Ecco come si finanziano

Le navi delle ONG che operano nel Mediterraneo per salvare le vite dei migranti sono ormai da anni sotto i riflettori. La loro azione è davvero benefica, con il solo scopo di aiutare chi sta per annegare in nome dei diritti umani, o si nascondono obiettivi economici, di vero e proprio business? La pressione mediatica e l’intensificarsi dei casi, come l’ultimo della nave Ocean Vikings delle ONG Méditerranée e Medici senza Frontiere, hanno moltiplicato dubbi e domande sull’origine di queste organizzazioni.

Il quesito di maggiore interesse, fortemente legato alla questione della trasparenza e della legalità, è quello su come si finanziano le ONG che salvano i migranti in mare. Innanzitutto occorre chiarire che queste organizzazioni sono senza scopo di lucro per loro stessa definizione e operano in modo assolutamente autonomo dagli Stati.

In generale, gli introiti delle ONG, sia che si occupino dei salvataggi marittimi di migranti, sia che abbiano altri scopi sociali, culturali, umanitari, possono provenire sia da privati che da enti e sistemi pubblici. L’Unione Europea, le Nazioni Unite, il Ministero degli Esteri, le Regioni hanno a disposizioni fondi da destinare alle attività non governative. Una grande parte dei finanziamenti, comunque, arriva da privati cittadini, fondazioni, chiese, aziende. Spesso, inoltre, sono proprio i magnati dell’economia mondiale a dare supporto alle ONG. Il caso più famoso, collegato alle ONG che salvano i migranti in mare, è quello di Soros con la sua fondazione.

Le navi ONG nel Mediterraneo: chi sono, come operano, con quali fondi

Il Mediterraneo negli ultimi anni ha visto navigare sulle sue acque diverse navi di ONG che salvano i migranti in mare. Seawatch è di origine tedesca ed opera dal 2014. Sul sito si legge che l’organizzazione riceve solo donazioni private, che nell’anno 2018 hanno raggiunto la cifra di 1,8 milioni di euro. La sua imbarcazione è nota alle cronache per la vicenda dello sbarco voluto dalla comandante Carola Rackete, nel lungo braccio di ferro con il ministro Salvini. La donna è indagata di favoreggiamento di immigrazione clandestina, anche se per ora il suo arresto non è stato convalidato e la nave è sotto sequestro a Licata, Agrigento.

Anche la Sea-eye ha origini tedesche e molte donazioni le arrivano dalle Chiese anabattista, evangelica e cattolica della Germania. Quest’ultima ha versato 50mila euro all’inizio del 2019.

La nave Open Arms appartiene alla ONG spagnola ProActiva Open Arms. Dal 2015 ha salvato in mare circa 60mila persone. I suoi finanziamenti sono soprattutto privati. Nel 2018 avrebbe ricevuto 3,5 milioni di euro da vari donatori, tra i quali ci sarebbero anche l’attore RIchard Gere e l’allenatore di calcio Guardiola.

La ONG Medici senza Frontiere, anch’essa coinvolta in attività di salvataggio di vite in mare, ha dichiarato dal suo bilancio online introiti pari a 57,9 milioni di euro con donazioni nel 2017. Il 5x1000 avrebbe portato nelle casse circa 10 milioni di euro.

Salvataggi in mare delle navi ONG e business, accuse fondate?

Le accuse mosse nell’ultimo periodo alle ONG che salvano i migranti in mare sono di favoreggiamento all’immigrazione clandestina e di collusione con i trafficanti di esseri umani che operano dalla Libia.

Sono diverse le inchieste in corso, iniziate in modo più eclatante nel 2016 con il caso di operatori Save the Children e Medici senza frontiere sulla nave olandese Iuventa, accusati di irregolarità. Soprattutto, sospettati di aver preso accordi con i trafficanti per le consegne dei migranti.

Ad oggi, restano indagini aperte e navi bloccate dai sequestri. Sono tutte da chiarire le presunte relazioni tra salvataggi in mare, attività delle ONG e reati di immigrazione clandestina.

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