La Polonia è un obiettivo della Russia?

Marta Zanierato

13 Marzo 2022 - 15:05

condividi

Perchè gli attacchi di Putin ora si concentrano sul confini con la Polonia? Quali sono le sue vere intenzioni?

La Polonia è un obiettivo della Russia?

A quanto pare Mosca allarga l’offensiva in Ucraina bombardando una base appena fuori Leopoli, sul confine con la Polonia. Il comando militare di Leopoli ha spiegato che il Centro internazionale per il mantenimento della pace e la sicurezza a Yavoriv, è stato colpito con otto missili. Si registrano 35 morti e 134 feriti. 

Ricordiamo le prime parole di Putin, un discorso volto a tranquillizzare tutti perché descriveva il movimento dell’esercito russo in Ucraina come un semplice atto di peace-keeping. Ma a questo punto, le azioni del presidente russo tutto fanno pensare meno che a un mantenimento della pace. Perché il Putin si sta spingendo oltre l’Ucraina?

Perché la Polonia è nel mirino della Russia?

Per capire le intenzioni di Putin è bene rimettere lo sguardo al passato. Il piano del presidente russo non è iniziato il 24 febbraio 2022, ma si è innescato ed espanso lentamente nell’ultimo decennio. A Putin non interessa la sola conquista dell’Ucraina, l’obiettivo rappresenta la tessera di un puzzle molto più grande: la ricostruzione dell’impero russo. Per questo la Polonia e gli Stati baltici sono nel mirino russo.

A grandi obiettivi corrispondono grandi contromisure, perciò, per quanto riguarda l’Europa, è difficile immaginare che il nostro continente possa rimanere inviolato in uno scontro che potrebbe definirsi come la terza guerra mondiale.

Molti anni fa, quando la Russia attaccò la Georgia, il presidente polacco Lech Kaczyński cercò di mettere in guardia il mondo intero perché riconobbe la strategia di Putin e ritenne che c’era da agire subito. Purtroppo nessuno gli diede ascolto.

Oggi, invece, è necessario intervenire in modo drastico una volta per tutte.

Perché rischia tutta l’Europa?

È dalla fine di febbraio che i capi di Stato rassicurano le popolazioni scongiurando l’ipotesi di una terza guerra mondiale. Sia la Russia che la NATO, infatti, non hanno interesse in un conflitto globale, soprattutto considerando il fatto che l’utilizzo delle armi atomiche porterebbe alla cosiddetta “distruzione mutua assicurata”.
 
È anche vero, però, che è molto difficile prevedere gli sviluppi, i tempi e le conseguenze di uno scontro, soprattutto se in gioco ci sono potenze come la Russia.

Nel suo discorso delirante, Putin ha espresso chiaramente nostalgia dell’URSS e il suo intento è quello di “proteggere i russi ovunque si trovino”. A rischiare, quindi, non è soltanto il destino dell’Ucraina o dei Paesi baltici, ma quello degli equilibri in Europa e della capacità di difesa della NATO. 

Che cosa può fare l’Europa?

La Polonia e altri paesi dell’Europa centro-orientale confinanti con l’Ucraina si sono mossi fin da subito per dare il loro contributo, e hanno aperto le porte per accogliere i rifugiati in fuga dalla guerra in Ucraina. Ma la solidarietà dei cittadini non basterà. In futuro, infatti, il numero dei profughi di guerra potrebbe aumentare fino a 5 milioni, e a quel punto neanche la Polonia potrebbe fare nulla perché non avrebbe spazio e risorse sufficienti per ospitare tutti. Ci sarà bisogno di un maggior sostegno da parte di tutta l’Europa, non solo per quanto riguarda l’accoglienza dei rifugiati.
 
Secondo il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki,

Più forti saranno le sanzioni dell’Occidente, maggiore sarà la pressione interna su Putin. Putin non è un nuovo Stalin. Il suo potere non si basa sull’ideologia, né sul carisma, ma sui contratti di petrolio e gas.

Lo dimostra il fatto che l’Ucraina, nonostante la Russia sia un colosso, sta resistendo all’attacco. Secondo il ministro, quello di Putin è un mito, ben raccontato dai media, certo, ma comunque “superficiale”. L’economia russa è debolissima, si fonda su poche voci e ha una popolazione in declino, e dato che questa guerra si vince anche nell’opinione pubblica, l’occidente deve premere ancora di più, e in fretta, affinché siano i russi comuni e gli oligarchi stessi ad accorgersi della precarietà di Putin.

A quel punto, la credibilità del presidente russo e la sua dittatura si incrinerebbe dall’interno.

Che cosa succederà in Italia?

Secondo Matteo Pugliese, ricercatore Ispi ed esperto di geopolitica, l’Italia ha sempre avuto un approccio moderato e di amicizia con la Russia per l’importante interscambio commerciale.

I recenti tentativi diplomatici di Di Maio e Draghi sono falliti come quelli di Macron e Scholz, perché Putin non era interessato a trattare: attraverso il ricatto della guerra il suo scopo era quello d’imporre posizioni inaccettabili così da mantenere la crisi tra i Paesi e continuare con le sue azioni belliche.

Per l’Italia, l’impossibilità di una trattativa è molto grave perché, come abbiamo detto, la maggioranza di governo include partiti che nel recente passato hanno stretto legami con il regime di Mosca. Secondo Pugliese: “bisogna dunque vedere se l’Italia sarà in grado di partecipare compatta alle sanzioni europee.
 
 

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO