La Grecia è vicina al default. Ecco cosa potrebbe succedere dopo il 5 giugno e l’iter previsto in caso di insolvenza
Alexis Tsipras l’ha dichiarato ufficialmente: la Grecia non ripagherà il debito contratto con il Fondo Monetario Internazionale entro la scadenza del 5 giugno. Atene non ha né quei 303 milioni di euro necessari per saldare la prossima rata, né i restanti 1,3 miliardi da rimborsare entro la fine del mese.
A questo punto dunque l’Europa si prepara ad affrontare quello che negli ultimi mesi è stato il timore più alto dei mercati_ il default della Grecia. Nel caso in cui le parole del primo ministro ellenico fossero confermate dai fatti, vale a dire nel caso in cui non venisse restituito il denaro ricevuto da UE, BCE e FMI e questi ultimi decidessero di tagliare gli aiuti, cosa succederebbe?
Grecia: ecco gli scenari dopo il 5 giugno
Le possibilità che la Grecia trovi i soldi per rispettare la scadenza del 5 giugno diventano di giorno in giorno più esigue.
Il mancato pagamento non equivarrebbe però a un default, almeno non ancora. Se infatti Atene non riceverà nei prossimi 10 giorni gli aiuti finanziari di cui ha bisogno non riuscirà a ripagare il debito contratto con il Fondo Monetario. A questo punto, secondo procedura, Christine Lagarde dovrebbe inviare una comunicazione ufficiale ad Alexis Tsipras per invitarlo a pagare e informarlo che non potrà più usufruire del denaro del FMI.
A due settimane di distanza dal 5 giugno, il n.1 dell’ente passerebbe dalla comunicazione all’avvertimento ufficiale al presidente della Repubblica greco, informandolo delle conseguenze del mancato pagamento. Un mese dopo, nel caso in cui nel frattempo il Primo Ministro non sia riuscito a trovare i soldi per rimborsare quanto dovuto, il comitato esecutivo dell’FMI sarà informato del mancato rimborso. A quel punto, l’FMI e l’ISDA ("International Swaps and Derivatives Association") dichiarerebbero il "credit event", vale a dire un evento creditizio che decreterebbe l’entrata ufficiale della Grecia in default.
Grecia: il default
Riassumendo, il default della Grecia scatterebbe a luglio. In realtà però dal 5 giugno in poi sia i mercati che i Governi considereranno gli ellenici insolventi.
Il che, a livello pratico, avrebbe due conseguenze: la prima sarebbe la sospensione di qualunque trattativa tra l’Eurogruppo e l’Esecutivo ellenico, la seconda sarebbe lo stop
all’erogazione di nuovi finanziamenti di emergenza da parte della BCE alle banche greche tramite i fondi ELA che provocherebbe una gravissima crisi di liquidità.
Attualmente infatti, la Banca Centrale Europea eroga degli aiuti alle banche elleniche nella speranza di un accordo con l’Europa e dell’attuazione di riforme strutturali che consentano ai Greci di pagare i propri debiti. Nel caso in cui Atene non rispettasse la scadenza del 5 giugno, l’istituto guidato da Mario Draghi chiuderebbe i rubinetti, aumentando tra l’altro lo sconto sul collaterale di garanzia esibito. In base ai calcoli effettuati dal New York Times, in caso di default lo sconto sarebbe alzato dal 35% al 90%. In parole povere, le banche dovrebbero portare alla BCE garanzie per 10 euro, al fine di ottenere un prestito di appena 1 euro.
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