La Chiesa ortodossa vuole offrire un aiuto finanziario al governo della Grecia, difendendolo da "una forza d’invasione straniera", mettendo a reddito i terreni.
La Grecia è sull’orlo del disastro finanziario e la Chiesa ortodossa ha deciso di concedere un aiuto concreto per pagare il debito pubblico che ammonta ad oltre 320 miliardi di euro, più del 175% del Pil.
La Costituzione greca del 1975 dichiara:
«Nel nome della santa, consustanziale e indivisibile Trinità»
e prevede per la Chiesa ortodossa uno status di privilegio tale da renderla quasi una religione di Stato.
Nota come una chiesa rigida - almeno per i suoi privilegi - ora la Chiesa ortodossa intraprende delle scelte proprio a livello finanziario.
Il Vescovo Ieronimos, massima autorità ecclesiastica della Grecia ha dichiarato:
Siamo pronti a sostenere lo Stato con i ricavi del nostro patrimonio.
Si tratta di un giro finanziario, quello della Chiesa ortodossa, di oltre un miliardo di euro sfuggito, a quanto sembra, ad austerity e fisco.
Alexis Tsipras è stato il primo presidente del Consiglio della storia nazionale greca a non prestare giuramento con cerimonia religiosa. Ciononostante, la Chiesa proprio ha deciso di intraprendere questa scelta.
La Chiesa ortodossa greca ha molte proprietà ed migliaia di impiegati stipendiati dalle istituzioni pubbliche, oltre ad una massiccia partecipazione nella più grande banca nazionale.
La sua quota nel pagamento delle tasse è stata sempre estremamente limitata: vengono pagati 2,5 milioni di tasse su un miliardo ed oltre di beni vari.
Nel 2010 aveva dichiarato che il suo ruolo è sì sociale, ma spirituale e caritatevole a sostegno dei bisognosi ed era disposta a cedere parte del suo vasto patrimonio immobiliare per aiutare il paese a contrastare la grave crisi economica.
Al governo ellenico, le autorità religiose offrono cooperazione su strumenti pratici per alleviare le sofferenze dei poveri in questi momenti cruciali con contributi molto concreti per alleviare la crisi ellenica.
Ogni giorno solo nella Capitale le parrocchie distribuiscono diverse migliaia di pasti gratuiti.
In un fondo gestito congiuntamente dal governo e dalle autorità religiose, eliminando quindi le restrizioni legali che impediscono di mettere i beni della Chiesa sul mercato, i ricavi della messa a frutto delle proprietà della Chiesa verrebbero versati per una parte ai servizi sociali gestiti dalla chiesa.
A livello pratico questa offerta di collaborazione al governo dovrebbe consentire di utilizzare meglio questo patrimonio, probabilmente affittandolo oppure, dove è possibile, convertendolo ad uso turistico.
Certo è che si tratta di una decisione preannunciata e oggi diventa operativa.
Si ricorda che il Sacro Sinodo, in tema d’austerity, è stato sempre schierato su posizioni simili a quelle di Syriza e proprio nel 2010 aveva attaccato duramente le politiche della ex Troika che erano state definite "una forza d’invasione straniera".
L’aiuto della Chiesa ortodossa sarà utilizzato realmente per sostenere la finanza pubblica?
La Chiesa ortodossa greca sembra un organo statale e gode anche di una forte influenza politica. Gli sgravi fiscali dei quali gode, la connessa poca trasparenza contabile nonché il fatto che gli stipendi dei preti vengano pagati dallo Stato (cosa peraltro che è stata oggetto di forti critiche proprio nel corso di questa crisi), si pensa che le finanze pubbliche dovrebbero ricevere un surplus di entrate, ma non è sicuro che sarà così.
La Grecia ha un registro dei terreni solo da pochi anni. Peraltro le dispute territoriali tra i privati e lo Stato sono numerosissime e coinvolgono circa 273 mila ettari di terra e proprio dalla Chiesa ortodossa ce ne sono altri 135 mila che sono portati nelle aule dei tribunali. Il catasto in Grecia sembra quasi che non esista.
Il Santo Sinodo aveva già benedetto la collaborazione fra lo Stato e la Chiesa con la creazione di un Ente speciale per la valorizzazione della proprietà della Chiesa ma gli introiti saranno solo destinati esclusivamente ad opere di beneficenza.
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