Il Fondo Monetario Internazionale conclude la missione annuale e assegna all’Italia un’impegnativa serie di consigli per il miglioramento economico.
Resi noti ieri i contenuti della dichiarazione finale della missione annuale in Italia del Fondo Monetario Internazionale che pur avendo notato i primi, fragili, segnali di ripresa, impartisce all’Italia una serie di moniti e di consigli che appaiono di non semplice applicazione.
Secondo l’organizzazione economica di Washington occorrono, infatti, ulteriori, rapidi, interventi di politica economica, che con la loro incisività riescano a rendere il nostro Paese maggiormente dinamico a livello economico e giuslavoristico e riescano ad attirare l’attenzione di imprenditori e capitali esteri.
Mercato del lavoro
L’organizzazione economica guidata da Christine Lagarde ha auspicato l’introduzione nel mercato del lavoro del contratto a tutele crescenti e un più ampio spazio per la contrattazione salariale al livello dell’impresa (contrattazione di secondo livello).
Un’altra indicazione arriva a proposito dei contratti pubblici, per i quali è stata auspicata la differenziazione dei salari a livello regionale: una misura che potrebbe avere ricadute positive anche sul settore privato, migliorando la proporzionalità tra la produttività dei dipendenti e le loro retribuzioni.
Anche la reintroduzione del reato di falso in bilancio e la modifica delle norme della prescrizione sarebbero misure normative in grado di combattere la corruzione e, quindi, di favorire la competitività imprenditoriale e, in ultima istanza, la crescita economica.
Privatizzazioni
L’FMI ha auspicato che il piano di privatizzazione delle aziende pubbliche italiane sia completato rapidamente affinché nel 2015 lo Stato italiano riesca a mettere a segno un avanzo, seppur minimo (0,1% del PIL) del saldo strutturale di bilancio, in luogo del, pur lieve, disavanzo (0,1% del Pil) previsto dal Governo.
Spesa Pubblica
Anche la spesa pubblica del Belpaese dovrebbe essere reindirizzata dagli interventi a favore della parte più anziana del Paese (per cui l’Italia è uno dei Paesi UE che spende di più) agli interventi per l’istruzione, la ricerca e le politiche attive del lavoro, per cui, di contro, l’Italia è uno dei paesi europei che spende meno.
Sofferenze bancarie
Anche se le banche italiane hanno fatto progressi, il FMI rileva come i crediti in sofferenza continuino a crescere, avendo toccato la quota del 16% dei prestiti. Per questo è opportuno che Bankitalia e le altre autorità bancarie nazionali mettano in atto misure più convincenti e persuasive per lo smaltimento dei crediti in sofferenza.
Per l’Italia viene auspicata l’armonizzazione dei criteri di accantonamento sui prestiti e la costituzione di cuscinetti di capitale più robusti, come anche la messa in campo di incentivi fiscali che consentano alle banche di istituire apposite società di gestione delle sofferenze.
Anche per le Fondazioni Bancarie ci sono specifiche indicazioni: queste istituzioni dovrebbero, infatti, cedere il controllo delle banche stesse e perseguire una maggiore trasparenza con la pubblicazione di bilanci certificati e appropriate regole di governance.
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