Il quartier generale di Bloomberg nella City di Londra, ospita oggi l’evento Saxo Bank de "La fine dell’Euro che conosciamo". Proprio in questa occasione, Lars Serier Christensen, CEO della banca danese, torna ad esprimersi sull’unione Europea e sull’Euro, nel discorso di apertura dell’evento #TradingDebates.
Lars Seier Christensen: la fine dell’Euro che conosciamo
Le elezioni in Germania potrebbero essere un momento decisivo per l’Eurozona, nonostante la situazione sia interpretata in maniera diversa da Bruxelles: l’Euro è ormai salvo, i mercati sono sbalorditi dalla magnificenza delle decisioni prese dalla leadership dell’Unione Europea e non c’è nulla di sbagliato che non possa essere risolto da "più Europa".
Per queste persone, la medicina di tutti i mali dell’UE è sempre più UE. Pur presiedendo ad uno dei più monumentali fallimenti nella storia del dopoguerra, l’Euro, costoro non riescono a fare la minima auto-critica.
Tuttavia, segue poi Christensen, le elezioni in Germania potrebbero dare il via alla trasformazione definitiva dell’Unione Europea.
Secondo i sondaggi, non c’è aria di cambiamento all’interno l’elettorato tedesco. Con buona probabilità, Angela Merkel continuerà ad essere il Cancelliere della Germania e, de facto, leader dell’UE, benché l’esito del voto sia ancora tutt’altro che scontato.
Ma in Germania c’è anche Alternative für Deutschland
Gli ultimi sondaggi, ci dicono tuttavia che alla Budestag avremo la rappresentazione di un nuovo partito: Alternative für Deutschland, l’unico partito tedesco che sarebbe favorevole all’uscita dall’Euro.
Probabilmente, questa è la parte più interessante delle elezioni tedesche.
Con AfD al parlamento, segue il CEO Saxo Bank, l’agenda del governo si sposterà dall’Europa alle questioni nazionali, ma allo stesso tempo la Merkel sarà costretta a rivalutare l’Unione Europea, specie la moneta unica, vista la presenza di AfD.
Come aveva sottolineato Christensen giorni fa (Euro: la radice di ogni male?), la Cancelliera Merkel ha sviluppato un approccio molto razionale rispetto all’UE, esigendo che i paesi membri seguano le regole assicurandosi così il cammino verso la maggiore competitività.
Ma questa è una battaglia persa in partenza e l’unica possibilità è che la Germania del post-22 settembre sia in grado di stabilire un nuovo corso delle cose.
Argomenta a questo punto Christensen:
Si tratterebbe di stilare una nuova agenda, anziché inseguire direzioni storiche, stabilite dai predecessori diverse generazioni prima. Se l’Europa vuol far ripartire lo sviluppo economico, dobbiamo sviluppare una visione dell’Europa adatta al 21° secolo.
A questo scopo serve mettere l’accento sulla microeconomia, piuttosto che sulla macroeconomia in calo. Spiega Christensen: abbiamo bisogno della libertà di creare aziende che siano innovative e produttive. Abbiamo bisogno che i 26 milioni di piccole e medie imprese in Europa trovino la possibilità di assumere e creare occupazione, proprio come hanno fatto con l’80% dei posti di lavoro creati in Europa dal 2000 ad oggi.
Barroso non può creare posti di lavoro, le imprese sì.
Per fare tutto questo, continua poi Christensen, bisogna riconsiderare tutti i fallimenti dell’Unione Europea, compreso l’Euro.
Salvare l’Euro a tutti i costi?
L’Euro ha mostrato la sua vera identità, e chiunque con un minimo di ottica razionale sul mondo si renderà conto che la collaborazione valutaria è un fallimento storico che può portare a conseguenze fatali per l’Europa e per la competitività dell’intero continente.
Solo una maggiore integrazione tra i paesi dell’Euro può salvare la moneta unica, o al limite distruggerla.
Ciò significa:
- Politica fiscale comunitaria
- La ripartizione dei costi del debito
- La disponibilità a pagare importanti trasferimenti di denaro dai paesi ricchi a quelli poveri o, più dettagliatamente, dalla Germania agli altri.
Per salvare l’Euro a tutti i costi, argomenta poi Christensen, c’è una strada percorribile, ma poco desiderabile. Almeno non per i cittadini, che in questo momento sembrano avere interessi completamente differenti da quelli della classe politica.
Salvare questo Euro richiede la cessione di una parte dell’indipendenza nazionale, in una maniera che è inaccettabile per l’elettorato. E proprio per questa ragione, può essere perseguita soltanto in maniera non democratica. Che è ciò che sta già accadendo.
Come possiamo salvarci?
Se tutto va bene, conclude infine il CEO Saxo Bank, le elezioni in Germania avvieranno il processo di fondamentale trasformazione dell’UE:
Anziché salvare qualcosa che non può essere salvato e non dovrebbe essere salvato, dobbiamo concentrarci sulle forze che abbiamo.
E questi punti di forza sono rappresentati da un enorme potenziale di forza lavoro. 500 milioni di consumatori. Un’area di libero scambio ben sviluppata. Variazione e differenziazione. Sistemi economici differenti. Diversi sistemi fiscali. Aree a basso salario. Aree con elevati livelli d’educazione. Alcune delle più forti e storicamente più importanti culture del mondo. L’orgoglio collettivo di essere parte dell’Europa, ma allo stesso tempo cittadini dei nostri stati nazionali. Lars Seier Christensen, 13 settembre 2013
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