Jobs act, lavoro e politiche attive: ennesimo bluff?

Francesco Oliva

30 Dicembre 2015 - 08:00

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Recentemente siete stati presso un Centro Pubblico per l’Impiego? La modernizzazione annunciata col Jobs act su lavoro e politiche attive è già realtà? Ecco la situazione ad oggi.

Jobs act, lavoro e politiche attive: ennesimo bluff?

Sono passati ormai quasi due anni dal primo provvedimento della riforma del lavoro nota come Jobs act: il decreto legge numero 34 del 20 marzo 2014, meglio noto come «Decreto Poletti».
Com’è la situazione oggi? Il Jobs act ha davvero rivoluzionato (in chiave moderna) il lavoro e le politiche attive in Italia?
A fare una visita presso i vari Centri Pubblici per l’Impiego sembrerebbe di no.
Coloro che, purtroppo, hanno perso il lavoro o sono alla ricerca di una nuova occupazione non hanno ancora potuto sperimentare quanto annunciato, non senza la consueta enfasi, dal Governo guidato da Matteo Renzi.

Jobs act e politiche attiva: che fine ha fatto l’Anpal?

Il Jobs Act nell’iniziale idea renziana doveva basarsi su tre grandi pilastri:

  • introduzione di un contratto unico a tutele crescenti;
  • introduzione di un nuovo assegno universale di disoccupazione;
  • la creazione di un’agenzia nazionale per l’impiego, nota più comunemente con l’acronimo ANPAL, unitamente all’implementazione di nuove politiche attive per il lavoro.

Fatta eccezione per le prime due misure, né l’Anpal né le nuove politiche attive per il lavoro hanno visto la luce.
In linea di principio dovrebbe trattarsi di provvedimenti a costo zero.
L’Anpal dovrebbe utilizzare strutture e personale già esistenti (almeno in parte) mentre le politiche attive dovrebbero inserirsi in un nuovo sistema culturale.
Nell’idea del Governo, infatti, la nuova impostazione della normativa sul lavoro dovrebbe passare dalla «tutela del posto fisso» alla continua attivazione di misure che consentano al lavoratore di ricollocarsi facilmente e rapidamente.
Dunque cosa ostacola l’attuazione di questa parte del Jobs act?

Jobs act, lavoro e politiche attive: quando verrà attivata l’Anpal?

La nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive entrerà in vigore dal 1° gennaio 2016.
Nel frattempo, tuttavia, si rischia una falsa partenza. Perché?
Questo poiché nonostante le regole del Jobs Act sulle politiche attive siano in vigore dal 24 settembre, le prime indicazioni attuative che sono state rese note dall’Inps e dal Ministero del Lavoro non consentono la piena applicazione del provvedimento in oggetto.

I punti di difficile (se non impossibile) applicazione sono almento tre:

  • l’accertamento dello status di disoccupato;
  • il patto di servizio;
  • la condizionalità.

Innanzitutto l’accertamento dello status di disoccupato: come verificarlo? In attesa che l’Anpal entri in funzione, i Centri Pubblici per l’Impiego stanno continuando ad attuare la vecchia normativa, creando non poca confusione.
Gli stessi Centri per l’Impiego non sono in grado di stipulare i cosiddetti patti di servizio ovvero quell’insieme di condizioni che devono essere rispettate dal lavoratore al fine di fruire dei benefici di volta in volta ottenuti.
Ovviamente, in assenza dei patti di servizio non si può applicare neanche la cosiddetta condizionalità ovvero la possibile «punizione» per il mancato rispetto dei patti di servizio da parte del lavoratore.

Portale unico registrazione persone in cerca di occupazione: quando sarà attivato?

Il pacchetto politiche attive disciplinato dal Jobs Act è ancora inattuato anche sul fronte della rivoluzione telematica e digitale: che fine ha fatto il portale unico registrazione persone in cerca di occupazione?
Si tratta di uno strumento molto importante poiché consentirebbe di dotare l’Anpal e il sistema delle politiche attive sul lavoro di quel mezzo necessario per gestire in modo efficiente le varie procedure.
Il portale unico registrazione persone in cerca di occupazione è una piattaforma online attraverso la quale i disoccupati dovrebbero inviare il modulo di domanda per l’ottenimento dell’ASDI, il nuovo assegno di ricollocazione per i disoccupati.
In prospettiva, il portale potrebbe essere utilizzato per la gestione delle anagrafiche e di tutte le informazioni relative ai lavoratori, favorendo anche il rapporto cittadino-Anpal.
Perché non se ne parla più? Quali sono le difficoltà attuative?
Per ora tutto tace, mentre la situazione del lavoro in Italia, nonostante il Jobs Act, non sembra migliorare.

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