Jobs Act, pronti decreti su articolo 18 e Aspi: cosa cambia dal 2015 per licenziamenti, indennizzi e ammortizzatori sociali

Valentina Brazioli

22 Dicembre 2014 - 09:00

Jobs Act, sono pronti i decreti che stabiliscono cosa cambia per l’articolo 18 e l’Aspi: tra licenziamenti (economici, individuali e collettivi), indennizzi e nuova Aspi, ecco le novità in 5 punti.

Jobs Act, pronti decreti su articolo 18 e Aspi: cosa cambia dal 2015 per licenziamenti, indennizzi e ammortizzatori sociali

Jobs Act, il famoso disegno di legge delega che – almeno secondo le opposizioni – era sostanzialmente una scatola vuota, è pronta ad essere riempita di contenuti; ciò grazie ai decreti attuativi che andranno a regolare aspetti fondamentali e particolarmente sensibili di questo provvedimento in materia di lavoro: in particolare, le norme sull’articolo 18 e l’attesissimo “ammortizzatore sociale unico”.

Tra licenziamenti (economici, individuali e collettivi), indennizzi e nuova Aspi, ecco le novità attese in 5 punti.

1 – I licenziamenti economici: anche per scarso rendimento?

Come già visto in precedenza, in caso di licenziamenti per motivi economici, chi avrà il contratto a tutele crescenti non potrà godere della reintegra ma solo di un indennizzo. In caso di contenzioso, la somma erogata all’ex dipendente dovrebbe consistere in 1,5 o 2 mensilità per ogni anno di servizio, per un massimo di 24 mensilità. In caso di conciliazione, si scenderebbe a una mensilità per ogni anno di servizio, con un tetto massimo di 16 o 18 mensilità. Inoltre, nelle ultime ore i rumors accreditano la volontà, da parte del Governo, di ricomprendere all’interno della categoria dei licenziamenti economico-organizzativi anche quelli per “scarso rendimento”, ancora tutti da definire.

2 – I licenziamenti disciplinari: reintegra solo in caso di “insussistenza del fatto”

Meno definita, per ora, la situazione dei licenziamenti disciplinari. La reintegra nel posto di lavoro dovrebbe essere limitata ai soli casi di “insussistenza del fatto materiale”: una definizione, tuttavia, considerata da una parte della maggioranza ancora troppo ampia. Per questo, si starebbe discutendo della possibilità, per il datore di lavoro, di optare per il cosiddetto “opting out”, ovvero di convertire la condanna al reintegro in un indennizzo economico più oneroso (pari a 30 o 36 mensilità).

3 – I licenziamenti collettivi: un nodo ancora da sciogliere

Una questione ancora aperta è quella legata ai licenziamenti collettivi, ai quali si vorrebbero estendere le nuove norme, in quanto questo tipo di licenziamenti è economico per definizione. Non è chiaro, però, se si interverrà a breve sull’argomento.

4 – Gli indennizzi

Per evitare che i datori di lavoro sfruttino gli incentivi legati alle assunzioni per poi licenziare, l’idea è quella di stabilire un indennizzo minimo pari a 4 mensilità (che scenderebbero a 2 in caso di conciliazione).

5 – La nuova Aspi

Nell’attesissimo Consiglio dei Ministri del 24 dicembre dovrebbe arrivare il dlgs con la nuova Aspi, anche se qualcuno paventa uno slittamento dovuto al nodo sulle necessarie risorse economiche. Per ora, sappiamo che la rinnovata assicurazione sociale per l’impiego dovrebbe essere estesa nella durata (fino a 24 mesi) e allargata ai collaboratori continuativi. In molti, però, temono già l’esame da parte della Ragioneria generale dello Stato.

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it