Jeffrey Sachs, economista e saggista statunitense, commenta la difficile situazione in Europa in un articolo per il sito web Project Syndicate. Ecco la traduzione del suo articolo.
Ho aiutato paesi a superare crisi finanziarie per 30 anni, e ho studiato le crisi economiche del ventesimo secolo come sfondo per il mio lavoro di consulenza. In tutte le crisi, c’è sempre uno squilibrio intrinseco di potere tra creditore e debitore. Quindi una gestione positiva della crisi dipende dalla saggezza del creditore. A questo proposito, esorto vivamente la Germania a ripensare il suo approccio nei confronti della Grecia.
Una crisi finanziaria è causata da un eccessivo indebitamento di un paese, che riflette generalmente una combinazione di cattiva gestione da parte del paese debitore, eccessivo ottimismo, corruzione, scarsa capacità di giudizio e bassi incentivi da parte delle banche creditrici. La Grecia rientra in questa categoria.
Il caso della Grecia
La Grecia era fortemente indebitata quando è entrata nella zona euro nel 2001, con un debito pubblico intorno a circa il 99% del PIL. Come nuovo membro, tuttavia, la Grecia è stata in grado di prendere in prestito facilmente dal 2000 al 2008, e il rapporto debito-PIL è salito al 109%.
Quando la prosperità di un paese dipende dal continuo afflusso di capitali, un arresto improvviso o un’inversione dei flussi finanziari può innescare una forte contrazione. In Grecia, il prestito facile si è interrotto con la crisi finanziaria globale del 2008. L’economia ha subito una contrazione del 18% dal 2008 al 2011, e la disoccupazione è salita dall’8 al 18%.
La cosa più ovvia è stata una riduzione della spesa pubblica, che ha ridotto la domanda aggregata. I lavoratori del settore pubblico hanno perso il lavoro, e i progetti di costruzioni si sono fermati ad un punto morto. Mentre i redditi scendevano, altri settori interni hanno iniziato a crollare.
Un altro fattore nel collasso economico della Grecia è meno evidente: la contrazione del credito bancario. Poiché le banche hanno perso il loro accesso a linee di credito interbancarie dall’estero, le stesse hanno iniziato a limitare i prestiti. Anche i risparmiatori nazionali hanno ritirato i loro prestiti, temendo per la solvibilità delle banche e, soprattutto grazie al ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, per la continua adesione alla zona euro del paese. La contrazione dei prestiti bancari ha poi avuto un effetto moltiplicatore, con crescente fragilità finanziaria che ha indotto i depositanti e gli istituti finanziari all’estero a ritirare crediti e depositi dalle banche greche.
Il problema della Grecia
In circostanze normali, le economie superano una crisi del debito tagliando i deficit pubblici, spostando la produzione da vendite interne ad esportazioni, e ricapitalizzando le banche. Il surplus del budget e i ricavi da esportazione permettono all’economia di servire il suo debito estero, mentre la ricapitalizzazione delle banche permette il rinnovo dell’espansione del credito.
Se la spinta delle esportazioni è abbastanza grande e rapida, i guadagni che porta compensano in gran parte il calo della domanda interna, e la produzione complessiva è stabilizzata o addirittura torna a crescere. Spagna, Irlanda e Portogallo sono state in grado di ammortizzare i rispettivi crolli post-2008 con un aumento dei proventi da esportazione. Sorprendentemente, la Grecia non è riuscita a farlo. Infatti, i proventi da esportazione della Grecia nel 2013, a € 53 miliardi, erano in realtà €3miliardi inferiori rispetto a quelli del 2008, anche dopo il crollo della domanda interna.
Questo non è sorprendente per tre ragioni.
- In primo luogo, poiché i pacchetti europei di salvataggio non hanno ricapitalizzato il settore bancario greco, i potenziali esportatori non hanno potuto ottenere il credito necessario per supportare le loro esigenze di riorganizzazione.
- In secondo luogo, la base dell’economia greca è troppo stretta per sostenere un aumento significativo a breve termine delle esportazioni.
- In terzo luogo, gli ostacoli amministrativi, normativi e fiscali hanno impedito una risposta da parte delle esportazioni, soprattutto perché l’aumento delle tasse nei pacchetti di salvataggio ha reso ancora più difficile per le imprese di piccole e medie dimensioni di crescere e stabilire nuovi mercati all’estero.
A mio avviso, la risposta politica da parte dei partner della Grecia, guidata dalla Germania, è stata imprudente e altamente non professionale. Il loro approccio è stato quello di estendere nuovo credito in modo che la Grecia potesse rimborsare i suoi debiti esistenti, senza ripristinare il sistema bancario greco o proporre la competitività delle sue esportazioni. L’iniziale pacchetto di salvataggio della Grecia, nel 2010, è stato utilizzato per pagare i debiti del governo alle banche tedesche e francesi. Come risultato, la Grecia deve una quota sempre più ampia del suo debito ai creditori ufficiali: il Fondo Monetario Internazionale, il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria, e sempre di più, la Banca Centrale Europea. Nonostante i crediti della Grecia ai creditori privati siano stati in parte tagliati, questo è accaduto troppo tardi, perché non ha potuto nemmeno rimborsare i debiti ai suoi creditori officiali.
Anno dopo anno, i creditori della Grecia hanno promesso che i pacchetti di salvataggio avrebbero portato un rimbalzo significativo in produzione, occupazione ed esportazioni. Invece, il paese ha vissuto una depressione paragonabile al declino in produzione ed occupazione che la Germania ha sofferto dal 1930 al 1932, gli anni che hanno preceduto l’ascesa di Hitler. Molti tedeschi potranno disprezzare l’attuale governo Syriza, che ha promesso di porre fine all’austerità, ma quattro governi consecutivi lo hanno applicato.
Tutti questi governi hanno fallito. Forse il governo di centro destra di Antonis Samaras, al potere dal 2012 al 2015, si è avvicinato di più al successo, ma non ha potuto sopravvivere, politicamente, alla severa austerità che gli è stata imposta. Nè i creditori della Grecia hanno fatto qualcosa per aiutare il suddetto governo ad uscire dal suo vicolo cieco politico, anche se è stato un governo perlopiù apprezzato.
Come superare una crisi economica?
Per superare una crisi economica, il creditore deve essere saggio e misurato. Mentre è giusto chiedere forti riforme relative alla cattiva gestione di un governo, se il debitore viene spinto troppo, a quel punto sarà la società a rompersi, portando instabilità, violenza, colpi di stato e dilagante sofferenza umana. Mentre il debitore è colui che perde di più, anche i creditori perdono, in quanto non vengono rimborsati.
La formula per il successo è quella di abbinare le riforme con la riduzione del debito, in linea con le reali esigenze dell’economia. Un creditori intelligente per la Grecia si chiederebbe una serie di domande: come possiamo aiutare il paese ad ottenere nuovamente credito in movimento all’interno del sistema bancario? Come possiamo aiutare la Grecia a stimolare le esportazioni? Cosa è necessario per promuovere la rapida crescita delle piccole e medie imprese greche?
Da cinque anni, la Germania non si è mai posta queste domande. Invece, nel corso del tempo, le domande sono state sostituite dalla frustrazione tedesca di fronte alla presunta indolenza, corruzione e incorregibilità della Grecia, trasformando il tutto in qualcosa di brutto e personale. E i creditori non sono riusciti a proporre un approccio realistico ai debiti della Grecia, forse per paura da parte della Germania che anche Italia, Portogallo e Spagna facessero le stesse richieste.
Conclusioni
Qualunque sia la ragione, la Germania ha trattato male la Grecia, non riuscendo ad offrire l’empatia, l’analisi e il sollievo dal debito che erano necessari. E se lo ha fatto per spaventare Italia e Spagna, le si dovrebbe ricordare l’imperativo categorico di Kant: i paesi, come gli individui, dovrebbero essere trattati come fini, non come mezzi.
A volte i creditori sono saggi, a volte incredibilmente stupidi. America, Inghilterra e Francia sono state incredibilmente stupide negli anni ’20 ad imporre eccessivi risarcimenti alla Germania dopo la Prima Guerra Mondiale. Negli anni ’40 e ’50, gli Stati Uniti sono stati creditori saggi, dando alla Germania nuovi fondi secondo il Piano Marshall, seguiti da un sollievo del debito nel 1953.
Negli anni ’80, gli Stati Uniti sono stati dei cattivi creditori quando hanno chiesto un eccessivo pagamento del debito ad America Latina e Africa; negli anni ’90 e in seguito, hanno fatto di meglio, iniziando a parlare di riduzione del debito. Nel 1989, gli Stati Uniti sono stati saggi nel dare alla Polonia una riduzione del debito (e la Germania si è aggregata, anche se a malincuore). Nel 1992, la sua stupida insistenza sulla rigorosa gestione russa del debito dell’era sovietica ha gettato le basi per le amare relazioni attuali.
Le richieste della Germania hanno portato la Grecia quasi sul punto del collasso, con conseguenze potenzialmente disastrose per la reputazione globale di Grecia, Europa e Germania. Questo è il momento della saggezza, non della rigidità. E la saggezza non è morbidezza. Il mantenimento di un’Europa pacifica e prosperosa è la più importante responsabilità della Germania, ma è anche sicuramente il suo interesse nazionale più vitale.
Fonte: Project Syndicate
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