Niente di fatto, per il momento, per quanto riguarda l’entrata in vigore dell’Isee 2013: infatti, il consiglio dei Ministri ha deciso di non procedere al varo del nuovo riccometro, soprattutto a causa dell’imminente scadenza del governo tecnico e quindi è tutto rimandato a dopo le elezioni. Il dibattito è stato acceso, ma alla fine si è scelto di optare per la soluzione del rinvio. La Fornero, descritta "delusa e irritata" da chi l’ha incontrata prima del consiglio, confidava ieri ai suoi collaboratori, "Temo che non si farà più nulla".
Cos’è il riccometro?
Si tratta del nuovo Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente, pensato per incastrare i "furbetti" del fisco: è l’attestato con cui si accede alle principali prestazioni sociali, quali l’asilo nido, la mensa scolastica, gli assegni di maternità, gli sconti sulle bollette di luce e gas, le tasse universitarie, ecc, senza però averne realmente bisogno. I giornali ne parlano ormai da mesi, in quanto si tratta di una riforma importante che dovrebbe aiutare i più poveri contro chi invece ne approfitta e cerca di aggirare le regole. Ad esempio, uno dei trucchi più utilizzati per scalare la classifica degli asili nido è quella di dichiararsi separati quando in realtà non è così. Sotto osservazione anche il possesso di auto di lusso, patrimoni mobiliari, certificati di deposito, titoli di Stato, partecipazioni azionarie, Bot.
Cosa prevedeva?
Come con il nuovo redditometro, anche il nuovo Isee prevedeva controlli più severi sui redditi, sui patrimoni, sull’effettiva composizione dei nuclei familiari. La bozza prevedeva una stretta particolare sui redditi immobiliari: infatti, i nuovi criteri prendono a riferimento il valore delle case ai fini Imu, cioé con la rendita catastale rivalutata del 60%. La novità principale era che dal reddito che va a determinare l’Isee, si sarebbero potuto sottrarre sconti e franchigie nei seguenti modi:
- spese sanitarie per disabili deducibili fino a un massimo di 5.000 euro;
- deducibili fino al 20% delle entrate per il lavoratore dipendente con un tetto di 3.000 euro o di 1.000 euro per i pensionati;
- tetto di 7.000 euro per chi vive in affitto;
- tetto di 5.000 euro per chi vive in un’abitazione di proprietà;
- da 3.500 a 6.500 euro la franchigia prevista se è presente in casa un disabile.
Niente di fatto però. Come si legge dal Corriere:
Consiglio dei ministri, sotto pressione per il no della Regione Lombardia (l’unico tra le 20 Regioni), ha così deciso di lasciar perdere e non ha nemmeno aperto il dossier durante il Consiglio dei ministri. Il titolare del Welfare, Elsa Fornero, non ha nascosto la sua delusione perché "si è sprecato un lavoro fatto con grande serietà e durato molti mesi". Per l’ok definitivo al decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (Dcpm) mancavano solo alcuni passaggi come il parere non vincolante delle commissioni parlamentari competenti e il vaglio del Consiglio di Stato. Monti ha preferito evitare rischi.
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