In Giappone si torna a guarda con interesse ai bond italiani e spagnoli, in vista di nuovi importanti cali degli spread. I rendimenti attesi sono molto allettanti
Secondo quanto comunicato stamattina dalle autorità monetarie di Tokyo, il Giappone è tornato ad affacciarsi sul mercato obbligazionario europeo per investire sui titoli di stato della periferia dell’eurozona. A settembre gli investitori nipponici avrebbero realizzato acquisti netti di bond italiani per 35 miliardi di yen, ovvero 264 milioni di euro. Si tratta del saldo più consistente da giugno 2011 e il primo dato positivo dopo 6 mesi di vendite nette. I giapponesi avrebbero, però, messo a segno maggiormente acquisti di bond spagnoli, probabilmente perché il rischio-politico appare più basso e la ripresa economica più sostenuta (la Spagna rispetto all’Italia è tecnicamente già uscita dalla recessione).
Gli investitori del paese del Sol Levante avrebbero acquistato ben 46,5 miliardi di yen di titoli iberici, facendo registrare il dato più consistente da marzo 2011. Dal momento più critico della crisi dei debiti sovrani europei, ovvero luglio 2011, fino a settembre 2012 (quando c’è stata la svolta sui mercati obbligazionari europei), gli investitori giapponesi hanno complessivamente venduto 1.581 miliardi di yen di titoli italiani (ovvero circa 12 miliardi di euro) e 374 miliardi di yen di titoli spagnoli. Fino a questo momento Tokyo è stata molto fredda nei confronti dei bond della periferia europea, mentre ha comprato bond europei "core" ad alto rating.
In Giappone gli investitori, ma anche aziende e risparmiatori privati, devono fare i conti con bond caratterizzati da tassi vicini allo zero, uno yen in costante calo e una borsa più instabile dopo il boom dei mesi scorsi. L’Europa appare molto interessante dal lato dei rendimenti attesi, soprattutto se non dovessero esserci ricadute sul fronte della crisi del debito sovrano. Per ora gli acquisti restano piuttosto timidi, ma la situazione potrebbe cambiare considerando le potenzialità di discesa degli spread sovrani della periferia europea.
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