Investire in Cina: è il momento giusto? Dove puntare secondo Kames Capital

Flavia Provenzani

02/05/2017

È tornato il momento di investire in Cina? Con l’impegno a risolvere l’inquinamento ambientale si aprono nuove opportunità secondo Kames Capital.

Investire in Cina: è il momento giusto? Dove puntare secondo Kames Capital

Investire in Cina: tornano le opportunità di investimento nell’economia del dragone rosso?

La Cina sembra finalmente voler impegnarsi sul tema della riduzione delle emissioni dopo l’ultimo ammonimento dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), un nuovo orientamento che apre nuove strade per l’investimento nell’economia cinese.

In passato sono stati molti i tentativi di curare maggiormente l’ambiente non andati a buon fine - è dura trovare un equilibrio in un’economia che ha 55 milioni di individui in povertà.
Questa volta, tuttavia, la Cina sembra voler fare sul serio.

La Cina e l’ambiente: i cambiamenti in programma

Secondo fonti non verificate ufficialmente la Cina starebbe pensando ad un piano che imponga un taglio di produzione di acciaio e fertilizzanti di almeno il 50%, mentre una riduzione del 30% sarebbe in programma per la produzione di alluminio, il tutto nell’inverno tra il 2017 e il 2018.

L’attenzione dell’economia cinese andrà anche alla riduzione dell’inquinamento generato dal traffico di auto e camion, alimentando la diffusione di veicoli elettrici.

Cina più attenta all’ambiente: quali opportunità di investimento?

In un contesto del genere vengono a crearsi delle opportunità di investimento interessanti, se la scelta su dove investire viene fatta sotto stretti criteri.

Secondo Craig Bonthron, co-gestore del Kames Global Sustainable Equity Fund di Kames Capital:

Di fatto, per noi non si tratta di un tema che può essere sfruttato mediante un paniere o un ETF in quanto l’alfa dipende dalle peculiarità dei singoli. Spesso, infatti, i migliori investimenti sono quelli apparentemente meno logici che richiedono una diligente ricerca bottom-up per essere individuati.

Tra le scelte figura A.O. Smith, società Usa di elevatissima qualità e attiva da oltre 20 anni nel settore industriale in Cina, che nel 2015 ha lanciato il business della filtrazione dell’aria domestica, riuscendo a rispondere alla domanda locale e a crescere rapidamente sfruttando la propria capacità di distribuzione. Le vendite dei sistemi di filtrazione dell’aria sono triplicate nel 2016 e, pur costituendo ancora solo una ridotta percentuale dei ricavi complessivi, questo business rappresenta una chiave interessante per la sostenibilità della crescita in un orizzonte di lungo periodo.

A seguire Huaneng Renewables e Xinyi Solar, le due società cinesi quotate a Hong Kong operanti nel campo delle energie rinnovabili che riteniamo di maggior qualità, grazie a posizioni e connessioni eccellenti, oltre che a un management superiore alla media. Occhi puntati anche su Albemarle, il maggiore e più economico produttore di litio per batterie a livello globale, che, oltre a produrre uno dei materiali chiave per la produzione di veicoli elettrici, gode anche di un buon margine per ampliare la sua produzione low cost ben oltre il 2020.

Infine, di buone prospettive è la produttrice di alluminio Norsk Hydro, la quale trae la maggior parte dell’energia usata nel processo industriale da fonti rinnovabili e punta a diventare una società ad emissioni zero entro il 2020, in netto contrasto con i competitor cinesi. La società è leader a livello mondiale a livello di standard ambientali, e beneficia del processo di sostituzione, al fine di contenere le emissioni, dei metalli più pesanti con l’alluminio in aerei, auto e barche. Norsk Hydro ha inoltre tratto diretto vantaggio dalla recente riduzione della produzione cinese della materia prima che per anni ne aveva limitato i prezzi, con l’azienda che ha di fatto quasi raddoppiato il suo valore in borsa da marzo 2016.

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