Insider trading: niente carcere se la sanzione è esemplare. Lo dice la Cassazione

Isabella Policarpio

1 Ottobre 2019 - 12:00

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Per il reato di insider trading la Cassazione esclude il carcere quando la sanzione amministrativa è sufficientemente esemplare. La decisione apre alla disapplicazione della pena detentiva per la manipolazione dei mercati. I dettagli.

Insider trading: niente carcere se la sanzione è esemplare. Lo dice la Cassazione

Insider trading senza carcere se la sanzione amministrativa è così elevata da essere sufficientemente afflittiva. Lo ha deciso la Corte di Cassazione in una sentenza che apre le porte ad un consistente alleggerimento delle conseguenze della manipolazione dei mercati.

Secondo le disposizioni attualmente in vigore, l’insider trading è punito con la detenzione fino a sei anni, alla quale si accompagna una multa che, per le condotte più gravi, può raggiungere fino a dieci volte la cifra del profitto indebitamente ottenuto. Le manipolazioni dei mercati finanziari e della borsa, infatti, sono comportamenti particolarmente insidiosi da individuare e contrastare e, di conseguenza, devono essere puniti severamente.

La sentenza della Corte Suprema, invece, sembrerebbe trattare con più indulgenza questa condotta, anche se stabilisce che la disapplicazione della pena detentiva deve essere comunque subordinata all’accertamento dell’entità della multa inflitta.

Dunque, la decisione in esame potrebbe aprire la strada ad una nuova disciplina sanzionatoria per coloro che acquistano, vendono o compiono altre operazioni in ragione delle informazioni riservate di cui sono in possesso.

Insider trading senza carcere, basta la sanzione amministrativa: il caso

L’insider trading è una fattispecie di reato “nuova”, sulla quale gli interventi della giurisprudenza sono ancora scarni.

La Corte di Cassazione è intervenuta sulla manipolazione fraudolenta dei mercati con una recente pronuncia, destinata ad avere grande rilevanza nel settore finanziario. Si tratta della sentenza n. 39999 depositata il 29 settembre 2019, in cui i giudici supremi hanno accolto il ricorso di un insider trader che lamentava l’eccessiva portata afflittiva della pena comminata nei precedenti gradi di giudizio.

Nel dettaglio, l’imputato era stato condannato a corrispondere 525 mila euro alla Consob e alla confisca dei beni per 1 milione di euro. A queste sanzioni si aggiungevano poi quelle decise nell’ambito del procedimento penale: 50 mila euro di multa e 2 anni di carcere insieme a 355 mila euro di risarcimento danni nei confronti delle società di revisione.

La Cassazione ha accolto il ricorso e ha ritenuto il quadro sanzionatorio eccessivo. Sulla base di questa motivazione, i giudici supremi hanno rinviato il caso alla Corte d’Appello, che dovrà rideterminare la pena seguendo le indicazioni della Corte.

In sintesi, anche se in via eccezionale, la Cassazione stabilisce che la pena detentiva possa essere cancellata quando la sanzione amministrativa è così pesante - come nel caso di specie - da basta da sola a comminare una punizione esemplare.

Insider trading: il quadro normativo

Nel nostro ordinamento l’insider trading è considerato un reato a partire dal 2005, anno in cui è stata recepita la normativa comunitaria.

Da allora anche nel nostro Paese la manipolazione dei mercati finanziari è punita con la reclusione da uno a sei anni a cui si aggiunge la multa fino a 3 milioni di euro. Inoltre se l’insider trading è connesso al reato di speculazione, il giudice può aumentare la multa fino a dieci volte l’importo del profitto indebitamente percepito.

Tuttavia la recente decisione della Cassazione ha aperto la strada ad una possibile disapplicazione della pena detentiva, alleggerendo di molto le conseguenze della manipolazione fraudolenta dei mercati finanziari. Staremo a vedere se la decisione in esame resterà un unicum o segnerà un nuovo orientamento sanzionatorio.

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