Imprese e crowdfunding: Claudio Bedino racconta il futuro delle startup italiane a Forexinfo.it

Simone Casavecchia

20/06/2014

Da fenomeno di nicchia a elemento trainante dell’economia: come cambia il crowdfunding e quali sono le prospettive future di startup e imprese.

Imprese e crowdfunding: Claudio Bedino racconta il futuro delle startup italiane a Forexinfo.it

Claudio Bedino entra nel mondo dell’imprenditoria nel 2002, a soli 19 anni e crea una Web Agency con cui si avvicina al mondo della comunicazione digitale e dei social media. Alla fine del 2011 inizia a progettare Starteed, un’innovativa piattaforma online che sbarca sul web all’inizio del 2012 e si contraddistingue per la sua capacità di coniugare il crowdfunding, la co-creazione e il social commerce.

Attualmente Claudio Bedino, oltre ad essere CEO di Starteed, una delle migliori piattaforme italiane di crowdfunding, è impegnato anche in campo istituzionale, nelle associazioni di settore che promuovono e valorizzano il crowdfunding e ne regolamentano il mercato, sia a livello italiano, come Vice Presidente di ICN (Italian Crowdfunding Network), sia a livello europeo, come membro della ECN (European Crowdfunding Network).

(Si segnala che questa intervista è stata tradotta e pubblicata in lingua inglese dalla testata online Crowdfundinsider.com, ndr)

Buon giorno e grazie per il tempo che ha deciso di dedicarci.
Lei ha iniziato la sua carriera giovanissimo, fondando una web agency. Quali sono i cambiamenti più importanti, avvenuti dal 2002 ad oggi, nei settori della comunicazione digitale e, soprattutto del crowdfunding in Italia?

Muovendo i primi passi nel settore della comunicazione e, soprattutto della comunicazione digitale, ho scoperto molto presto che anche il crowdfunding stesso, quasi totalmente sconosciuto nei primi anni Zero, oltre ad essere un innovativo strumento finanziario era, a pieno titolo, uno strumento della comunicazione digitale stessa.
Ciò di cui mi sono reso conto nel corso di questi anni era che il crowdfunding non era solo una grande opportunità per singoli e imprese ma, soprattutto un mercato ancora del tutto vergine in Italia.
Proprio per questo nel 2011 ho avviato un’attività di ricerca che mi permettesse di dar vita a un nuovo progetto, tutto incentrato sul crowdfunding. Per questo, mi sono gradualmente allontanato dall’attività di comunicazione e ho creato una nuova startup, con un nuovo team, al fine di creare una nuova piattaforma, Starteed, appunto.
Quel che nel corso di questi anni è davvero cambiato è il campo d’applicazione del crowdfunding: si tratta in realtà di un’attività molto antica, quella della colletta, che nella sua veste digitale, specie negli ultimi tempi, è stata utilizzata in molti settori, finora mai toccati.
Sono stati scardinati degli approcci consolidati, ci si è resi conto che senza le potenzialità della rete non è più possibile trovare finanziamenti, e il modello del crowdfunding, anche grazie a piattaforme innovative come Kickstarter, è stato declinato su nuove iniziative.
Il crowdfunding ha recentemente avuto un impatto culturale anche sul mondo della finanza, tradizionalmente molto chiuso, ma che mostra, in tempi recenti, un interesse sempre più alto per questo tipo di iniziative.
Un altro cambiamento di prim’ordine da registrare in questi anni è quello dell’aumento dei volumi di raccolta che risultano duplicati, di anno in anno. Soprattutto nell’ambito del landing (prestiti peer to peer tra privati) è stato sviluppato un traffico di volumi molto elevato, circa 2 milioni di dollari per settimana, in imprese, come quelle della piattaforma Kiva, impegnata in progetti per il terzo mondo, con un ritorno di capitale altissimo (98.83%) ma, con un fattore di rischio altrettanto elevato.

Perché scegliere il crowdfunding come forma di finanziamento, soprattutto nel caso di una startup? Quali sono i vantaggi e le opportunità?
Il crowdfunding non è solo un modo innovativo per ottenere i finanziamenti necessari per l’avviamento di una startup ma anche un processo che presenta molteplici, altri, lati positivi. Tra questi dobbiamo ricordare innanzi tutto un importante processo di validazione dell’idea che ha determinato la creazione della start up stessa. L’idea imprenditoriale, inoltre, viene anche adattata e migliorata dagli stessi feedback della collettività (crowd = folla, in questo caso virtuale), prima che il prodotto stesso venga immesso sul mercato, dal momento che sono gli stessi utenti coinvolti nella community di una piattaforma a offrire il loro tempo e le loro competenze. Infine, se la startup nasce per produrre un bene, quest’ultimo può essere anche testato, e non solo migliorato, prima di essere immesso sul mercato.

Il suo impegno professionale e la sua attenzione sono stati rivolti, in gran parte, anche alla normativa di settore. Dal punto di vista normativo, cosa auspica per il nostro Paese? Quali sono gli interventi legislativi che il Governo potrebbe, e dovrebbe, attuare per favorire la creazione di startup e per permettere una diffusione sempre maggiore del crowdfunding?
Gli organi competenti si stanno adoperando per iniziare un percorso, anche se, in un campo del tutto sconosciuto come quello del crowdfunding, è stato normale trovare un percorso accidentato. Ho riscontrato, comunque una grande volontà di migliorare la normativa attualmente in vigore.
Uno dei problemi maggiori, a livello normativo, è la limitazione del crowdfunding alle sole startup innovative. Quel che occorrerebbe in tal senso è una ridefinizione delle modalità di accesso ad iniziative di crowdfunding per tutte le piccole e medie imprese.
Inoltre quello che auspico è un “allargamento delle maglie” della Direttiva MiFID, quella misura che prevede dei parametri molto rigidi e una soglia di 1000 euro per gli investimenti, oltre la quale la banca è obbligata a una profonda profilazione del cliente che decide di fare un investimento. Sebbene tali misure siano state pensate per tutelare l’investitore stesso, valutando il suo grado di competenza e di esperienza, è auspicabile l’attuazione di strumenti normativi che concedano maggiore libertà di investimento.
Più in generale le banche hanno dei meccanismi farraginosi per la gestione delle transazioni online e gli istituti bancari stessi hanno problematiche legali interne per gli investimenti nel crwodfunding; problematiche che, in definitiva, rendono assai complicato, dal punto di vista burocratico, effettuare gli investimenti stessi.

Quali sono le differenze, dal punto di vista normativo, tra il modello equity e le altre forme di finanziamento utilizzabili nel crowdfunding come il reward-based, il landing e il sistema delle donazioni?
Il landing è un sistema basato sulle donazioni private tra pari ed è regolato da Banca d’Italia. Il sistema delle donazioni, rientra nell’alveo delle Donazioni Liberali, propriamente dette, e specificamente normate dal Codice Civile. Per quanto riguarda l’equity crowdfunding, l’Italia, almeno in questo caso è da considerarsi all’avanguardia, grazie al regolamento della Consob.
È il solo settore del reward-based a non avere una normativa specifica in realtà, perché non è chiaro come venga trattata la donazione. Se, ad esempio, ai donatori dei fondi, viene inviato in anteprima il prodotto creato dalla startup finanziata, sembra che, in realtà sia avvenuta una prevendita e non una donazione.
Al di là del caso specifico, in questo caso, piuttosto che una normativa che va a definire e, quindi, a restringere, un campo d’applicazione, sarebbe, a mio avviso, più utile elaborare delle Best Practises e dei Chiarimenti che rendano il settore maggiormente armonico, non solo in un’ottica nazionale ma anche a livello europeo e mondiale, dal momento che il crowdfunding non può essere considerato un fenomeno geograficamente limitato e, perciò, può solo parzialmente essere declinato secondo la normativa specifica di un singolo Paese.

La sua ultima creatura è Starteed. Quali sono le sue peculiarità, i suoi punti di forza e il suo funzionamento?
Starteed che ha fatto da sempre del loyalty crowdfunding il suo punto di forza, assegnando grande importanza alla community e all’apporto di know how che essa può offrire, subirà presto dei cambiamenti e sarà quasi completamente rinnovata con una nuova grafica e con dei nuovi contenuti.
Piuttosto che in una nuova piattaforma di crowdfunding Starteed evolverà in una Crowd Company, ovvero in una società che offre le proprie competenze e l’esperienza acquisita in questi anni, realizzando strumenti tecnologici e strategici, per la creazione di piattaforme di crowdfunding nuove e altamente specializzate, anche su singoli progetti di elevata rilevanza, soprattutto nei settori dell’edilizia, delle rinnovabili e del gaming, oltre che lo sviluppo di piattaforme di equity crowdfunding per le startup, come quella in cantiere per Telecom Italia – Working Capital.
Lo scenario ideale verso cui Starteed si muove con questa sua prossima evoluzione è quello di una partita a tre, dove oltre alla singola startup con un’idea innovativa, e alla crowd che contribuisce al miglioramento e alla verifica dell’idea, entrano in gioco anche corporate produttive private o aziende pubbliche e enti locali.

Perché Starteed assegna un ruolo così importante alla community, non solo dal punto di vista economico?
Perché, semplicemente, non c’è crowdfunding senza community, dal momento che i fondi si raccolgono solo attraverso la folla (crowd). L’interazione con una community legata a una specifica piattaforma consente inoltre di rispondere a delle domande fondamentali che, chiunque decida di avviare una startup deve porsi, a monte dell’impresa: c’è qualcuno disposto a investire denaro in questo progetto? Chi è interessato a questo progetto (qual è il pubblico potenziale)? Chi può contribuire al progetto, con l’apporto di competenze specifiche?
Nonostante questo, una piattaforma di crowdfunding non basta per realizzare un progetto, è molto importante anche avere un Piano di Comunicazione valido e frequentare costantemente i social media, non solo per promuovere il progetto ma anche per recepire a pieno i feedback degli utenti.

Quali sono i settori che maggiormente utilizzano Starteed per i loro progetti e come avviene la scelta dei progetti da finanziare?
Negli ultimi tempi questo nuovo meccanismo di crowdfunding ha dato già i suoi primi, interessanti frutti: sono state effettuate raccolte di fondi per finanziare progetti più consistenti, come il Festival Internazionale del Giornalismo (115.000 euro ottenuti, a fronte del 100.000 euro necessari) o l’iniziativa “100 orti per 100 giorni” di Slow Food.
Più in generale Starteed ha favorito un allargamento del crowdfunding a settori come quello della Cultura, dell’Arte, dei Festival e della Ricerca Scientifica. Si tratta di settori che soffrono particolarmente la crisi economica attuale perché oltre a non ottenere più finanziamenti pubblici, hanno anche difficoltà di accesso al credito bancario. Sono proprio questi i crinali in cui si può immettere il crowdfunding per dar vita a un vero e proprio cambio di paradigma nella logica del finanziamento e del fundraising.

Quali sono le differenze tra crowdfunding, crowdsourcing e coworking?
Nel variegato mondo della sharing economy il crowdsourcing è la pratica di esternalizzazione delle proprie attività che prevede la delega della creazione a qualcun altro mentre il coworking è la pratica che prevede la condivisione del proprio spazio di lavoro; si tratta di due concetti e di due pratiche vicine a quella del crowdfunding ma sostanzialmente differenti.
Più interessante è parlare di crowdfunding soprattutto tornando sul concetto di co-creazione a cui ci siamo avvicinati prima: si tratta, appunto della nuova pista, che stiamo cercando di battere con le prossime evoluzioni di Starteed. Partiamo da un esempio pratico come quello di AltroConsumo e di Lombardo Bikes, una casa produttrice di biciclette: la crowd è stata coinvolta nella creazione di una nuova bicicletta, consentendogli di scegliere tra diverse alternative di colore e di funzionalità, per costruire nuovo che risponde quanto più possibile alle aspettative del mercato. Da questo processo l’utente si sente parte del prodotto ed è naturalmente spinto a condividerne la diffusione e la pubblicizzazione, oltre ad essere ricompensato (reward) attraverso un forte sconto sull’acquisto del nuovo modello di bicicletta.

Cosa vede nel futuro italiano del crowdfunding e delle startup?
Credo che nei prossimi anni ci sia la possibilità di assistere a un vero e proprio cambio di paradigma che, fondamentalmente, percorrerà due filoni: da un lato una collaborazione trilaterale, sempre crescente, tra startupper e innovatori, crowd e grandi aziende private o enti pubblici (anche locali), come in parte già avviene nelle esperienze di Working Capital, di cui parlavamo sopra. Su un altro versante credo assisteremo a un grande sviluppo dell’equity crowdfunding, soprattutto con una crescente presenza del settore finanziario nel crowdfunding che potrebbe contribuire in modo determinante a cambiare il modo di finanziare le imprese.
Gran parte di questo dipende sicuramente dalle evoluzioni della normativa e da quanto il legislatore sarà in grado di favorire adeguatamente la libertà di sviluppo di questo modello, facilitando i processi di investimento e di finanziamento.
Altro grande fronte su cui c’è ancora molto lavoro da fare è quello della comunicazione: si parla ancora troppo poco del crowdfunding e, talvolta, non viene ancora spiegato in maniera esaustiva, per questo molte persone fanno ancora fatica a intravedere tutte le possibilità e le prerogative che questo (possibile) cambio di paradigma potrebbe realizzare.

Grazie della collaborazione.

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