Il governo tenta la carta del protocollo d’intesa per convincere Regione Puglia e Comune di Taranto a ritirare il ricorso al Tar contro il piano ambientale dell’Ilva
Il ricorso al Tar va ritirato per permettere alla trattativa sull’Ilva di proseguire senza intoppi. Il governo non demorde e per convincere la Regione Puglia e il Comune di Taranto a rivedere la loro posizione ha inviato loro uno schema di protocollo di intesa.
Un documento incentrato sulla questione ambientale che illustra un’accelerazione dei tempi degli interventi che saranno attuati entro il 2020 e non più entro 2023 come previsto in precedenza.
Unica condizione affinché il protocollo sia valido: la rinuncia del ricorso al Tar.
L’Ilva e l’ostacolo Tar
Dopo i Tavoli del 16 novembre e del 20 dicembre scorsi sul caso Ilva, il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, e quello della Coesione territoriale, Claudio De Vincenti, hanno inviato al presidente della Regione Puglia, al presidente della Provincia di Taranto, ai sindaci di Taranto e del territorio un documento che
“introduce, nel rispetto della disciplina vigente, significativi rafforzamenti della fase esecutiva del DPCM del 29 settembre 2017, atti a recepire le istanze manifestate dalle amministrazioni regionale e locali e dalle organizzazioni sindacali.”
Uno schema di protocollo di intesa che prevede un’accelerazione degli interventi per il risanamento ambientale vincolato però alla rinuncia del ricorso presentato da Regione e Comune di Taranto al Tar di Lecce proprio contro il piano ambientale dell’Ilva
“entro 8 giorni dalla sottoscrizione del protocollo, pena la sua automatica risoluzione.”
La decisione di ricorrere al Tribunale amministrativo ha creato nelle scorse settimane un vero e proprio scontro tra il governo e gli enti locali, rallentando le trattative con Arcelor Mittal, il gruppo che attraverso Am Investco si è aggiudicato nel giugno scorso l’acquisizione dell’Ilva.
Un percorso tutt’altro che semplice e che ha visto l’Antitrust Ue puntare la lente di investimento sull’operazione a rischio di violazione delle regole europee sulla concorrenza ma anche Regione Puglia e Comune di Taranto battere i pugni affinché la questione ambientale e sanitaria del territorio non passasse in secondo piano nel percorso che porterà alla piena operatività del gruppo acquirente sugli impianti Ilva.
Cosa prevede il protocollo di intesa
Secondo quanto si legge nella nota diramata dai ministri, il protocollo di intesa prevede una accelerazione dei tempi per gli interventi previsti in materia ambientale
“come la copertura dei parchi minerali e fossili, che consentirà di superare definitivamente il problema delle polveri entro il primo semestre del 2020, e la pavimentazione del parco loppa”
mentre
“gli ulteriori interventi, previsti entro il 2023, riguarderanno infatti impianti fermi”.
Nel documento si prevede anche un’azione di monitoraggio condivisa con la Regione e gli enti locali
“degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle aree esterne al perimetro dello stabilimento da realizzarsi da parte dell’Amministrazione straordinaria”.
Un passo in avanti sembra arrivare anche verso la decarbonizzazione del siderurgico di Taranto, come richiesto dal presidente Emiliano. A tal riguardo c’è l’impegno di Am Investco a valutare l’utilizzo di tecnologie alternative che non utilizzino il carbone
“allorquando si dimostri tecnicamente ed economicamente preferibile rispetto a quella attualmente in uso”.
Danno sanitario e indotto
Oltre alla questione ambientale, o meglio all’interno della stessa, trova spazio anche l’aspetto della valutazione del danno sanitario, un’operazione essenziale per calcolare l’incidenza dei nuovi investimenti ambientali sulla riduzione di inquinamento e malattie.
A tal proposito, sottolineano ancora i ministri,
“sono state individuate modalità di esame congiunto, da parte dei firmatari del protocollo, del rapporto annuale realizzato da Arpa ed ASL competente; è stata prevista la nomina di una Commissione cui partecipano i Comuni dell’area per la definizione degli interventi di sostegno assistenziale e sociale per le famiglie disagiate delle aree di Taranto dei comuni limitrofi”.
Nel protocollo si fa riferimento anche ai crediti vantati dalle imprese dell’indotto, una problematica che viene “tenuta in attenta considerazione”. Si stima che i crediti insoluti ammontino a 130 milioni che sono attualmente
“oggetto di accertamento dello stato passivo svolta davanti al Tribunale di Milano”.
Un documento che soddisfa ma non totalmente il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che al posto di un protocollo di intesa avrebbe preferito un accordo di programma.
“Trasmetteremo entro il prossimo fine settimana la nostra controproposta consolidata al Governo - annuncia il sindaco di Taranto -. È evidente che la nostra verifica sarà centrata sulle soluzioni individuate per l’ordine del giorno del tavolo istituzionale e sulle responsabilità della gestione commissariale e della parte acquirente”
chiosa il primo cittadino.
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