Ilva-ArcelorMittal: ecco le condizione dell’Antitrust Ue

Francesca Caiazzo

20 Novembre 2017 - 16:49

L’Antitrust Ue detta le condizioni per dare l’Ok all’operazione di acquisizione: fuori il gruppo Marcegaglia e vendita dell’impianto di Piombino.

Ilva-ArcelorMittal: ecco le condizione dell’Antitrust Ue

Da un lato la concorrenza dall’altro il risanamento ambientale. Sono due gli aspetti fondamentali che hanno spinto l’Antitrust Ue a dettare le condizioni per concedere il via libera ad ArcelorMittal di rilevare l’Ilva, dopo aver aperto una indagine sull’operazione.

Bruxelles ha chiesto al gruppo Marcegaglia di farsi da parte e di abbandonare la cordata formata insieme al gruppo con sede in Lussemburgo. Ma non solo.

C’è poi la questione ambientale: la bonifica dell’impianto di Taranto esige tempi certi e soprattutto rapidi.

Le richieste dell’Antistrust Ue

A seguito dell’indagine approfondita avviata lo scorso 8 novembre sull’acquisizione dell’Ilva da parte di ArcelorMittal, l’Antistrust Ue – secondo quanto riferito dall’Ansa - avrebbe avanzato precise richieste al fine di dare il via libera all’operazione.

Secondo Bruxelles, innanzitutto il gruppo Marcegaglia dovrebbe uscire dal consorzio e ArcelorMittal dovrebbe cedere l’impianto di Piombino.

Le condizioni sarebbero dettate dall’esigenza di garantire la libera concorrenza sul mercato. Su questo fronte, infatti, l’Antistrust aveva già espresso preoccupazioni, che erano alla base dell’avvio dell’indagine sull’acquisizione dell’Ilva.

In particolare, aveva manifestato il timore che l’operazione avrebbe potuto alterare i prezzi dei prodotti piani di acciaio al carbonio laminati a caldo, a freddo e zincati comunemente usati in diversi settori industriali.

A fare le spese di un eventuale aumento dei prezzi, ricordavano da Bruxelles, potrebbero essere le piccole e medie imprese operanti soprattutto in Europa meridionale.

Per ora la Commissione Ue non ha ancora commentato la notizia diffusa dall’Ansa ma si è limitata a confermare che l’indagine dell’Antistrust sarà chiusa entro il 23 marzo del 2018.

Le preoccupazioni sul fronte ambientale

Ma a preoccupare la commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager – che aveva firmato una lunga lettera nella quale spiegava i motivi dell’apertura dell’indagine sull’operazione Ilva-ArcelorMittal, c’è anche la questione ambientale e in particolare la bonifica del sito di Taranto.

Stando al piano che il gruppo lussemburghese ha presentato la scorsa settimana ai sindacati, per la bonifica sono previsti investimenti per 1,15 miliardi di euro da spalmare in circa sei anni: una prima tranche da 750 milioni nei primi tre e la restante parte nel periodo successivo.

Secondo il progetto di risanamento ambientale, per il completamento degli interventi più rilevanti bisognerà attendere il 2021.

Un periodo che da Bruxelles giudicano troppo lungo alla luce delle condizioni in cui versa l’area da risanare e che preoccupa ambientalisti e gli stessi cittadini di Taranto.

La stessa società ha fatto capire di percepire i timori per l’eventuale dilatazione dei tempi nella tabella di marcia del piano di risanamento ambientale dell’impianto siderurgico tarantino per questo ha fatto sapere di essersi impegnata

“a terminare questa opera entro massimo 36 mesi dalla firma del contratto di acquisto”.

Inoltre, sarebbe stata avviata anche una discussione

“con i commissari di Ilva in relazione all’eventualità di iniziare il progetto prima della formalizzazione dell’acquisto”.

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