Ilva, rottura definitiva tra governo ed enti locali?

Francesca Caiazzo

30 Gennaio 2018 - 14:06

Rischia di diventare insanabile la rottura tra governo ed enti locali sulla vertenza Ilva: da Roma arriva il no alle proposte di Regione Puglia e Comune di Taranto. Melucci chiede intervento di Mattarella

Ilva, rottura definitiva tra governo ed enti locali?

Nuove nubi sul caso Ilva. Governo ed enti locali non riescono a trovare l’intesa sulla spinosa questione ambientale relativa all’impianto siderurgico di Taranto (contro il cui piano pende ancora il ricorso al Tar di Lecce).

Alla vigilia della due giorni di incontri sulla vertenza Ilva, da Roma è arrivato un secco no sui contenuti dell’accordo di programma inviato dagli enti locali. Sul tavolo, dunque, il governo torna a mettere il protocollo di intesa inviato lo scorso 3 gennaio, sebbene con alcune modifiche e integrazioni.

La bozza di protocollo di intesa inviata dai ministri Carlo Calenda e Gianluca Galletti era stata rispedita al mittente da Regione Puglia e Comune di Taranto, accompagnata dalla nuova proposta.

No alle proposte di Regione Puglia e Comune di Taranto

Non sarà facile ripartire nelle trattative sul caso Ilva per arrivare a perfezionare l’acquisizione della cordata guidata da ArcelorMittal, nel clima di tensione che si è creata tra governo ed enti locali sul piano ambientale.

In particolare, a poche ore dalla riunione di oggi a Roma, i ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente, della Salute e della Coesione territoriale hanno comunicato la loro

“disponibilità a firmare un accordo di programma con i contenuti del protocollo d’intesa proposto dal governo lo scorso 3 gennaio, con alcune integrazioni sugli aspetti sanitari”.

Apertura verso la modifica della tipologia del documento da firmare, quindi, ma chiusura quasi serrata su variazioni in merito ai contenuti.

Le ragioni per tornare al testo inviato dal governo il 3 gennaio scorso sarebbero sia di natura economica che legale, in quanto, spiegano i ministri interessati

“la necessità di una completa rielaborazione del piano industriale, del piano ambientale e della stessa offerta del soggetto aggiudicatario con conseguente azzeramento del lavoro fin qui fatto, significativo allungamento dei tempi (anche per l’avvio delle misure di ambientalizzazione quali la copertura dei parchi minerari), l’annullamento degli esiti della gara svolta ed il probabile avvio di contenziosi legali con l’acquirente”.

Da Roma chiariscono che, comunque, il nuovo documento in discussione prevede nuove proposte in materia di tutela sanitaria della popolazione. Tra queste, la costituzione di un tavolo tecnico coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità l’adozione di un Piano di attività di sorveglianza epidemiologica e di monitoraggio ambientale.

“Intervenga Mattarella”

La rottura, dunque, sembra insanabile. E in mattinata non si è fatta attendere la reazione più che piccata del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, che accusa il governo di “totale disinteresse” sulla vicenda Ilva e di aver rigettato le istanze di Comune e Regione utilizzando una “valanga di formalismi”.

In queste condizioni e dopo la lettera ricevuta ieri sera, Melucci ha l’impressione che i ministri firmatari della missiva

“vogliano allontanare ogni ipotesi di accordo, vogliano mettere gli enti locali nella difficile condizione politica di non poter arretrare, in ultima istanza vogliano solo individuare davanti all’opinione pubblica un capro espiatorio per il fallimento ormai prevedibile di una aggiudicazione al limite delle leggi e dell’etica”.

Per questo, convinto che l’andamento della vertenza sul caso Ilva stia risentendo della campagna elettorale in corso, secondo il primo cittadino di Taranto,

“la gestione fallimentare di questa vertenza epocale può essere superata solo dall’intervento diretto del Capo dello Stato”.

Melucci ha annunciato che valuterà insieme ai tecnici e ai consulenti del Comune come procedere e non nasconde la possibilità di rivolgersi alla “giustizia nazionale e comunitaria”.

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