Sull’Ilva, il governo vuole chiudere l’accordo con i sindacati per febbraio ma sulla trattativa pesa ancora l’ombra del ricorso al Tar contro il piano ambientale presentato dagli enti locali
Gli interventi di bonifica da una parte e la questione degli esuberi dall’altra. In mezzo, il ricorso al Tar contro il piano ambientale, che potrebbe far fare un passo indietro a Am Investco nell’acquisizione.
I temi sul tavolo sono ancora tanti e con punti interrogativi seri, che potrebbero pregiudicare il futuro dell’Ilva.
Sindacati, commissari e nuovi proprietari sono tornati a incontrarsi al Ministero dello Sviluppo economico per riprendere le trattative dopo lo stop di qualche settimana.
Parola d’ordine: accelerazione
Sul caso Ilva, ormai, la parola d’ordine è diventata accelerazione.
Bisogna accelerare sulla strada delle trattative per permettere il più presto possibile al nuovo acquirente Am Investco – guidato da ArcelorMittal e di cui fa parte anche il gruppo Marcegaglia – di operare sugli impianti Ilva.
È stato lo stesso viceministro allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova, a margine del Tavolo convocato al Mise - al quale erano presenti anche i segretari generali di Uilm, Cisl, e Fiom, i vertici di Am InvestCo e il commissario straordinario Enrico Laghi - a sottolineare la necessità di
“stringere i tempi per arrivare a un accordo nazionale con i sindacati entro febbraio”.
Bisogna spingere anche sugli interventi di risanamento ambientale, come chiedono cittadini di Taranto e sindacati, con in via prioritaria la copertura dei parchi minerari.
Ma è proprio la questione ambientale che ha creato lo scontro istituzionale tra governo ed enti locali e che non sembra ancora in via di risoluzione.
Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ad esempio, oggi non era presente e neanche il premier Gentiloni sarebbe intenzionato a convocarlo – come spiegato da Bellanova – se non ritirerà l’ormai famoso ricorso al Tar.
Nel frattempo a Roma, non hanno ancora ricevuto l’annunciato accordo di programma al quale starebbe lavorando il Comune di Taranto come controproposta allo schema di protocollo di intesa inviato dai ministri Calenda e De Vincenti per superare lo scoglio del ricorso al Tar contro il piano ambientale Ilva del governo.
Intanto, il Tribunale amministrativo di Lecce si esprimerà il 6 marzo prossimo sulla questione della competenza territoriale mentre il Consiglio regionale pugliese non si è ancora espresso sulle mozioni con cui viene chiesto il ritiro del ricorso.
Il rischio che Am Investco faccia un passo indietro
Il rischio che Am Investco rinunci ad acquisire l’Ilva, l’aveva già denunciato il ministro Calenda quando, nel dicembre scorso, gli enti locali avevano annunciato il ricorso al Tar.
Nelle ultime ore, a sostenere che il nuovo acquirente potrebbe abbandonare il gruppo siderurgico alle sue sorti, è il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, che in un’intervista al Secolo XIX ha affermato:
“Mittal non comprerà Ilva se il ricorso resta in piedi. Il problema non è il giudizio, è il ricorso in sé. Nessuno comprerebbe mai qualcosa senza avere certezza giuridica di poterla usare”.
Le richieste dei sindacati
I sindacati, da parte loro, chiedono fatti e operatività. Innanzitutto, rivolgendosi ai commissari, hanno chiesto di poter
“far ripartire le linee produttive ancora ferme perché al momento della cessione degli attivi lo stabilimento di Taranto sia vivo e funzionale”.
Questo perché le grandi aziende clienti dell’Ilva iniziano a rivolgersi all’estero per approvvigionarsi del materiale che serve alle loro produzioni.
C’è poi la questione degli esuberi, sulla quale non si stanno facendo passi avanti. Am Investco ha ribadito la disponibilità ad assumere 10mila dei 14 mila dipendenti totali assicurando anche il mantenimento delle diverse voci retributive.
Dal tavolo odierno è emersa, dunque la necessità di portare l’Ilva a pieno regime, in un settore e in mercato, quelli dell’acciaio, che negli ultimi dieci anni sono stati dominati dalla Cina mentre i costi di produzioni ancora molto più elevati non riescono a far tornare l’Europa ai livelli pre-crisi.
Prossimi incontri al Mise
Altri cinque incontri sono previsti al Mise nel solo mese di gennaio.
Le parti torneranno a sedersi allo stesso tavolo già il 17 gennaio per discutere dell’accordo di programma per lo stabilimento Ilva di Cornigliano (Genova) dove sono previsti 600 esuberi su 1.500 dipendenti.
Altre riunioni sono previste ancora il 23, 24, 30 e 31 gennaio.
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