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Ilva, verso la stretta finale?
lunedì 8 gennaio 2018, di
Potrebbero essere giorni decisivi per l’Ilva. Una settimana, quella appena iniziata, che si preannuncia caldissima per il futuro del gruppo siderurgico italiano acquisito da Arcelor Mittal attraverso AmInvestco Italia nel giungo dello scorso anno.
Al Ministero dello Sviluppo economico è attesa la controproposta del Comune di Taranto per superare l’ostacolo del ricorso al Tar, dopo che non del tutto soddisfacente è stato ritenuto il protocollo di intesa che il governo aveva fatto pervenire agli enti locali nei giorni scorsi.
E poi martedì c’è l’incontro al Mise con il nuovo acquirente che torna a incontrare i sindacati dopo lo stop delle trattative.
La controproposta degli enti locali
Potrebbe arrivare sul tavolo del governo già entro oggi la controproposta annunciata ed elaborata dagli uffici tecnici del Comune di Taranto quale risposta allo schema di protocollo di intesa inviato dai ministri Calenda e De Vincenti sul piano ambientale dell’Ilva di Taranto.
Una mossa che nei piani del governo doveva servire, recependo le istanze degli enti locali, a superare l’ostacolo del ricorso al Tar di Lecce presentato da Regione Puglia e Comune di Taranto contro il Dpcm del 29 settembre scorso che contiene il piano ambientale dell’Ilva.
Nel documento che il sindaco Melucci dovrebbe inviare a breve a Roma vengono indicati una ventina di condizioni (22 articoli) che se accettate porterebbero il Comune a fare un passo indietro ritirando il ricorso.
Innanzitutto la decarbonizzazione - tanto cara anche al governatore Emiliano – intesa non solo come studio di fattibilità ma come applicazione concreta per almeno il 50% della produzione e poi una spinta decisa sull’acceleratore nell’attuazione degli interventi di risanamento a partire dalla copertura dei parchi.
Tra i paletti posti dal Comune anche quelli relativi alla valutazione del danno sanitario, con l’applicazione delle linee guida delle specifica legge regionale, e ai crediti vantati dall’indotto, compresi quelli maturati prima dell’insediamento dell’amministrazione straordinaria, per i quali si chiedono garanzie concrete.
Infine, come già annunciato nei giorni scorsi, Comune e Regione non intendono sottoscrivere un protocollo di intesa ma pretendono un accordo di programma, strumento ritenuto più efficace e vincolante.
Calenda: “Mai fatta guerra a Emiliano”
Il ricorso presentato da Comune di Taranto e Regione Puglia contro il piano ambientale dell’Ilva ha dato vita nelle ultime settimane a un vero e proprio scontro istituzionale tra governo ed enti locali pugliesi.
Ma per il ministro Calenda, intervenuto stamani a “Circo Massimo” su Radio Capital, non c’è mai stata l’intenzione di fare “guerra e Emiliano” e che
“l’importante è chiedere cose che si possono fare, stare sul merito delle cose, se si sta sul merito non c’è nessuna preclusione. Siamo istituzioni che si parlando, le questioni personali sono fuori dal tavolo sempre.”
Il titolare del Mise ha ribadito, inoltre che
“L’Ilva entro il 2020 può diventare l’acciaieria dal punto di vista ambientale migliore d’Europa, quello che è importante è che si sgomberi il campo dai ricorsi e lo si faccia rapidamente, e ragionando sul merito.”
Dal canto suo, invece, Emiliano ha annunciato che per la vicenda Ilva il suo interlocutore è il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e non il ministro Calenda, il quale
“ha tentato di soffocare i nostri diritti”
ha detto il governatore all’Ansa.
Dalla parte del governo, si è schierata – non senza polemiche - la Provincia di Taranto che ha presentato un ricorso “ad opponendum” al Tar di Lecce chiedendo ai giudici di rigettare l’impugnazione contro il Dpcm sul piano ambientale dell’Ilva presentata da Comune e Regione.
Prossimi step
Intanto mercoledì 10 gennaio riprende la trattativa. Al Mise torneranno a incontrarsi Am Investco e sindacati per discutere del piano industriale e occupazionale della nuova Ilva.
Entro fine mese, sono previsti almeno altre 4-5 incontri non solo sul futuro dell’impianto tarantino ma anche di quelli di Genova e Novi Ligure.