I videogiochi italiani entrano nel mercato cinese del gaming: Digital Bros si espande e punta a piazzare i propri prodotti in smartphone e PC della "Grande Cina".
I videogiochi italiani editi da Digital Bros, Gruppo quotato a Piazza Affari, sbarcano in Cina. Si potranno cogliere le nuove opportunità dopo la fine dell’embargo del Governo cinese sui games occidentali basati soprattutto sulle consolle.
Chi è Digital Bros?
Il Gruppo Digital Bros è un editore che si occupa di intrattenimento e divertimento elettronico.
Da oltre vent’anni il suo core business è la produzione e distribuzione di videogiochi per diverse piattaforme.
Oggi è un punto di riferimento della progettazione e realizzazione di videogiochi in Italia, al punto da essere quotato a Piazza Affari.
La sua sede principale si trova a Milano e ha uffici in vari stati d’Europa (UE), come Spagna, Gran Bretagna, Francia e Germania, per un organigramma complessivo di 250 dipendenti.
In un’ottica di ulteriore espansione, il Gruppo si sta rivolgendo anche alla Cina, dove è imminente l’apertura una nuova sede, a Shenzhen, nella cosiddetta Silicon Valley cinese.
Videogiochi italiani: le nuove opportunità in Cina
- Entrare nel mercato asiatico, uno dei più allettanti per margini di sviluppo;
- segnare una crescita del fatturato e delle proprietà intellettuali;
- acquisire maggiore peso specifico grazie alla presenza del brand in un mercato di livello internazionale;
- incrementare la penetrazione nel settore del Mobile Gaming (videogiochi che girano su tablet e smartphone).
Caratteristiche del mercato cinese dei videogiochi
- Incide per il 20% sul totale del settore;
- presenta una forte crescita soprattutto nel Mobile Gaming;
- nel 2014 contava 514 milioni di utenti;
- entro il 2016 dovrebbe essere il primo mercato mondiale, con un potenziale fatturato di 7,7 miliardi di dollari (rapporto Mobile Game Federation).
Digital Bros: la sfida del mercato cinese in tre passi
- Portare i propri prodotti nella "Grande Cina", comprendente l’hub economico di Hong Kong, Taiwan e Macao;
- cimentarsi con un mercato dalle caratteristiche diverse da quelle occidentali;
- adattare i propri videogiochi, fin qui prodotti su console e piattaforme in stile occidentale, alle caratteristiche dei videogiochi cinesi, pensati soprattutto per PC e smartphone;
- Acquisire proprietà intellettuali cinesi e distribuirle in Cina e negli altri Stati;
- Acquisire sviluppatori locali da inserire nell’organigramma aziendale per aumentare la produttività.
Perché la sfida di Digital Bros parte solo oggi?
La Cina ha aperto le frontiere alle consolle e ai videogiochi occidentali solo da gennaio 2014.
Prima era in vigore un severo embargo monitorato dalla "The Great Wall of China" (la Grande Muraglia Cinese) , un organismo di censura efficiente e molto attento a
preservare la salute mentale dei giovani cinesi
come dichiarava ufficialmente il Governo cinese.
Lo stesso Governo, tuttavia, non era altrettanto rigido nel bloccare la realizzazione ed esportazione di videogiochi cinesi in tutto il mondo.
Fatto sta che adesso i giochi sono iniziati e ci sarà da divertirsi.
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