La crescita del mercato azionario nel 2015 è sostenuta: quali fattori possono mettere in pericolo un ulteriore apprezzamento delle borse nel corso dell’anno?
È possibile che per quanto riguarda il mercato azionario una correzione momentanea sia alle porte stando all’accelerazione con cui i listini europei hanno performato nel 1° trimestre 2015.
Questo non è un rischio per i mercati. È una necessità fisiologica e al tempo stesso salutare per il breve periodo e lo scenario generale mostra a mio avviso anche una certa protezione dei mercati azionari rispetto a rischi sistemici nel 2015.
Altro problema è invece analizzare i fattori che possono indurre una inversione del trend di lungo periodo, scenario che è comunque utile tenere in considerazione dato che ciò che avverrà in futuro non è mai prevedibile con certezza.
I rischi che possono mettere a repentaglio lo scenario sopra descritto sono legati ad una mancata realizzazione delle premesse accennate in:
1) Delusione per gli EPS dell’Eurozona
Il rialzo dell’EuroStoxx in grande sintesi è attualmente riconducibile ad un premio per il rischio molto appetibile, poiché il QE della BCE ha compresso in maniera inverosimile i rendimenti dei governativi e quindi innalzando il differenziale tra dividendo azionario e rendimento obbligazionario.
È necessario che i bilanci aziendali nei prossimi mesi mostrino segnali evidenti di una crescita dell’EPS robusta e duratura, quando si sentiranno maggiormente gli effetti del deprezzamento dell’Euro e del calo del petrolio.
Altrimenti, se ciò non accadrà, il rialzo dei mercati non sarà sostenibile.
2) Instabilità finanziaria causata dal crollo del petrolio
Il calo del prezzo del petrolio rappresenta senza dubbio una buona notizia per l’economia globale. Tuttavia, alcune asset class sono state destabilizzate da questa brusca correzione, in particolare il debito e le valute emergenti, e, nel settore azionario, i titoli energetici e quelli legati alle materie prime.
La mancata stabilizzazione del prezzo del petrolio in queste settimane, se porterà ad un ulteriore crollo del petrolio verso livelli intollerabili per le aziende del settore nell’immediato futuro, allora ciò potrà portare ad un aumento del rischio di una crisi finanziaria delle aziende produttrici, dovuta ad uno stress di liquidità, alcune delle quali di notevoli dimensioni (si pensi ai big mondiali della produzione mondiale quali BP, Exxon, Total ecc.).
3) Instabilità dovuta all’exit strategy della Fed
Una dinamica eccessivamente positiva del mercato del lavoro negli Stati Uniti potrebbe spingere la Fed ad esser meno “paziente” di quanto i mercati pensino ora. I mercati si attendono un solo rialzo dei tassi Fed Funds a giugno (o eventualmente a settembre).
E il decennale americano è addirittura sceso di rendimento di ben 40bps (dal 2,25% del 6 marzo all’1,85% del 31 marzo).
Ma se l’ accelerazione dei dati macro dovesse subire un’impennata, ciò potrebbe spingere la Yellen ad un percorso obbligato di rialzi sequenziali di 25 punti base ad ogni riunione dell’FOMC.
Un tale inasprimento della politica monetaria non avrà un grosso impatto sulla crescita americana ma, non essendo atteso dai mercati, potrebbe comportare un aumento della volatilità.
4) Instabilità sistematica nei paesi emergenti
In Brasile ed in Cina, la situazione rimane complessa, con in particolare una crescita economica che continua ad indebolirsi.
Le politiche di rilancio dell’ economia sono ostacolate dagli squilibri esistenti (eccesso di debito privato in Cina e in Brasile ed esplosione del cosiddetto "shadow banking" in Cina).
Un’eccessiva contrazione dell’economia cinese e una crisi finanziaria dei privati potrebbero avere pesanti ripercussioni sulla domanda interna cinese e, da lì, sull’economia asiatica e mondiale.
Ti interesserà anche:
© RIPRODUZIONE RISERVATA