Tutte le informazioni sui cambiamenti apportati ai contratti a tempo determinato dal Decreto Lavoro del Governo Renzi
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge Lavoro. Da oggi quindi, arrivano ufficialmente le novità introdotte da Matteo Renzi e dal ministro del Welfare Giuliano Poletti.
Sono molte le modifiche apportate all’assetto costruito dalla riforma Fornero, soprattutto in materia di contratti a termine e contratti di apprendistato, trasformazioni che hanno causato numerose polemiche riguardanti soprattutto l’aumento della flessibilità previsto dai due contratti. Ma se c’è chi grida allo scandalo, c’è anche chi fa un plauso al Governo, come Giorgio Squinzi, leader di Confindustria, che ha affermato:
"Siamo ancora in attesa di leggere il testo del Governo, ma tutto quello che va a favore di una liberalizzazione ci vede evidentemente favorevoli".
All’interno di questo articolo ci concentreremo in particolare sul contratto a termine e sui numerosi cambiamenti apportati ad esso dal Governo Renzi. Vediamo dunque cosa cambia con la riforma del Governo Renzi.
La soglia del 20%
Le nuove disposizioni in materia di contratti a termine sono contenute nel capo I (Articolo 1) del “Disegno di legge per la conversione in legge del decreto legge marzo 2014, n.34 recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese.”
All’interno del testo si specifica che i cambiamenti sono stati introdotti con l’obiettivo di facilitare il ricorso a tale tipologia contrattuale.
In primis si stabilisce che il numero di impiegati assunti con contratto a termine non può superare il 20% dell’organico complessivo. In altre parole, su 10 dipendenti solo due possono avere un contratto a tempo determinato. Fanno però eccezione le aziende con meno di 5 dipendenti, che avranno comunque la possibilità di stipulare un contratto a termine.
Il Ministero sottolinea inoltre che:
nell’introdurre il limite del 20% di contratti a termine che ciascun datore di lavoro può stipulare rispetto al proprio organico complessivo, il decreto fa comunque salvo quanto disposto dall’art. 10, comma 7, del D.lgs. 368/2001, che da un lato lascia alla contrattazione collettiva la possibilità di modificare tale limite quantitativo e, dall’altro, tiene conto delle esigenze connesse alle sostituzioni e alla stagionalità.
La casualità
La seconda modifica riguarda la casualità. La legge Fornero prevedeva che il datore di lavoro non dovesse specificare i motivi che lo hanno portato a fissare un termine al rapporto per i primi 12 mesi. La riforma Renzi eleva a 36 mesi la durata del rapporto di lavoro a tempo determinato per il quale non è richiesta la casualità. All’interno del comunicato diramato dal ministero si legge infatti:
Il datore di lavoro può sempre instaurare rapporti di lavoro a tempo determinato senza causale, nel limite di durata di trentasei mesi. Viene così superata la precedente disciplina che limitava tale possibilità solo al primo rapporto di lavoro a tempo determinato.
Proroghe
Il Decreto Legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale prevede che entro i primi tre anni il contratto a termine stipulato per la stessa attività lavorativa possa essere prorogato fino a un massimo di otto volte. La legislazione precedente consentiva invece di effettuare una sola proroga.
Infine si sottolinea che, sebbene la durata massima per un contratto a termine rimanga di tre anni (36 mesi), viene cancellato l’obbligo di pausa di 10 o 20 giorni tra un contratto e l’altro.
Le polemiche
Alcune di queste modifiche non sono proprio piaciute ad alcuni esponenti del Partito Democratico come Stefano Fassina, ex viceministro dell’Economia, che ha dichiarato:
Il decreto sul lavoro emanato dal governo è più grave dell’abolizione dell’articolo 18. Forse vi sono delle tecnicalità che non a tutti sono chiare ma sarebbe meno grave l’eliminazione dell’articolo 18, almeno ci sarebbe un contratto a tempo indeterminato seppure interrompibile in qualunque momento. Siamo di fronte a una regressione del mercato del lavoro, aumenta in modo pesantissimo la precarietà, non è una riforma e per quanto mi riguarda deve essere modificato, altrimenti non è votabile".
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