Garanzia Giovani 2.0: sta per iniziare la seconda fase del progetto giovani. Dall’Unione Europea in arrivo 1 miliardo, ma ci vogliono nuove regole per evitare gli errori del passato.
Garanzia Giovani si appresta verso la seconda fase; è il Ministero del Lavoro a confermare che, nonostante i problemi riscontrati dall’avvio del progetto, sono in arrivo dei nuovi fondi dell’Unione Europea per rilanciare il programma.
Altri fondi per contrastare il problema dell’alto numero di Neet presenti in Italia, ovvero di quei giovani, di età compresa tra i 15 e i 29 anni, che non lavorano e non studiano.
Con l’avvio della seconda fase all’Italia saranno destinati dei nuovi fondi da utilizzare per gli stage di Garanzia Giovani che questa volta, secondo quanto dichiarato dall’ANPAL (Agenzia Nazionale delle politiche attive del lavoro), non dovrebbero presentare problemi nell’arrivo degli stipendi.
Con i nuovi fondi, infatti, ci saranno anche delle nuove regole per la tutela dei giovani iscritti a Garanzia Giovani che nella prima fase del piano hanno dovuto aspettare diversi mesi prima dell’arrivo degli stipendi.
Ritardi ai quali si sono aggiunte le lunghe attese per svolgere le pratiche burocratiche e per ricevere gli attestati di formazione; tutti questi elementi hanno portato ad una perdita di credibilità per il progetto di Garanzia Giovani tant’è che ad oggi in molti guardano con scetticismo all’inizio della fase due.
Dal Ministero del Lavoro fanno sapere che buona parte della delusione dei ragazzi è derivata dalle troppe aspettative poste dalla propaganda politica riguardo all’occupazione giovanile. Bisogna fare i conti con la realtà dei fatti, altrimenti è inevitabile che si generi frustrazione.
Certo, ma non si può certamente negare che Garanzia Giovani abbia presentato diverse problematiche che devono essere assolutamente risolte prima dell’inizio di una nuova fase e dell’erogazione di nuovi fondi.
Garanzia Giovani fase due: ecco quanti fondi sono destinati all’Italia
Dal maggio 2014 ad oggi la cifra stanziata per Garanzia Giovani è pari a 1 milione e 100 mila euro (dati forniti da Anpal aggiornati a marzo 2017). Invece non ci sono ancora cifre ufficiali per la seconda fase, dal momento che la proposta avanzata dalla Commissione europea deve essere ancora approvata dal Parlamento di Strasburgo. Proposta che prevede:
- 560 milioni di euro per l’Italia:
- 1 miliardo di euro da distribuire tra i vari Paesi membri in proporzione al tasso di disoccupazione giovanile registrato nel 2015.
A questi fondi europei si aggiungeranno quelli statali; il piano infatti prevede che il Governo potrà stanziare una quota variabile per un massimo del 40% del finanziamento europeo. Nel complesso si dovrebbe arrivare ad 1 miliardo di euro, ma ribadiamo che non si tratta ancora di cifre ufficiali.
Quando inizia la fase due di Garanzia Giovani?
A questo punto non ci resta una domanda alla quale rispondere, ovvero quella sulla data d’inizio della fase due di Garanzia Giovani.
In questi casi l’iter comunitario è piuttosto lungo, quindi c’è ancora molta incertezza per i tempi del piano. Le Regioni italiane, specialmente quelle come Toscana e Lombardia che sono state tra le più “partecipative”, sperano che i fondi comunitari arrivino entro giugno, ma c’è il rischio concreto che le risorse non ci siano prima di settembre 2017.
Garanzia Giovani: perché ritardi nei pagamenti?
La speranza è che i fondi arrivino in tempo per permettere alle Regioni di attivare le procedure per il piano. Nel frattempo però le Regioni, e soprattutto il Governo, dovrebbero attivarsi affinché non si ripetano più gli errori e i ritardi del passato.
Ritardi causati dalla complessità del sistema e non tanto dalla mancanza di fondi. Infatti, l’iter per il pagamento del tirocinio di Garanzia Giovani coinvolge moltissimi soggetti:
- Enti comunitari;
- Regioni;
- Agenzie per il lavoro o centri per l’impiego;
- datori di lavoro;
- INPS;
- Poste Italiane.
Basta un singolo errore nello scambio di comunicazioni tra questi soggetti, anche un piccolo sbaglio nella compilazione del cedolino, a far inceppare la procedura comportando ritardi nei pagamenti.
Alcune Regioni hanno provato ad aggirare questo problema e ad andare incontro alle esigenze dei giovani lavoratori. Ad esempio la Lombardia obbliga il datore di lavoro e le imprese ad anticipare di tasca loro la retribuzione garantita dal piano, in attesa del risarcimento da parte della Regione. È inutile dire che le imprese non ne sono felicissime, poiché in molti casi devono aspettare fino a sei mesi per la restituzione della cifra anticipata.
Altre Regioni invece hanno adottato soluzioni differenti e questa varietà di norme non ha fatto altro che creare ulteriore confusione e disagi. Per rendere il tutto più semplice basterebbe omologare il tutto a livello statale; ed in effetti il Governo ci aveva pensato ma la gestione centralizzata del progetto Garanzia Giovani è saltata con la vittoria del NO al Referendum Costituzionale.
Adesso non resta che attendere i nuovi fondi che dovrebbero portare con sé delle nuove regole per Garanzia Giovani. Tutto questo con un solo obiettivo: tutelare quei giovani al quale il progetto è destinato.
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