Franceschini attacca ma Renzi tira dritto: si voterà a maggio e il PD andrà da solo

Alessandro Cipolla

7 Luglio 2017 - 10:33

Durante la direzione del partito i ministri Franceschini e Orlando hanno ribadito le critiche a un Renzi che però va avanti. Alla fine si voterà a maggio e il PD andrà da solo.

Franceschini attacca ma Renzi tira dritto: si voterà a maggio e il PD andrà da solo

Direzione del PD dal clima teso quella che si è svolta al Nazareno dove i ministri Dario Franceschini e Andrea Orlando hanno ribadito le proprie critiche a Matteo Renzi. L’ex premier però è intenzionato a non fare passi indietro, così al momento per i dem sembrerebbero esserci solo due certezze: si voterà a maggio e il partito si presenterà da solo.

Dopo l’acceso dibattito interno alla fine ognuno è rimasto sulle proprie posizioni. Franceschini ha ribadito la necessità per il Partito Democratico di creare una coalizione per non perdere le prossime elezioni.

Posizione questa su cui è d’accordo anche il collega di governo Orlando, che spinge ancora a cercare un accordo con Pisapia e tutta quella parte del centrosinistra che non è ostile a prescindere a Renzi.

L’ex premier però dal canto suo non vuol sentir parlare di alleanze, ribadendo che bisogna parlare ai cittadini di quanto è stato fatto in questi anni e che lui, invece che ai capicorrente, risponde solo agli elettori del partito.

Renzi va avanti

Più che un’occasione per chiarire le divergenze, la direzione del Partito Democratico è stato il momento soltanto per ribadire i vari concetti già espressi pubblicamente nei giorni scorsi. Nonostante non ci fosse la consueta diretta streaming, quello che è trapelato dalla riunione è un sostanziale irrigidimento generale sulle proprie posizioni.

Dario Franceschini nel suo intervento si è dimostrato un po’ piccato per le critiche ricevute dai renziani dopo le sue interviste dei giorni scorsi. Il ministro poi, sottolineando come sia lecito esprimere proprie considerazioni, ha ribadito la necessità per il PD di avere un leader forte ma anche alleanze per poter vincere le elezioni.

Sulla stessa linea d’onda poi è stato anche l’intervento di Andrea Orlando, con lo sfidante di Renzi alle primarie che è tornato a spingere per tendere una mano a Giuliano Pisapia, che per il guardasigilli è ben diverso da Paolo Ferrero, oltre che a tutti gli altri esponenti del centrosinistra non ostili a priori al PD.

Il mantra ripetuto dai due ministri alla fine quindi è sempre quello: se il Partito Democratico non si prende la responsabilità di formare una coalizione di centrosinistra, alle prossime elezioni la sconfitta sarà inevitabile.

Matteo Renzi invece non vuol sentire parlare di ipotesi di alleanze o coalizioni, ribadendo di rispondere ai due milioni di cittadini che hanno partecipato alle primarie e non di certo ai capicorrente.

Alla fine però Dario Franceschini e i suoi numerosi fedelissimi hanno votato la mozione presentata dal segretario, mentre chi segue Andrea Orlando e Michele Emiliano non hanno preso parte alla votazione.

Matteo Renzi quindi non intende spostarsi di un centimetro dalle proprie posizioni. A breve l’ex premier ha intenzione di iniziare un lungo viaggio in treno attraverso l’Italia, parlando ai cittadini in vista delle prossime elezioni.

Elezioni a maggio

Una cosa molto interessante che è trapelata da questa direzione è senza dubbia il probabile periodo dove si terranno le prossime elezioni politiche. Parlando proprio del suo tour nelle varie città italiane, Renzi si è lasciato sfuggire che quella che sta iniziando sarà una campagna elettorale lunga dieci mesi.

Facendo un rapido calcolo ecco che quindi che le prossime elezioni secondo il segretario del Partito Democratico si terranno a maggio, per una campagna elettorale che quindi sarà molto dura e dispendiosa.

Ma come si presenterà il PD alle prossime elezioni? Stando alle parole di Matteo Renzi il partito correrà da solo, nella piena convinzione di poter recuperare in questi dieci mesi i punti percentuale persi negli ultimi tempi.

Dando uno sguardo agli ultimi sondaggi politici, il Partito Democratico è dietro al Movimento 5 Stelle e, soltanto in coalizione con il resto del centrosinistra, potrebbe insidiare un eventuale centrodestra unito.

Dietro però questa convinzione di Renzi di andare da solo ci potrebbe essere anche un altro fattore, ovvero la legge elettorale. Se non verrà cambiata, con tutti i sospetti che fanno propendere per questa ipotesi, si voterà con un sistema proporzionale che non prevede coalizioni ma bensì liste uniche.

Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia correranno quindi tutti insieme rinunciando ai loro simboli? Molto difficile, anche se questa eventualità li potrebbe portare a ottenere quel 40% che gli garantirebbe il premio di maggioranza e quindi un’ampia governabilità.

Renzi invece potrebbe essere convinto che alla fine Forza Italia corra per conto proprio, tanto che Silvio Berlusconi starebbe pensando a tutta una serie di candidati premier, vedi Marchionne, che mai incontrerebbero il gradimento di Salvini.

Il fatto che poi Marchionne sia da sempre un tifoso di Renzi, può far pensare che sia gli attuali vertici del PD che quelli di Forza Italia cullino sempre il sogno di dare vita a un governo dalle larghe intese.

Se poi anche i centristi di Angelino Alfano dovessero riuscire a superare la soglia di sbarramento ed entrare in Parlamento, ecco che ci potrebbe essere un alleato in più per puntellare ulteriormente l’alleanza.

Ipotesi a parte, c’è comunque la quasi certezza che nulla farà ricredere Matteo Renzi riguardo le proprie convinzioni, forte del voto favorevole delle primarie. Ci sarà da capire però in questo caso se Orlando e Franceschini accettino o meno questa linea politica, perché in caso contrario una nuova spaccatura interna potrebbe segnare l’ennesimo suicidio politico del Partito Demcoratico.

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